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Intervista a Giuseppe Piccioni

autore di Fuori dal mondo e Luce dei miei occhi

 

  di Francesco Patrizi

 

Giuseppe Piccioni è uno dei cineasti di punta della nostra cinematografia, capofila di un genere particolare, metà strada tra commedia e dramma intimista; il suo ultimo film “Luce dei miei occhi” a Venezia ha ottenuto la Coppa Volpi per i due attori protagonisti. Al Premio David di Donatello, quest’anno invece, non ha ottenuto nessuna statuetta. “Non nego di essere deluso, speravo di ottenere il David per gli interpreti del mio film, ma perdere di fronte al capolavoro di Ermanno Olmi (che ha vinto nove statuette) è stato un onore”.

Piccioni in incontri come quello, recente, a Terni per la settimana della Cultura sta dimostrando una sensibilità particolare verso i più giovani.

“Ho accettato l’invito di Cinema e Scuola perché mi interessa incontrare i giovani che vogliono affacciarsi sul mondo del cinema per smitizzare loro l’aura di mistero che aleggia sul regista: il cinema è un lavoro di gruppo, il primo compito del regista è quello di parlale con la troupe, con i collaboratori, e convincerli che il film sta andando nella direzione giusta”.

Cosa ami di più del tuo lavoro?

“La fase della scrittura. Quando ero ragazzo, frequentavo i cineclub, e quando ritornavo a casa, mi trascrivevo i dialoghi dei film che mi avevano più colpito. Ancora oggi, il momento della scrittura dei dialoghi è quello che prediligo”.

Cosa dovrebbero imparare i ragazzi per prima cosa?

“La scrittura. La differenza tra la fiction e il cinema è che il secondo non ti fornisce tutte le informazioni di una scena in un momento solo, ma crea dei buchi narrativi che spetta allo spettatore colmare. Al cinema, al contrario che nella fiction televisiva, non tutto deve essere plausibile e spiegato”