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Papigno, il destino della "Hollywood sul Nera"

  La strana storia degli studios

di Arnaldo Casali

Quando sono stati realizzati sembrava che dovessero diventare il più grande rivale di Cinecittà in Europa. Adesso, invece, è proprio ad un eventuale acquisto da parte degli studios romani che è strettamente legato il destino degli stabilimenti cinematografici di Papigno, che Roberto Benigni & consorte avevano rilevato sull’onda dell’entusiasmo per “Pinocchio” ma che adesso, dopo due anni di delusioni, sono intenzionati a cedere al migliore offerente.

Ma andiamo con ordine: tutto comincia quattro anni fa, quando Roberto Benigni, in procinto di realizzare il suo nuovo film, viene invitato dal Comune a tornare a Papigno, dove il comico toscano aveva ricostruito il lager de “La vita è bella”. Questa volta, però, all’attore premio Oscar non servono dei capannoni abbandonati ma degli attrezzatissimi teatri di posa dove ricostruire tutte le scenografie del film e la felice esperienza ternana di tre anni prima sembra difficilmente ripetibile.

Ad intervenire, allora, è Mario Cotone, produttore degli ultimi due film di Benigni, che investe sette miliardi e mezzo di lire per trasformare gli ex stabilimenti chimici in una vera e propria “cittadella del cinema” dotata di mense, laboratorio di scenografie e sartoria e di tre teatri di posa, di cui uno attrezzato per effetti speciali e un altro così grande da superare qualsiasi altro in Europa e poterci ricostruire dentro intere città. La Exon di Cotone rileva la gestione dei teatri di posa dal Comune di Terni, che ne è proprietario e che aveva già investito nella riqualificazione dell’area 6 miliardi e 624 milioni. I lavori vengono effettuati a tempo di record e Benigni gira qui Pinocchio  per poi entrare lui stesso nella gestione dei teatri costituendo con Cotone una società, la “Spitfire” che firma un accordo con il Comune di 6 anni rinnovabili in altri 6.

La “Hollywood sul Nera” sembra quindi destinata a decollare una volta per tutte, e lo stesso “Pinocchio” rappresenta un enorme veicolo promozionale per i nuovissimi studios. Invece, dopo la delusione del film (che incassa tantissimo in Italia ma viene stroncato dalla critica e non riesce ad affermarsi all’estero) arriva anche quella degli studios: Papigno sembra essere destinato ad accogliere i più grandi kolossal internazionali, si fanno i nomi di Tornatore, Verhoven e Ridley Scott, invece a girare arrivano in pochissimi, per lo più per produzioni minori e televisive. Alla crisi degli studios si aggiunge poi quella, personale, tra i coniugi Benigni e Cotone. La coppia arriva ai ferri corti, tanto che il comico toscano e la moglie annunciano nell'autunno del 2003 l’intenzione di lasciare la Spitfire. Ad andarsene, invece, alla fine è proprio Mario Cotone, che viene liquidato la primavera seguente lasciando tutto nelle mani dell’attore-regista, che però di una struttura come quella di Papigno non sa che farsene. Il sogno da imprenditore è già finito; Benigni è affezionato a Terni e ci tiene a restare a Papigno, ma è abituato a produrre soltanto i suoi film e non può pensare di mantenere in piedi da solo una struttura come gli studios. Comincia così la ricerca di un socio che rilevi la maggior parte delle quote azionarie lasciandone solo una piccola parte all’attuale titolare, giusto per garantire la continuità del suo lavoro in Valnerina.

A farsi avanti è proprio l’ex diretta rivale: Cinecittà studios, che inizia lo scorso inverno una serie di trattative tanto con la Melampo di Benigni quanto con il Comune, che chiede garanzie produttive e un piano industriale ai nuovi interlocutori. Garanzie che arrivano: Papigno, assicurano da Roma, non sarà una sorta di “filiale” di Cinecittà da usare come magazzino o riserva, ma avrà un ruolo di primo piano nella produzione cinematografica. Il Comune approfitta della situazione per rilanciare il vecchio sogno di una sinergia con il Centro Multimediale, l'altra struttura cinematografica del Comune (dove sono stati girati, tra l'altro "Sei forte maestro", "La vita è bella" e "Music Farm") anch’esso in crisi per i bilanci in rosso e il ventilato disimpegno dell'imprenditore Luigi Agarini, sempre meno presente nella città dopo l'abbandono delle acciaierie prima e della Ternana poi.

Con Provincia e Regione il Comune investe 10 miliardi nel progetto e presenta la proposta a Luigi Abete, presidente di Cinecittà studios. Quando l’accordo sembra vicino a concretizzarsi, però, rispunta fuori Mario Cotone, che si dice determinato a riprendersi i ‘suoi’ studios con un’offerta economica ai Benigni e un serrato corteggiamento del sindaco Raffaelli. A questo punto, quindi, la partita è ancora tutta da giocare: l’unica certezza, sembrava essere, almeno fino ad oggi, che Roberto Benigni avrebbe girato anche il suo prossimo film a Papigno; film la cui lavorazione è già in stadio avanzato. Il comico di Vergaio ha infatti completato la sceneggiatura con il fedele Cerami e iniziato i sopralluoghi. Sull’argomento della storia, invece, vige ancora il massimo riserbo; si è parlato, tra l'altro di una personalissima rivisitazione dell’Inferno di Dante e di una storia di una coppia che si sposta, per ragioni umanitarie, in zone di guerra.

Le ultime notizie sul film, però, non sono confortanti per Terni: l'Ufficio Stampa del comico ha infatti confermato i sopralluoghi che Benigni sta effettuando in varie zone dell'Italia e di altri paesi. Ma tra le location candidate ad ospitare le riprese del film ("La tigre e la neve" il titolo provvisorio) gli studios di Papigno non vengono nemmeno citati.