I commenti dei "papaboys"
Grande emozione, pessima organizzazione
"E' stata un'esperienza bellissima ed emozionante, anche se nell'organizzazione c'è stato qualche problema".
Così Manuela, 25 anni sintetizza l'esperienza di questa IX Giornata Mondiale della Gioventù, la terza da lei vissuta in prima persona.
"L'accoglienza delle famiglie è stata meravigliosa, tra l'altro la maggior parte di esse è di origine italiana; è evidente che si sia creato molto feeling: ci hanno trattato come figli".
"Quelli che da lontano avevamo etichettato come semplici emigrati - aggiunge don Luca Andreani - ci hanno dato testimonianza di una Chiesa pellegrina, chiedendoci di dare una testimonianza di fede in un paese in cui la frequenza giovanile della Chiesa è bassissima".
A lasciare a desiderare, invece, sembra sia stata l'organizzazione canadese. "Gli autobus messi a disposizione - riprende Manuela - erano troppo pochi e al ritorno dalla veglia ci siamo trovati a dover fare l'autostop. E poi non c'era acqua in abbondanza come a Roma: veniva data solo per i pasti ed era proibito rinfrescarsi alle pompe. In compenso una bottiglietta costava fino a 3 dollari!".
Una cosa molto grave - secondo Federica, 18 anni - è che non ci fossero rappresentanti dei paesi del Terzo Mondo. "Non li hanno fatti passare per questioni di immigrazione clandestina. Così tanti ragazzi, dopo aver pagato tutte le spese sono rimasti alla frontiera. In alcune delegazioni erano iscritti in 200 e sono entrati in 40".
"L'incontro con il Papa - continua Federica - è stato meno festoso rispetto a Parigi e Roma e la messa è stata un po' dura da seguire, sotto un tremendo acquazzone". "Però è successa una cosa strana" dice Manuela. "Quando il Papa ha cominciato a parlare, all'improvviso ha smesso di piovere ed è uscito un sole così caldo da asciugare completamente i nostri sacchi a pelo!".
"Comunque - spiega don Luca - la GMG, specie per noi italiani, non significa tanto andare a vedere il Papa, quanto fare un'esperienza di Chiesa più grande, riconoscerci come Chiesa Umbra e confrontarci con quelle di tutto il mondo".
Un momento particolarmente intenso, spiega il sacerdote, è stato l'incontro con i giovani della Chiesa Birmana: "Ci hanno dato testimonianza di una Chiesa perseguitata e del martirio di alcuni loro amici. Certo in contesti come questo assume tanto più valore il Vangelo che dice 'voi siete il sale della terra'".
Sia all'andata che al ritorno i ragazzi hanno fatto tappa a New York. Sicuramente una bella occasione per vedere la Grande Mela, ma se pensiamo alle minacce di attentati che già avevano allarmato Parigi e Roma, dopo l'11 settembre quale poteva essere l'atmosfera?
"No, nessuna tensione particolare - risponde Manuela - piuttosto è stato buffo, all'entrata dell'Aeroporto leggere le scritte che avvertivano: "se sei un terrorista o hai delle pistole avvertici. Dovrai andare alla tua ambasciata e forse non ti faremo entrare". Evidentemente contano molto sulla buona fede delle persone!"
(a.c.)