Leggo
da qualche tempo la vostra rivista “Adesso”, non so come è giudicata.
Forse
“estremista” o di un fronte “radicale”?
Non
sono un militante, mi ritengo cristiano cattolico non particolarmente
impegnato,
lavoro in un ambiente a contatto con i giovani, con i quali
discuto
anche i vostri articoli e li analizziamo, ne facciamo un dibattito.
Devo
mantenere l’anonimato, per evitare l’emarginazione che purtroppo si
verifica
e si è verificata nella nostra parrocchia. Bel giornale, articoli
interessanti,
tutto bello; manca solo che ciascuno possa esercitare lo
“spirito
critico” tanto desiderato (pag.3) cominciando da sé stesso.
Alcune
riflessioni su qualche articolo: (pag.5) “La morale impostata sulla
sessuofobia
più che sulla purezza” riguardo a papa Wojtyla. Ma se è stato il
papa
più libero di tutti, si comportava come un uomo, non come un prete
represso,
ha cantato ed elogiato la donna, l’ha accarezzata senza timore…
dietro
la Vergine c’è la donna, la madre, e ben vanga la sua venerazione, e
di
tanti santi… non c’è gioia per questo? Se sono diventati santi vuol dire
che
se lo sono meritato.
Per
la “fuga degli adolescenti dalle parrocchie dopo la cresima” (pag.5) si
pensa:
“ai parroci che fanno nel frattempo? E i catechisti, e noi come
comunità?
Tutta colpa del Papa, “Refugium peccatorum”. “Svuotate la chiese e
riempite
le piazze” (pag.5), perché non si può pregare nelle piazze? C’è un
divieto?
Forse nella chiesa l’aria è pesante, irrespirabile. Invece nelle
piazze
si vede il cielo, il sale, la pioggia, gli uccelli.
Critiche
al papa “vecchio” e critiche al papa “nuovo”… perché per nulla
simpatico?
Per me è simpatico, molto timido, semplice, essenziale, rigoroso,
dolce,
non arcigno; in verità il papa leggerà l’articolo e seguirà i
consigli
di chi ha scritto a pag. 3 e gli sarà grato: “Grazie Arnaldo!”
dirà:
“se non ci fossi stato tu!”.
Dobbiamo
riconoscere che Papa Wojtyla si è volutamente fatto guardare”
(pag.3),
specie negli ultimi tempi, quando era malato, anziano e con i
muscoli
deformati in viso, con la mano che tremava e la saliva alla bocca,
che
bello spettacolo; si è fatto sì guardare, altrimenti come faceva a
comunicare
la sua fede, la sua testimonianza e la sua lezione di vita,
fedele
fino in fondo a Cristo e per questo anche è stato straordinario,
unico,
grande e fra poco, senza ipocrisia, forse anche santo.
Sono
andato a Roma durante il Giubileo degli Artisti ed ho provato tanta
gioia
nell’incontro con il Papa “vecchio” ho
riportato un libretto scritto
proprio
per gli artisti.
Vedere
poi papa Wojtyla, in vari occasioni, vicino ai “grandi della terra”
(pagina
30) mi ha procurato sempre orgoglio e gioia, quello che fanno “i
grandi”
non mi interessa, ma ciò che fa il papa sì… il suo amore, la
cordialità
con tutti, il carisma, è stato un mistico calato nella realtà.
Ringraziamo
il buon Dio che ce l’ha dato.
Gesù
parla della perfezione nella carità (pag.20), ora, sono convinto che se
non
iniziamo da noi stessi, dalla nostra interiorità, non andremo da nessuna
parte,
neppure verso gli altri. Ci deve essere una conversione che parte
dall’interiore,
dal profondo.
La
fede implica anche la forza di volontà per realizzare le cose che lo
Spirito
Santo ci ispira, sostenendoci nella loro attuazione (pag.20). La
perfezione
morale non esclude l’umiltà, anzi, che senso ha una dedizione
totale
che non abbia come fine il miglioramento di sé? (pag.20).
Auguro
al mio buon parroco (pag.30) di essere veramente uno che segue Gesù,
vero
buon pastore, unico buon pastore. Lo segua, almeno lui, visto che tutti
gli
altri non sanno farlo: Il papa vecchio non va bene, il papa nuovo non va
bene,
il vescovo neppure. Nessun pastore. Solo Cristo è il pastore. E’ vero.
