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Il premio Oscar e la Palma d’Oro, i due ex-comunisti, uno sempre più cristiano l’altro sempre più militante

Roberto e Nanni: i figli di Luigi 

 

Nel 1998 Nanni assegnò il Sacher d’Oro a “La vita è bella”, ma Roberto non si presentò.

 

di Arnaldo Casali

Una battutina ce l’ha avuta anche per lui, il Piccolo Diavolo sul palco di Sanremo; bonaria come sempre, certo, ma quando mai Benigni è maligno?

“Chi sono quei bambini che giocano al girotondo? – ha detto il futuro Pinocchio parlando del Giudizio Universale – ah, no, non sono bambini, è Nanni Moretti!”.

La stanza del figlio, per carità – ha aggiunto – è un bellissimo film, solo che a Giuliano Ferrara non è piaciuto: lui voleva La stanza del Foglio”.

Da parte sua l’ex snob altezzoso Nanni non se l’è presa, e il giorno dopo, impegnato proprio nel girotondo alla sede Rai ha commentato: “Ha voluto sorprendere le aspettative di tutti: degli uni e degli altri. E’ stato bravo”.

 

Non si è mai capito se sono amici o davvero rivali, quei due, certo è che, paradossalmente, il più snob, negli ultimi tempi è stato proprio Robertino, che si è fatto vedere solo allo sciopero generale, mancando invece a tutte le altre  - numerosissime - recenti manifestazioni politiche di cui invece Nanni è tra i più infuocati promotori.

Non solo: nel 1998 Nanni Moretti premiò con il Sacher d’Oro “La vita è bella”, ma Roberto non si presentò a ricevere il premio e mandò Elda Ferri, la produttrice. “Purtroppo Roberto e Nicoletta sono a Parigi” disse Vincenzo Cerami intervenendo durante la serata. “Purtroppo non direi – rispose Silvio Orlando, che la presentava – non è che sono in Belgio a lavorare in miniera!”.

I critici, da parte loro, sono quasi unanimi nel sostenere che Benigni è un regista scarso e Moretti un attore mediocre, quindi  - viene da dire -se unissero i loro talenti potrebbero fare faville; eppure un incontro “al vertice” sembra ancora lontano, nonostante i tantissimi legami che uniscono questi due personaggi. A cominciare dall’età: sono nati a pochi mesi di distanza  (Benigni è del ’52, Moretti del ’53): stessa generazione quindi (che poi è quella dei grandi cantautori – Branduardi, Bennato, Baglioni, De Gregori, Venditti – ma anche dei contestatori del ’77, degli artisti ‘maledetti’ come Andrea Pazienza): opposta estrazione sociale – Benigni contadina, Moretti borghese – ma con una straordinaria coincidenza: il padre di entrambi si chiamava Luigi.

Luigi Moretti era un professore di Epigrafia alla Sapienza di Roma e si è divertito ad interpretare quasi tutti i film del figlio; Luigi Benigni, invece, deportato durante la guerra in un campo di lavoro, ha ispirato il protagonista de “La vita è bella” e ha recentemente difeso ironicamente il figlio da Giuliano Ferrara offrendo al direttore del Foglio che voleva bersagliare Roberto di uova e verdura durante l’esibizione sanremese di rifornirsi, che gli avrebbe dato tutta roba genuina.

Entrati nel mondo del cinema per strade diverse (Benigni come comico, attraverso il teatro, Moretti come regista di cortometraggi) hanno debuttato nello stesso anno con film dai titoli strani ma profetici: era il 1977: Roberto girò “Berlinguer ti voglio bene”, di cui era autore e protagonista ma non regista, Nanni con “Io sono un autarchico” di cui era autore, regista, e interprete, ma che girò con mezzi amatoriali, in super-8.

Per il primo film “ufficiale” bisogna aspettare quindi il 1978 per Moretti (Ecce Bombo), il 1982 per Benigni (Tu mi turbi): film che li iscrivono direttamente nel registro dei “nuovi comici” attori-autori-registi, insieme a Maurizio Nichetti (Ratataplan, 1979), Massimo Troisi (Ricomincio da tre, 1980), Carlo Verdone (Un sacco bello, 1981), e Francesco Nuti (Casablanca, Casablanca, 1985).

Tra di essi Benigni è da subito quello che ottiene il maggiore successo: a cominciare da Non ci resta che piangere - girato a quattro mani con Massimo Troisi - i suoi film sono tutti campioni di incasso ed è l’unico italiano che riesce a battere al botteghino i blockbuster americani.

Moretti, come Nichetti, resta invece in disparte, autoconfinato negli ambienti della sinistra intellettuale e snob.

Ed è proprio la politica ad unire ancora Benigni e Moretti: sono i più esposti e i più ‘compromessi’ tra i “nuovi comici” entrambi bandiere del P.C.I. anche se uno ne rappresenta l’anima più goliardica e popolare (celebre la foto di Benigni con in braccio Berlinguer), l’altro quella più critica e riflessiva (basti pensare al profetico Palombella Rossa, che ha anticipato la nascita del PDS, e al documentario La Cosa che l’ha fotografata).

