|
“Walk on”, uscita come singolo alla fine della scorsa estate e premiata con il Grammy come “Disco dell’anno” è infatti dedicata a lei. Canzone simbolo dell’album e di tutta la discografia del gruppo irlandese, ha chiuso tutti gli ultimi concerti della band più famosa del mondo ed è stata cantata anche al “Tribute to heroes”, il concerto organizzato a New York dopo gli attentati alle Torri Gemelle.
In Birmania chi venisse trovato
il possesso del disco degli u2 poteva rischiare fino a trent’anni di carcere.
Nel
videoclip della canzone Bono indossa una maglietta con la foto di Suu Kye, che
si vede su un teleschermo alla fine del filmato e pronuncia una frase che più o
meno suona così: “Questa non è la fine, questo è solo l’inizio. Quindi,
coraggio, avanti!”.
(a.c.)
Dal
Corriere della Sera
I
generali liberano la Signora della democrazia? L’avevano già fatto nel ’95.
E allora c’era il trucco. Libera di uscire di casa, ma non dalla capitale
Rangoon. Faceva paura, «la piccola sorella» che nel 1990 aveva guidato (dagli
arresti domiciliari, s’intende) la Lega Nazionale per la Democrazia a una
vittoria schiacciante (l’82% dei voti).
Schiacciante
e subito cancellata dai militari. Da allora, la Signora ha vissuto dentro e
fuori la casa-prigione, eredità dei genitori. Più dentro che fuori. I generali
l’avrebbero volentieri spedita all’estero, pagandole un biglietto di sola
andata. Un biglietto per Oslo nel ’91, per esempio, dove a ritirare il Premio
Nobel per la pace (la sesta donna a ottenerlo) ci andò il figlio Alexander.
Oppure un biglietto per la Gran Bretagna, nel ’99, quando suo marito Michael
stava morendo di tumore: non si vedevano dal 1995, non si sarebbero più
rivisti. Lui, prima di morire, disse: «E’ giusto così, il giorno delle nozze
promisi di non mettermi mai tra Lei e il suo Paese».
Suu
(il nome della nonna) compirà a giugno 57 anni. Figlia di Aung San, eroe
dell’indipendenza birmana, laureata in scienze politiche in Gran Bretagna dove
ha vissuto fino al 1988. I suoi modelli: Luther King, Gandhi. E Bach.
Nell’ultimo periodo di domicilio coatto, dal settembre 2000, ha vissuto nella
casa in riva al lago che il fratello, emigrato in America e istigato dai
generali, voleva portarle via in tribunale, studiando francese e giapponese,
suonando il pianoforte. E dal gennaio scorso, ha cominciato a parlare con i
generali. I contatti segreti tra la leader della Lega Democratica e la giunta
militare sono andati avanti con la mediazione dell’Onu. E sotto il pungolo (un
po’ spuntato) della comunità internazionale. A novembre il premier giapponese
Koizumi, dopo un incontro con il capo della giunta generale Than Shwe,
ipotizzava per la Signora un «ruolo» all’interno dello Stato. E’ stato lo
stesso inviato dell’Onu, Razali, a avanzare l’idea che l’opposizione fosse
associata «all’attività umanitaria».
La
Birmania è anche un Paese malato: Aids, malaria, tubercolosi. The Lady cooptata
nel settore Sanità? Potrebbe essere una trappola, dicono fonti
dell’opposizione riprese dalla agenzia France Presse . I generali potrebbero
scaricare sulla Signora le responsabilità di qualche fallimento.
Sulle
strade birmane, è tradizione che i fedeli buddhisti comprino uccelli in gabbia
per liberarli e acquistare così dei meriti. La liberazione di Aung è la «buona
azione» dei generali agli occhi del mondo? Vedremo se anche questa volta c’è
il trucco. Quello che più preme alla Signora è poter girare per il Paese.
L’ultima volta che cercò di farlo, due anni fa, bloccarono la sua auto fuori
Rangoon, sulla strada per Mandalay. Rimase sul ciglio, per nove giorni, con un
ombrellino per ripararsi dal sole. Dovette cedere. Ma andò alla stazione, cercò
di prendere un treno. Fu rinchiusa nella casa-prigione. E’ pronta a tornarci
domani.