Schwarzenegger governatore,
Jovanotti for president
di Arnaldo Casali
Arnold Schwarzenegger:
da Mister Universo a governatore della California
La vittoria di Arnold Swcharzenegger in California, lo ripetono tutti, è una sconfitta del partito democratico, ma soprattutto una sconfitta dei vecchi politici di professione, di cui evidentemente gli americani sono stanchi. Perché Arnold Schwarzenegger, bisogna sapere, non è un politico. Ma se è per questo non è neanche un attore. E’ un culturista, nato e cresciuto in Austria, “eletto” una volta Mister Europa e 5 volte Mister Universo, che ancor giovanissimo emigrò negli Stati Uniti con molti muscoli e poco altro, in cerca di fortuna.
Culturista, economista, attore, comico, imprenditore, politico.
E di fortuna, bisogna dirlo, ne ha avuta tanta: divenuto celebre come mister muscolo, in questa veste debuttò al cinema, prima con un filmetto su Ercole, poi con Uomo d’acciaio, documentario sul body building che lo vedeva protagonista accanto al futuro Hulk televisivo Lou Ferrigno. Passato nei primi anni ’80 a film d’azione come Conan, divenne celebre con Terminator, che lo lanciò nell’olimpo delle grandi star, con lo stesso personaggio – ironia della sorte - con cui oggi - giunto al terzo, leggendario episodio, dice addio al cinema. Da allora le soddisfazioni se le è tolte tutte: negli anni ’90 ha cominciato ad interpretare con successo ruoli comici e commedie brillanti e si è improvvisato anche come imprenditore, aprendo la leggendaria catena di ristoranti “Planet Hollywood” insieme ai colleghi-rivali Sylvester Stallone e Bruce Willis. Infine la politica: tanto per cominciare è divenuto un membro del clan Kennedy sposando una nipote del leggendario presidente, poi è stato ministro dell’educazione fisica nel governo di Bush padre; ora è diventato governatore della California, salendo sul gradino più alto nella carriera politica americana, dopo quello di Presidente USA, ruolo che non potrà mai ricoprire, essendo europeo.
Il meglio del peggio?
Su Schwarzenegger politico si è detto tutto e il contrario di tutto: qualche settimana fa Film TV lo difendeva da chi ne ha voluto fare un gigante tutto muscoli e niente cervello, simbolo della politica più becera, sottolineando che Schwzarzy non è uno sprovveduto: è laureato in economia, ha una grande passione per la politica oltre che solide esperienze nel campo, e posizioni molto indipendenti rispetto al partito Repubblicano con cui è stato eletto e allo stesso presidente Bush. A questo proposito sono state ricordate la sua apertura su aborto e omosessuali e la presa di distanza nei confronti della guerra in Iraq.
Le contaddizioni del personaggio
Insomma Arnold Schwarzenegger è un personaggio dall’indubbia personalità e le forti contraddizioni: culturista esperto di economia, attore con il cervello da commedia e il fisico d’azione, esponente del partito Repubblicano sposato alla famiglia più democratica d’America.
Contraddizioni che si riversano anche in chi lo giudica: Walter Veltroni, nel suo libro di recensioni cinematografiche Certi piccoli amori con tutta la superficialità e l’approssimazione che caratterizza quel libro, scriveva: “Arnold Schwarzenegger ha l’espressività di uno scaldabagno, ma per qualche strano motivo è imparentato ai Kennedy e questo fa di lui ai miei occhi una vacca sacra in India”, dimenticando clamorosamente la militanza della ‘vacca’ nella destra republicana.
Ronald e Arnold
Insomma Arnold Swarzenegger non è il nuovo Ronald Reagan, che dopo essere stato un celebre attore di film d’azione (in particolare western) divenne governatore della California nel 1967 e continuò in seguito la carriera politica fino a diventare uno dei più celebri – e discussi – presidenti degli Stati Uniti, capace di legare il suo nome a parole come “riflusso” ed “edonismo” e di scrivere il suo nome sui libri di storia con una politica estera aggressiva (basti pensare ai rapporti con la Libia di Gheddafi e all’Iran di Khomeini, per non parlare di quelli con l’URSS prima dell’arrivo di Gorbaciov) e una politica interna sciagurata (sintetizzata bene dal luogo comune secondo cui fece diventare i ricchi più ricchi e i poveri più poveri).
A parte i nomi, quindi (perfettamente anagrammabili), le differenze tra Ronald e Arnold sono molte, a cominciare dal fatto che quando Reagan si improvvisò politico la sua carriera artistica era già al tramonto (carriera – peraltro – mediocre, che non lo vide mai raggiungere le vette più alte del successo), a differenza di Swarzy, che è tra i divi più popolari – e pagati – di Hollywood ed è ancora nel pieno delle forze.
Certo, il fatto che la California sia governata da un divo di Hollywood è una cosa che fa pensare: è come se l’Umbria fosse governata da un frate francescano, o la Spagna da un torero, o il Texas da un petroliere (oops!) o l’Italia dal presidente di una squadra di calcio.... (ari-oops!).
Gli attori e la politica
Ad ogni modo, i casi di Reagan e Swarzenegger non sono un eccezione nei rapporto tra cinema e politica. Negli Stati Uniti sono moltissimi gli uomini di spettacolo impegnati politicamente, anche se di solito si limitano a fare da ‘testimonial’ durante le campagne elettorali, mentre pochi sono “scesi in campo” per fare politica attiva: tra essi c’è un altro attore da western, anch’egli ben più importante di Reagan: Clint Eastwood, due volte premio Oscar (come regista e produttore, però, non come attore!) che una ventina di anni fa fu Sindaco della sua città.
