Adesso Online

Aung Saan Su Kye libera

  Aung Saan Suu Kye, leader del movimento democratico in Birmania, premio Nobel per la Pace nel 1991 è stata liberata dagli arresti domiciliari cui era costretta dall’settembre del 2000, proprio mentre usciva in tutto il mondo “All that you can leave behind”, il nuovo album degli u2 il cui titolo – tratto dalla canzone “Walk on”- le rendeva omaggio.

“Walk on”, uscita come singolo alla fine della scorsa estate e premiata con il Grammy come “Disco dell’anno” è infatti dedicata a lei. Canzone simbolo dell’album e di tutta la discografia del gruppo irlandese, ha chiuso tutti gli ultimi concerti della band più famosa del mondo ed è stata cantata anche al “Tribute to heroes”, il concerto  organizzato a New York dopo gli attentati alle Torri Gemelle. 

In Birmania chi venisse trovato il possesso del disco degli u2 poteva rischiare fino a trent’anni di carcere.

Nel videoclip della canzone Bono indossa una maglietta con la foto di Suu Kye, che si vede su un teleschermo alla fine del filmato e pronuncia una frase che più o meno suona così: “Questa non è la fine, questo è solo l’inizio. Quindi, coraggio, avanti!”.

(a.c.) 

Dal Corriere della Sera

  Libertà è anche una striscia bianca in mezzo alla strada. E gli spazzini al posto degli aguzzini. Davanti alla sua casa-prigione in riva al lago, a Rangoon, per la prima volta in diciotto mesi «the Lady» (la Signora, come viene chiamata) non ha visto poliziotti. Il posto di blocco in fondo alla via dell’università era incustodito. In compenso, le autorità hanno mandato quelli delle pulizie: hanno raccolto le foglie, hanno persino dipinto la linea di mezzeria sull’asfalto. Da qualche giorno, i giornali del regime (gli unici) hanno smesso di infangare «la spia», «la piccola sorella» che sbaglia. «Sta per succedere qualcosa di importante» - annunciava l’inviato delle Nazioni Unite Ismail Razali reduce dall’ultima missione in Birmania -. Nel giro di due giorni ci aspettiamo la liberazione di Aung San Suu Kyi».

I generali liberano la Signora della democrazia? L’avevano già fatto nel ’95. E allora c’era il trucco. Libera di uscire di casa, ma non dalla capitale Rangoon. Faceva paura, «la piccola sorella» che nel 1990 aveva guidato (dagli arresti domiciliari, s’intende) la Lega Nazionale per la Democrazia a una vittoria schiacciante (l’82% dei voti).

Schiacciante e subito cancellata dai militari. Da allora, la Signora ha vissuto dentro e fuori la casa-prigione, eredità dei genitori. Più dentro che fuori. I generali l’avrebbero volentieri spedita all’estero, pagandole un biglietto di sola andata. Un biglietto per Oslo nel ’91, per esempio, dove a ritirare il Premio Nobel per la pace (la sesta donna a ottenerlo) ci andò il figlio Alexander. Oppure un biglietto per la Gran Bretagna, nel ’99, quando suo marito Michael stava morendo di tumore: non si vedevano dal 1995, non si sarebbero più rivisti. Lui, prima di morire, disse: «E’ giusto così, il giorno delle nozze promisi di non mettermi mai tra Lei e il suo Paese».

Suu (il nome della nonna) compirà a giugno 57 anni. Figlia di Aung San, eroe dell’indipendenza birmana, laureata in scienze politiche in Gran Bretagna dove ha vissuto fino al 1988. I suoi modelli: Luther King, Gandhi. E Bach. Nell’ultimo periodo di domicilio coatto, dal settembre 2000, ha vissuto nella casa in riva al lago che il fratello, emigrato in America e istigato dai generali, voleva portarle via in tribunale, studiando francese e giapponese, suonando il pianoforte. E dal gennaio scorso, ha cominciato a parlare con i generali. I contatti segreti tra la leader della Lega Democratica e la giunta militare sono andati avanti con la mediazione dell’Onu. E sotto il pungolo (un po’ spuntato) della comunità internazionale. A novembre il premier giapponese Koizumi, dopo un incontro con il capo della giunta generale Than Shwe, ipotizzava per la Signora un «ruolo» all’interno dello Stato. E’ stato lo stesso inviato dell’Onu, Razali, a avanzare l’idea che l’opposizione fosse associata «all’attività umanitaria».

La Birmania è anche un Paese malato: Aids, malaria, tubercolosi. The Lady cooptata nel settore Sanità? Potrebbe essere una trappola, dicono fonti dell’opposizione riprese dalla agenzia France Presse . I generali potrebbero scaricare sulla Signora le responsabilità di qualche fallimento.

Sulle strade birmane, è tradizione che i fedeli buddhisti comprino uccelli in gabbia per liberarli e acquistare così dei meriti. La liberazione di Aung è la «buona azione» dei generali agli occhi del mondo? Vedremo se anche questa volta c’è il trucco. Quello che più preme alla Signora è poter girare per il Paese. L’ultima volta che cercò di farlo, due anni fa, bloccarono la sua auto fuori Rangoon, sulla strada per Mandalay. Rimase sul ciglio, per nove giorni, con un ombrellino per ripararsi dal sole. Dovette cedere. Ma andò alla stazione, cercò di prendere un treno. Fu rinchiusa nella casa-prigione. E’ pronta a tornarci domani.