E’
importante che lui faccia questo, perché possa rendere visibile in modo
concreto
Gesù risorto, che attraverso i segni e le persone continua ad
operare
in opposizione all’impero delle tenebre. Tu rendi visibile questo?
Ma
non da solo, con l’aiuto della comunità.
Ritengo
che possiamo sforzarci di fare, nel nostro piccolo, il nostro
dovere:
che il muratore faccia il muratore, che l’imbianchino l’imbianchino,
che
l’insegnante l’insegnante, l’operaio faccia l’operaio, il parroco
secondo
la sua vocazione. Facciamo ciò senza lamentarci tanto o esibire il
nostro
disappunto: sappiamo, in qualche caso, soffrire in silenzio (quante
parole
ha detto Gesù durante la passione?), allora potremo sentire la voce
di
Dio, quando avremo cercato di scrivere o dire le nostre tante,
importanti,
belle, educative, istruttive, provocatorie o forse
contraddittorie
e sconclusionate parole: mi ci metto anch’io.
Lettera non firmata - Terni
Siamo
molto contenti che qualcuno abbia risposto alle nostre provocazioni e
si
sia finalmente aperto un dibattito. Ci dispiace però che il nostro lettore
abbia
scelto di rimanere anonimo, tanto più per le motivazioni con cui si
giustifica.
Dobbiamo anche, però, ammettere, con un po’ di rammarico, che il tono della
lettera
ci sembra confermare l’idea che nella Chiesa di oggi si rifiuti a
priori
ogni forma di critica, specie nei confronti dell’Istituzione.
Il nostro anonimo lettore afferma (e ne siamo felici) di utilizzare la nostra
rivista
per intavolare dei dibattiti, ma poi rigetta (anziché elaborare) le
nostre
critiche, ci accusa di superbia e disfattismo e ci invita al silenzio.
Veniamo alle singole critiche: veniamo accusati di mancare di spirito critico.
Perché? Questo ci sfugge: il fatto di esprimere le proprie idee non significa
certo pretendere che queste idee siano le migliori o la verità assoluta. Ma se
ciascuno di noi non comincia a dire quello che pensa, per conformirsmo, per
paura, o per un affetto acritico nei confronti dell’Istituzione, il dibattito
non si creerà mai. E se non si crea un dibattito le idee non crescono. E se le
idee non crescono tra noi dovremo sempre accontentarci delle idee che ci impongono gli altri.
Noi cerchiamo semplicemente di far crescere delle idee. Siamo pronti a mettere
in discussione le nostre. Se invece diamo l’impressione di essere dei
fondamentalisti, gente convinta di avere la verità in tasca, ditecelo per
favore. Aiutateci ad esercitare quello spirito critico anche su noi stessi.
Per
quanto riguarda la morale sessuale, è vero che Giovanni Paolo II era tutt’altro
che sessuofobico, ma la mia critica non era indirizzata alla persona del Papa,
ma alla linea che la Chiesa ha sostenuto sotto il suo pontificato.
L’avere una sessualità serena ed equilibrata non ha impedito a Karol Wojtyla di
portare avanti una linea conservatrice in tema di morale sessuale: non sempre
ciò che si vive a livello personale lo si porta poi in campo dottrinale. Così
come l’amore e il rispetto di Karol Wojtyla per la donna non gli ha impedito di
continuare a sostenere una chiesa maschilista.
Questo
non vale solo in negativo: il fatto di provenire da uno dei paesi più
antisemiti d’Europa non ha impedito a Giovanni Paolo II di riconciliarsi con
gli ebrei, il fatto di essere impregnato di una religiosità chiusa e
devozionale, non gli ha impedito di aprire la sua Chiesa al dialogo con i laici
e con le altre religioni, così come ancora, il fatto di provenire da un paese
estremamente nazionalista non gli ha impedito di sentirsi cittadino del mondo.
I
SANTI
Sul
fatto che se i santi son diventati santi si vede che se lo sono meritato non è
facile rispondere. Il dibattito potrebbe diventare lungo. Certo, dipende cosa
si intende per ‘meritato’. Se significa essersi conquistati, in un modo o nell’altro,
una vasta schiera di (facoltosi) fedeli, allora, sì, su questo siamo d’accordo.
Al
di là di tutto questo, resta il fatto che il culto della personalità è un
fenomeno negativo, perché deresponsabilizza, sia che questa personalità sia un papa, un santo,
un capopopolo o un dittatore. Ed è questo che criticavo nel mio editoriale, non
mettevo certo in discussione i meriti dei santi proclamati da Giovanni Paolo
II!
