Adesso Online

 

Le donne violentate da storie dell’altro mondo 

Condoglianze è femmina 

di Alessia Antonaci 

Ascoltando un ebreo ortodosso mentre prega, ciò che può destare stupore è il fatto che ringrazi Dio per averlo fatto nascere maschio. Ma lo stupore cessa se si pensa all’obbligo del burqa (il pesante mantello che devono indossare le donne afghane se vogliono uscire da casa), all’infibulazione (una orrenda mutilazione sessuale discendente dalla tradizione africana), al chador (velo iraniano che deve coprire il volto delle donne): ci si rende conto che è effettivamente un sollievo non essere di sesso femminile. Alle donne del Bangladesh che si ribellano alla volontà degli uomini è riservato un destino terribile: i loro volti, le mani, gli occhi vengono bruciati e resi irriconoscibili dall’acido solforico.

La Coopi (Cooperazione internazionale) lancia una campagna di solidarietà per intervenire chirurgicamente, per recuperare alcune funzioni fondamentali che vengono compromesse da queste usanze barbare (chi volesse contribuire può farlo con un versamento sul c/c postale 902205 intestato a Coopi, Un volto per la vita, Via De Lemene 50, 20151 Milano).

Non è necessario leggere il codice del matrimonio indiano nella parte in cui recita che “La donna deve essere sottomessa al padre nell'infanzia, al marito nella maturità, al figlio nella vecchiaia” per rabbrividire. Infatti le situazioni di sopruso e discriminazione si realizzano anche vicino a noi. Nonostante la IV convenzione di Ginevra garantisca la protezione delle donne contro lo stupro, la coercizione alla prostituzione ed ogni altra offesa al loro pudore ed alla loro dignità di essere umano prima e di donna poi, anche nei Paesi più moderni permangono profonde discriminazioni. Qui non ci si scontra con situazioni di vero e proprio sopruso fisico e mentale, ma con discriminazioni che rallentano l’ascesa di ogni donna verso la propria totale soddisfazione personale.

Il tasso di disoccupazione femminile è superiore rispetto a quello maschile (il 10% contro il 7,1%); gli stipendi delle donne europee sono inferiori, in media, del 10% circa rispetto alle buste paga maschili; l'accesso delle donne ai vertici politici cala vertiginosamente man mano che ci spostiamo dai paesi nord-europei all’Italia (si passa dal 50% della Svezia all'11% dell'Italia). E non solo in politica il “sesso debole” è così penalizzato: il cosiddetto “tetto di cristallo”, che impedisce l’ascesa femminile verso i vertici di una carriera miete le sue vittime. Su 100 docenti le donne sono 10, su 100 dirigenti d’azienda con più di cinquecento dipendenti le donne sono 8, su 100 primari le donne sono 6. A quanto pare il compito delle commissioni per le pari opportunità è sempre più arduo. Il giallo intenso delle mimose non è sufficiente per illuminare una nuova via, lontana da antichi pregiudizi. L’impegno e le iniziative in questo senso si moltiplicano a vista d’occhio, ciò potrebbe essere sintomo di una reazione all’intorpidimento dilagante.