Intervista a Giuseppe Piccioni
autore di Fuori dal mondo e Luce dei miei occhi
Giuseppe
Piccioni è uno dei cineasti di punta della nostra cinematografia, capofila di
un genere particolare, metà strada tra commedia e dramma intimista; il suo
ultimo film “Luce dei miei occhi” a Venezia ha ottenuto la Coppa Volpi per i
due attori protagonisti. Al Premio David di Donatello, quest’anno invece, non
ha ottenuto nessuna statuetta. “Non nego di essere deluso, speravo di ottenere
il David per gli interpreti del mio film, ma perdere di fronte al capolavoro di
Ermanno Olmi (che ha vinto nove statuette) è stato un onore”.
Piccioni
in incontri come quello, recente, a Terni per la settimana della Cultura sta
dimostrando una sensibilità particolare verso i più giovani.
“Ho
accettato l’invito di Cinema e Scuola perché mi interessa incontrare i
giovani che vogliono affacciarsi sul mondo del cinema per smitizzare loro
l’aura di mistero che aleggia sul regista: il cinema è un lavoro di gruppo,
il primo compito del regista è quello di parlale con la troupe, con i
collaboratori, e convincerli che il film sta andando nella direzione giusta”.
Cosa
ami di più del tuo lavoro?
“La
fase della scrittura. Quando ero ragazzo, frequentavo i cineclub, e quando
ritornavo a casa, mi trascrivevo i dialoghi dei film che mi avevano più
colpito. Ancora oggi, il momento della scrittura dei dialoghi è quello che
prediligo”.
Cosa
dovrebbero imparare i ragazzi per prima cosa?
“La
scrittura. La differenza tra la fiction e il cinema è che il secondo non ti
fornisce tutte le informazioni di una scena in un momento solo, ma crea dei
buchi narrativi che spetta allo spettatore colmare. Al cinema, al contrario che
nella fiction televisiva, non tutto deve essere plausibile e spiegato”