LA
FUGA DALLE PARROCCHIE
Si
pensa a quello che fanno i parroci, e i catechisti? Si domanda il nostro
lettore. No, appunto, non si pensa. Ed era questa la mia critica. Bisognerebbe
ricominciare a pensarci un po’, e a cominciare dovrebbe essere chi la Chiesa la
guida.
Attualmente c’è un disinteresse generale su questi temi. Lo so per esperienza
personale: ho fatto il catechista per diversi anni, e ho partecipato a qualche
riunione diocesana: una volta, dopo una noisissima e lunghissima assemblea in
cui, come al solito, non si era detto nulla, mi sono alzato e ho detto: “Ma
vogliamo pensare a fare qualcosa per tenere in parrocchia i ragazzi che fanno
la cresima?”.
Tutti
mi hanno risposto: “Eh già, questo è un bel problema...”. Ma nessuno ha pensato
a delle soluzioni, anche se – ovviamente – quelle che io avevo proposto sono
passate nell’indifferenza.
La
verità è che non ce ne frega niente di queste cose. Siamo troppo distratti da
altre cose per pensare ai cristiani.
LE
CHIESE E LE PIAZZE
E’
evidente che non ho nessuna antipatia nei confronti delle piazze come luoghi di
preghiera, e nemmeno come luoghi di aggregazione! Ma per riempire le piazze non
occorre essere cristiani. Ci riescono benissimo i politici, e meglio ancora i
cantanti rock. I cristiani – mi avevano insegnato da piccolo – vanno in chiesa.
Ora, se a noi delle chiese non ce ne importa più nulla, ok, io ci posso stare, però: 1) non lamentiamoci più della
secolarizzazione. 2) smettiamo di
costruirle, queste chiese, se tanto non servono a nulla.
RATZINGER
E’ UN SIMPATICONE
I
giudizi personali sono sempre soggettivi. Tu Ratzinger lo trovi dolce e
simpatico? Benissimo. A me non pare che sia così, ma non glie lo adduco come un
difetto. Penso che Benedetto XVI abbia ben altre qualità. Non credo che
dobbiamo pretendere da Joseph Ratzinger quello che ci piaceva in Giovanni Paolo
II..
Francamente
non credo sia un personaggio carismatico come Wojtyla, ma in realtà, nel mio
editoriale ‘parlavo bene’ dell’antipatia di Ratzinger, perché penso che il suo
carattere possa portare molte svolte positive. Ho amato di cuore Giovanni Paolo
II, ma credo che oggi abbiamo bisogno più di un sobrio capo della Chiesa che di
un di Santo-subito Padre.
Comunque
non ambisco davvero ad essere letto dal papa in persona, e sinceramente ho
anche qualche piccolissimo dubbio sul fatto che mi risponderebbe con quel tono!
LA
TESTIMONIANZA DI PAPA WOJTYLA
E’
vero quello che dici sul valore di testimonianza che l’ostentatissima immagine
di Giovanni Paolo II rappresenta. Ma francamente su questo non ho mai nutrito
dubbi. Ti assicuro che non ho mai pensato che papa Wojtyla fosse un narcisista,
ma i ‘pro’ della testimonianza non tolgono i ‘contro’ del culto della
personalità.
I
GRANDI DELLA TERRA
Anche questo è un discorso delicato. Non vogliamo dare giudizi assoluti, ma solo fare riflessioni. Dici che non ti interessa sapere quello che fanno i grandi della terra. Ma forse al Papa che li ha incontrati e – di conseguenza – ‘sponsorizzati’, forse avrebbe dovuto interessare.
E’
giusto mantenere relazioni diplomatiche, sì, ma forsei prima di stringere una
mano bisognerebbe anche controllare quanto sangue gronda.
E
poi a guardare troppo ai grandi si rischia di non accorgersi più dei piccoli.
UMILTA’
E’ SILENZIO?
E’
vero, Gesù, nei Getsemani, non ha parlato troppo. Ma quante parole ha
pronunciato nel corso della sua vita? Abbastanza da riempire almeno quattro
libri, ed è proprio per quelle parole che è stato ucciso.
L’umiltà
-Francesco ce lo insegna - è una virtù fondamentale per un
cristiano,
ma non può e non deve diventare un alibi per rifiutare la
responsabilità
di uno spirito critico e accettare che tutto resti come è.