LA MACCHINA DEL TEMPO
(THE
TIME MACHINE)
Arnaldo
Casali
Wells
per Wells: il regista di cartoni animati come "Fievel" e "Il
principe d'Egitto" al suo primo lungometraggio "dal vivo" si
cimenta con un classico del suo omonimo autore di fantascienza, autore - tra
l'altro - de L'uomo invisibile e La guerra dei mondi (reso
celebre, a sua volta, da un altro Welles, Orson).
The time machine è il secondo film tratto dal racconto di Wells.
Già
George Pal aveva infatti trasferito sul grande schermo la vicenda, con L'uomo
che visse nel futuro nel 1960, in un'epoca in cui i film li facevano ancora
autori e registi, e non i dirigenti delle major con i sondaggi sui gusti del
pubblico alla mano.
Ne consegue che la versione di Pal era molto più fedele - nello spirito - al racconto rispetto a questa, che dimentica tutte le teorizzazioni scientifiche sulla quarta dimensione e il viaggio nel tempo (sui quali invece Wells si sofferma a lungo) e le riflessioni sul genere umano, mentre in compenso introduce ben due storie d'amore che nel racconto non ci sono (ma oggi come oggi girare un film senza storie d'amore a hollywood sembra diventato impossibile).
Come
George Pal anche Simon Wells approfitta di girare il film "dal futuro"
rispetto alla sua ambientazione: nel libro, infatti, il protagonista viene
catapultato direttamente dal XIX secolo all'anno 802.701 mentre Pal lo porta
anche nel 1917, nel '44, nel '59 e nel '66
e Wells gli fa fare una capatina nel 2030 e nel 2037.
Gli effetti speciali consentono (ma solo fino ad un certo punto) di rappresentare il modo magico descritto nel libro (gli eloi non sono nani, come descritti ma semplici simil-indigeni) ma la fascinazione per il viaggio nel tempo e il destino dell'umanità viene meno in favore del classico film d'amore d'azione che si permette di cambiare anche il finale rendendo demenziale l'impeccabile invenzione del maestro della fantascienza.