Intervista a
MICHAIL GORBACIOV
"La sicurezza passa per il disarmo"
di Arnaldo Casali
Lei
è stato per molti anni uno degli uomini più potenti del mondo. Oggi cosa
vorrebbe chiedere a loro?
“C’è
proprio un progetto a cui sto lavorando, di fare una serie di trasmissioni di
film documentari-intervista con i principali protagonisti degli eventi del
ventesimo secolo. Io sarò il moderatore di queste interviste, ed è prevista
anche una conversazione con Giovanni Paolo II. Il titolo di questa serie di
trasmissioni è da definire, ma potrebbe essere “Il segreto del potere”.
Chiaramente io ho molte domande da rivolgere al Papa, e forse una di queste è
che lui mi spieghi da dove è nato un fenomeno così rilevante per il mondo
contemporaneo com’è la personalità di Giovanni Paolo II, che è uno dei più
grandi umanisti del nostro tempo”.
Quale
è oggi il suo giudizio sull’attuale situazione del suo paese?
“Io
resto ottimista, anche se questo non mi impedisce di giudicare la realtà del
mio paese molto complicata e difficile. Ci sono due fattori che possono da qui
sgorgare in una sinergia molto positiva per il nostro paese: da una parte la
personalità dell’attuale presidente, dall’altra il consenso di cui egli
gode, che ha toccato anche l’80%. Senza capire bene la realtà ed il contesto
in cui si trova ad operare Putin, è impossibile giudicare correttamente e
comprendere quella che è stata la sua azione, quelli che sono stati i suoi
successi e quelli che sono stati i suoi insuccessi. E per poter dire in una
parola soltanto qual è la situazione che lui ha ereditato, questa parola è
“caos”. Nel primo anno di presidenza a lui è riuscito di consolidare la
situazione dello stato, ma oggi la questione principale è come andare avanti.
Io ho appena compiuto dei giri per la Russia, la domanda che la gente rivolge è
sempre la stessa “come andare avanti, cosa succede dopo”. Ecco, a questa
domanda il presidente deve rispondere”.
Cosa
pensa della globalizzazione?
“Io
credo che contro la globalizzazione più o meno come si è realizzata nei dieci
anni successivi alla fine della guerra fredda, lotta non la minoranza, ma la
maggioranza. Se la globalizzazione è soltanto considerare il profitto senza
guardare quella povertà che cresce nella maggior parte del mondo, questa sarà
un mina che prima o poi scoppierà. E se noi non modifichiamo un po’ gli
orientamenti di questo processo questo sarà pericoloso,
e anche gli incontri dei G8 oltre ad aver sottolineato gli aspetti
positivi e le opportunità di questi processi di globalizzazione, hanno anche
sottolineato i pericoli… ma la globalizzazione in sé in quanto tale non è
colpevole, è un processo che risponde a quelle che sono le realtà e lo
sviluppo del nostro tempo alle soglie del ventunesimo secolo. Il problema è che
questo processo, nell’ultimo decennio, è avvenuto in un contesto di
indebolimento delle forme di governo mondiale e di indebolimento delle Nazioni
Unite, ha avuto un carattere come dire irregolare, mi sembra che vada
sottolineato l’aumento della divisione fra i paesi ricchi e i paesi poveri e
la moltiplicazione dei conflitti che si sono diffusi nel mondo. Se noi non
risolviamo il problema della governabilità dei processi mondiali, non ci sarà
soltanto Seattle, Nizza, Praga, ma decine e decine di dimostrazioni di massa di
persone che saranno contro questi processi”
Ma
lei crede che si possano conciliare economia e giustizia?
“Credo
che non ci sia un’altra via d’uscita per coniugare queste cose, voglio solo
ricordare che Sua Santità Giovanni Paolo II quando esaminò la questione del
nuovo ordine mondiale, disse che doveva essere al primo posto stabile, al
secondo posto disse che doveva essere giusto e al terzo che doveva essere
umano”.
Cosa
pensa della politica del presidente Bush?
“Il
primo atto da lui compiuto appena diventato Presidente è stato l’attacco a
Baghdad, e credo che sia stato un cattivo inizio. Io ricordo che durante la
campagna elettorale, dalla squadra dell’allora candidato Bush e dalle parole
del generale Skokrov
è stata fatta un’osservazione che condivido, cioè che la gestione del
sistema di difesa antimissile è di vitale importanza che necessita di un
attento esame, di un’attenta consultazione con gli alleati, in primo luogo
l’Europa, con i partner quali sono la Russia e la Cina, con la comunità
internazionale, quindi io mi auguro che il presidente Bush segua quelle che
erano le intenzioni della sua squadra nel periodo elettorale e che non abbia
fretta di prendere decisioni su questo tema, perché mi pare che siano in
questione problemi di importanza mondiale. Chi oggi nel mondo globalizzato pensa
solamente alla propria sicurezza e non alla sicurezza globale, direi che è
fuori del contesto delle sfide attuali mondiali”.
Riguardo
invece alla situazione in medio-oriente e alla politica di Sharon qual è la sua
opinione?
“Sharon
è una personalità di primissimo piano come politico anche se è sotto
l’influenza dei “falchi”, ma è un politico serio e responsabile. Credo
comprenda la realtà e la necessità di trovare una via d’uscita dalla
situazione attuale e prova ne è la proposta a Barak e a Peres di entrare a far
parte della formazione ministeriale. Come si dice, vivremo e vedremo, ma io,
quello che è auguro, è che i processi che avvengono in Israele e in Palestina
non portino alla fine del processo del dialogo, perché su questo bisogna andare
avanti. Molto dipende non solo da quello che accadrà in Israele, ma anche da
quello che accadrà negli USA, dipende dai paesi arabi, dipenderà dalla Russia
perché io e Bush padre eravamo i co-presidenti del processo di pace che cominciò
allora con il processo di Madrid. Non è utile fare pressioni per costringere ad
accettare delle proposte, bisogna trovare un accordo, considerando quelli che
sono gli interessi propri, gli interessi
radicati nella storia sia dei palestinesi che degli israeliani”.
Per
concludere: quale è il suo giudizio sulla Perestrojka?
“Quando
qualcuno mi ha detto che è finita l’epoca di Gorbaciov, io gli ho
detto che io non ho mai chiamato così quell’epoca, ma l’epoca della
Perestrojka, e riguardo al fatto che quest’epoca sia finita, io rispondo che
la perestrojka è solo iniziata e sta facendo i suoi primi passi. Come disse un
personaggio interrogato dopo la Rivoluzione Francese su quali fossero le
influenze della rivoluzione sugli affari cinesi, lui disse è ancora presto per
poter trarre delle conclusioni e lo stesso di può dire della Perestrojka”.
(Febbraio
2001)