Arrivederci in Kenya (o a Colonia?)
di
Dario Scorza e
Ha fatto davvero piacere sapere che tante famiglie canadesi abbiamo fraternamente accolto i giovani come accadde due anni fa in Italia per il Giubileo: una vera testimonianza cristiana.
L’accoglienza è un valore in sé a prescindere dalla GMG e sarebbe bello vederla anche quando serve davvero, in circostanze drammatiche di povertà, quando manca tutto; sapere che le famiglie cattoliche sono pronte ad accogliere per qualche giorno i poveri e i senza casa in attesa di una sistemazione definitiva sarebbe rassicurante.
Altrettanto costruttivo per i ragazzi è stato entrare in contatto con i loro coetanei di tutto il mondo e di tutte le realtà sociali e politiche. Certo non è stato edificante, invece, sapere che tanti ragazzi provenienti da paesi del sud del mondo, sono stati fermati alla frontiera e rimandati a casa dal governo canadese, dopo che avevano pagato – probabilmente a costo anche di sacrifici – il biglietto dell’aereo e il soggiorno.
Tutto questo perché in Canada (come in tutti gli altri paesi occidentali, d’altra parte) è particolarmente sentito il problema dell’immigrazione clandestina.
Insomma, c’era il rischio che questi giovani venuti per vedere il Papa, decidessero poi di fermarsi nel vasto e semi-disabitato paese nordico (ha una densità di popolazione bassissima) in cerca di un lavoro e di una vita migliore.
Così, nel dubbio, li hanno cacciati quasi tutti e se generalmente alle giornate della gioventù la parte del leone – in termini di presenza – la fanno i paesi del Sud America, quest’anno ha visto la riscossa del Nord, con una massiccia presenza di statunitensi e canadesi.
Così, con la sua brutale sincerità, il governo canadese ci ha tolto tutte quelle perplessità manifestate in passato riguardo all’aspetto di “turismo religioso” che per certi versi le GMG rappresentano, nel quale i ragazzi del sud del mondo si trovano confrontare la dolce vita dell’occidente con la vita squallida e povera dalla quale provengono e alla quale stanno per tornare.
Così come l’annuncio che la prossima GMG - nel 2005 – si terrà a Colonia è stata la più esplicita risposta alla richiesta di una GMG in un paese del terzo mondo.
Le prime Giornate Mondiali della Gioventù, infatti, si svolgevano in luoghi particolarmente significativi per il mondo cattolico, e spesso in paesi estranei alla ricchezza del mondo occidentale: Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czesthochowa.
Poi, a partire da Denver 1993, la GMG, sempre più evento mediatico e commerciale, è diventato una sorta di versione cattolica di eventi come i Mondiali di Calcio, le Olimpiadi o l’Esposizione Universale e così, dopo Manila 1995 (per altro la più partecipata con ben cinque milioni di persone), non c’è più stata una Giornata Mondiale della Gioventù in un paese povero: anch’essa - evidentemente – ha cominciato ad obbedire a regole di carattere economico più che ideale o spirituale.
Eppure, quanto più sarebbe formativo un incontro internazionale in Sierra Leone, dove i principino europei e nordamericani potrebbero guardare da vicino la sofferenza degli uomini senza braccia, orrendamente mutilati in guerra, o in Kenya, dove non piove da tre anni e dove i 6 milioni di litri di acque minerali e gli idranti che spararono sulla folla a Tor Vergata “solo” per 35 gradi sono un miraggio e una follia perché uomini e bestie muoiono di sete.
Per organizzare una GMG in paesi totalmente privi di appoggi logistici la Chiesa dovrebbe giocoforza costruire infrastrutture per l’accoglienza dei pellegrini (acquedotti, edifici, strade ecc.) e spendere i 50 miliardi spesi solo per Tor Vergata per rendere più simili a noi nei diritti umani i nostri fratelli, aiutandoli a vivere meglio nella loro bellissima terra.
E così oggi, dopo Parigi, Roma, Toronto veniamo a sapere che la prossima volta la Giornata Mondiale della Gioventù sarà organizzata in un paese non cattolico, la ricchissima Germania.
Quale significato assume questa scelta, quando ci sono ancora tanti paesi cattolici (nemmeno così poveri, ma sicuramente importanti, come l’Irlanda) che non hanno ancora avuto il privilegio di ospitare l’incontro internazionale dei giovani con il Papa?
Non si scappa: o si ammette che la scelta della città ospite è ormai dettata esclusivamente da criteri economici, le si attribuisce il significato che – in effetto – lo stesso nome della città protestante contiene in sé: Colonia, appunto.