Da un punto di vista artistico, invece, se non ci sono attori che hanno lavorato con entrambi, c’è Nicola Piovani ad unirli, che cura le colonne sonore dei film di Moretti da La messa è finita e quelle di Benigni a partire da Tuttobenigni 95-96. Con loro ha vinto i suoi ultimi due premi: L’Oscar per La vita è bella e il David per La stanza del figlio.

Il confronto diretto tra i due amici-nemici arriva nel 1998, quando si ritrovano insieme a rappresentare l’Italia al Festival di Cannes, entrambi in gara con La vita è bella e Aprile, due film che hanno molto in comune, in primo luogo perché parlano di paternità, in secondo luogo perché i due attori-registi li hanno interpretati con le rispettive consorti: Nicoletta Piovani è infatti co-protagonista de La vita è bella, come di tutti i film del marito, mentre Silvia Nono interpreta sé stessa nell’autobiografico Aprile.

Per Roberto è il settimo film, per Nanni l’ottavo. Nanni arriva a Cannes reduce del successo di Caro Diario, che quattro anni prima gli era valso il premio per la regia, Roberto ci arriva già famoso in tutto il mondo grazie ai film di Jarmush, al Figlio della Pantera Rosa e all’attenta promozione dei suoi film in terra statunitense, ma ancora in cerca di un riconoscimento della critica, che ottiene proprio a Cannes vincendo il Gran Premio della Giuria, primo di una serie infinita di riconoscimenti che il film otterrà nel corso di un anno approdando infine al trionfo degli Oscar .

A proposito, grandi rivali anche all’edizione 1998 dei David, che li vede entrambi nominati per il miglior film, Roberto stravince portando a casa 9 statuette, Moretti ottiene solo un premio per l’interpretazione di Orlando e non si presenta alla cerimonia. Un’assenza così vistosa da essere rimarcata più volte dai conduttori.

  Il prossimo film di Benigni sarà Pinocchio un kolossal internazionale e filologicamente corretto che mette insieme alcuni tra i migliori attori italiani (tra cui il bel Kim Rossi Stuart) e che rappresenterà una svolta nella filmografia del folletto toscano, svolta che Moretti ha già compiuto con La stanza del figlio, primo film “vero”, che ha riportato la Palma d’Oro al cinema italiano vent’anni dopo L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, e che ha visto un cast di tutto rispetto che vedeva, tra gli altri il divo del momento, Stefano Accorsi.

La cosa più buffa, nel confronto Benigni-Moretti, è vedere come entrambi, se da un punto di vista cinematografico abbandonata la schiera degli ex “nuovi comici” di cui peraltro erano rimasti i soli superstiti (Troisi è morto, Verdone e Nuti sono crollati miseramente, Nichetti è praticamente sparito) sono stati lanciati definitivamente nel firmamento internazionale, sul versante personale stiano subendo un’evoluzione che li porta lontani mille miglia da ciò che per anni li ha caratterizzati: e così l’ateo anticlericale Benigni, che gridava “Woitijlaccio” e dissertava sulle bestemmie durante i propri spettacoli, dopo essersi sposato in un convento e aver incontrato il Papa sta diventando sempre di più “ambasciatore del Vangelo” nel mondo dello spettacolo, tanto da arrivare a declamare una poesia dedicata alla Madonna sul palco di Sanremo.

Nello stesso tempo Nanni Moretti, da sempre simbolo dell’intellettuale snob e lontano dalla militanza (negli anni ’70 era bersagliatissimo e accusato di ‘vitellonismo’) ora scende in piazza per rifondare l’Ulivo e protestare contro il governo Berlusconi con girotondi, conferenze e manifestazioni che lo vedono sempre in prima linea.

Infine, l’ultimo aspetto che accomuna i due protagonisti del cinema italiano: parallelamente alla consacrazione nazionale e internazionale hanno entrambi intrapreso la carriera produttiva.

A cominciare è stato Nanni fondando una casa di produzione alla fine degli anni ’80 con la quale ha realizzato i suoi ultimi film e scoperto nuovi talenti come Mimmo Calopresti e Daniele Luchetti.

Roberto è arrivato una decina d’anni dopo e ci ha vinto subito un Oscar.

Altro aspetto comune, entrambi dovendo scegliere il nome della casa di produzione, rifiutando termini altisonanti o esotici, hanno preferito rendere omaggio alle loro grandi passioni, e così Nanni l’ha chiamata “Sacher” come la sua torta preferita, Roberto “Melampo” come un personaggio di Pinocchio.

Non accontentandosi di fare il produttore, Nanni Moretti in seguito si è comprato anche un cinema (il Nuovo Sacher di Trastevere), e ha fondato una casa di distribuzione, un festival di cortometraggi e un premio per il cinema italiano, (tutti chiamati rigorosamente Sacher) riuscendo a realizzare così davvero un cinema “autarchico” che si scrive, si dirige, si interpreta, si produce, si distribuisce, si proietta e (volendo) si premia da solo.

Solo una cosa manca a Nanni a questo punto: dei teatri di posa, e a quelli ci ha pensato Roberto.

Qualche mese fa, infatti, insieme al socio Mario Cotone, Benigni ha preso in gestione l’ex stabilimento di Papigno (appartenente al Comune di Terni) dove ha girato La vita è bella e Pinocchio, nel quale si trova già il più grande teatro di posa d’Europa e che si appresta a diventare una vera e propria nuova Cinecittà.