Una
parola per parlarne
di Lilia Sebastiani
Pace
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi», dice Gesù ai discepoli e alle discepole nel momento dell’addio (Gv 14,27).
Non come la dà il mondo! Proviamo a chiedere che cosa vuol dire ‘Pace’, al primo che incontriamo per la strada, oppure al più raffinato dei vocabolari: e le diverse risposte saranno tuttavia uguali, sul piano dei valori, nel senso che comunque la pace verrà definita come la situazione in cui non c'è guerra. Ed è poco, ed è improprio. Di sicuro, se c’è guerra non vi è pace. Ma il fatto che non ci sia guerra - aperta, esplicita, dichiarata - non basta perché‚ ci sia pace. Inoltre un principio della filosofia del linguaggio dice che, quando di due parole contrapposte una dev’essere definita per mezzo della negazione dell'altra (come in questo caso: pace = non guerra) vuol dire che è il più debole e il meno significativo dei due. Invece il termine biblico shalom, che noi dobbiamo tradurre con ‘pace’ perché‚ una parola migliore non c'è, non indica solo l’assenza di conflitti, ma ordine giusto, riconciliazione, armonia, pienezza di bene, e insomma tutto l’insieme della situazione umana ordinata secondo il progetto di Dio. E forse la pace risulta per noi difficile da capire a fondo e ancor più difficile da definire (de-finire significa limitare!) proprio perché‚ si tratta di un valore totale illimitato: come giustizia o felicità
L'aggettivo ‘pacifico’, in origine equivalente a ‘operatore di pace’, si è degradato fino a evocare per noi soprattutto la persona che ama stare in pace, cioè esser lasciata tranquilla... Invece essere operatori di pace, in un mondo che in pace non è stato mai e che, soprattutto, non possiede il senso profondo della pace, significa essere disposti a rinunciare alla propria quiete. Anche alla propria vita, in certi casi estremi. Cosa ci suggerisce il fatto che i due più grandi operatori di pace del nostro secolo, Mohandas K. Gandhi e Martin Luther King, siano morti di morte violenta, come Gesù stesso?
La pace vera e piena non si realizza con le singole iniziative e proposte (che per restano importanti come testimonianza, oltre che per risolvere situazioni... ‘acute’, si potrebbe dire, prendendo in prestito il significato del termine dall'ambito medico). Proprio perché‚ si tratta di un valore globale, crediamo che sulla pace si possa lavorare solo con uno sguardo globale, insomma con un'angolatura a 360 gradi.
Ciò però non significa «o tutto o niente». Anche piccoli gesti di pace possono avere un valore profondo per generare un diverso modo di essere; ma il piccolo gesto (come il grande), per aver senso, deve essere affrontato a 360 gradi. E la pace ha almeno tre dimensioni compresenti. Quella interpersonale - cioè relativa ai rapporti fra le persone - non ha bisogno di commenti.
Ma c’è anche quella intrapersonale (che riguarda i rapporti con la propria interiorità, con tutti gli ambiti e i piani che la caratterizzano) e anche quella infrapersonale, che riguarda i rapporti con il mondo non umano: chi non sente le sofferenze degli animali, o considera irrilevante il problema ecologico, difficilmente sarà ‘operatore di pace’ tra gli uomini.