Un altro elemento che può far riflettere è il fatto che, tra i divi di Hollywood, quelli schierati a destra sono quasi tutti eroi di film d’azione: Eastwood, Reagan e Swarzenegger, ma anche Bruce Willis e Charton Heston (intervistato da Michael Moore in Bolwing a Columbine come esponente dell’Associazione che sostiene la liberalizzazione delle armi). Gli attori più ‘intellettuali’ invece, sono quasi tutti schierati a sinistra, basti pensare alla coppia Tim Robbins e Susan Sarandon, ma anche a Jodie Foster, Richard Gere, Tom Hanks, Robert Redford, Warren Beatty, solo per citare i più ‘militanti’.
Nessuno di loro, però – altro dato su cui riflettere – si è mai preso responsabilità di governo.
La sfiducia nei confronti della politica
Tornando all’elezione di Swarzenegger, comunque, al di là dei suoi “peccati di gioventù” (simpatia dichiarata per Hitler, molestie sessuali) che hanno gettati più discredito su chi li ha riesumati piuttosto che sul diretto interessato, che li ha onestamente riconosciuti, quello che più preoccupa – nel successo del “Terminator” – è il fatto che sia stato dovuto principalmente alla sfiducia crescente dei cittadini californiani nei confronti dei politici, sfiducia cavalcata abilmente dal divo cinematografico con una campagna elettorale che ha fatto leva sulla semplificazione delle problematiche sociali ed economiche e sulla demonizzazione della classe politica, additata come corrotta e lontana dalla gente.
Preoccupa perché, lo sappiamo bene, non è solo in California che la gente sceglie di essere governata personaggi popolari improvvisatisi politici.
I politici, si sa, sono corrotti, pensano solo alla poltrona, quando parlano non si capiscono. E allora tanto meglio scegliere “il nuovo”, personaggi che hanno acquistato credibilità in altri campi e che decidono – con facile successo – di cimentarsi nella politica attiva. Il problema è che questi personaggi non sono quasi mai amministratori, economisti, intellettuali, artisti o figure provenienti dal mondo dell’associazionismo, ma – quasi sempre – imprenditori, “omini di burro” che sanno come far leva sui cittadini per ottenere i consensi, ma che difficilmente sono poi all’altezza del ruolo che gli viene affidato.
Forza Italia!
In Italia abbiamo mandato al governo un partito che era nato da due mesi, e ce lo abbiamo rimandato due anni fa perché il suo leader lo conosciamo bene: Silvio Berlusconi – specie per quelli della mia generazione – è un vero e proprio papà adottivo: possiamo ben dire che ci ha cresciuti ed educati: ci ha nutriti con la televisione, ci ha ‘informati’ con i giornali, ci ha esaltati con il calcio. Chi meglio di lui, in un clima di totale sfiducia nei confronti dei politici, poteva diventare il nostro Presidente?
Le conseguenze di questa, scelta, però, le stiamo vivendo ogni giorno, sia in politica interna che in politica estera.
Scendere dall’Aventino
Eppure, se è questa la situazione, perché non ci si arma di conseguenza?
E’ vero, non bisogna mai fare la corsa al ribasso, farsi trascinare in un modo di fare politica portato avanti con metodi degenerati, ma non si può neppure tirarsene fuori per una forma di “serietà”, per un “senso di responsabilità” che rischia di diventare snobbismo.
Se i cittadini hanno perso irrimediabilmente la fiducia nei politici e la gente vota i personaggi di spettacolo, perché non si fanno avanti ‘star’ capaci, estranee davvero agli intrallazzi dei mestieranti della politica, ma in grado di lavorare bene con uno staff di tecnici competenti, e magari di quegli stessi politici che – se davvero responsabili – potrebbero mettere a disposizione la loro esperienza rinunciando ai riflettori?.
Forse quello di Swarzenegger è uno di questi casi. Ma la lezione dovrebbe impararla anche il partito democratico: la gente vuole essere governata da un attore? Candidate Warren Beatty o Robert Redford! Forse sono gli unici che possono davvero sconfiggere Bush, e più danni di lui, certo non ne possono fare.
E in Italia? Siamo pieni di personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo a cui la gente darebbe molta più fiducia che a quelle solite quattro facce da bar che continuano a litigare per decidere chi è il “leader”. Ecco, spediamoli tutti quanti all’Isola dei famosi, che forse è il luogo più adatto per loro.
Gino Strada ministro degli esteri
Glie lo vorrei dire, a Jovanotti, Beppe Grillo, Nanni Moretti, Umberto Eco, Dario Fo, e compagnia bella: è molto più facile fare i ‘puri’ e predicare tenendosi fuori dalla mischia che sporcarsi le mani perché qualcosa cambi davvero. E’ facile dire: “fanno tutti schifo, bisognerebbe fare così”, ma dirlo da un palcoscenico, per far ridere la gente o gridare la pace per esaltare un pubblico di adolescenti.
Dal Parlamento da telegatti al deserto della politica
Negli anni ’80 si candidavano tutti: in parlamento avevamo ogni genere di personaggio: giornalisti, calciatori, presentatori, attori... persino Gerry Scotti e Cicciolina erano onorevoli!
Adesso che ci sarebbe bisogno di una ventata d’aria fresca in un centrosinistra disastrato se ne stanno tutti sull’Aventino a profetare. Forse sarebbe davvero ora di scendere e di rimboccarsi le maniche.
Lorenzo Cherubini iniziò la propria (allora) demenziale carriera di cantante con un disco chiamato scherzosamente “Jovanotti for president”. Forse è venuto il momento di cominciare a valutare seriamente quello slogan...