Dieci anni dalla morte di don Tonino Bello
di Tonio Dell'Olio
Hanno inchiodato alla croce l'abbraccio del Cristo. Credendo
di fissarlo per sempre a quel legno, volevano impedirgli di stringere a sé ogni
donna e ogni uomo che vive sulla terra.
Ne hanno fatto l'icona più alta dell'amore e della pace.
Talmente alta da divenire simbolo solidale delle vittime che
non potranno più abbracciare i sogni e gli affetti, il domani e gli ideali.
Quell'abbraccio crocifisso è una mera "collocazione
provvisoria" - ci ricorda don Tonino Bello di cui ricordiamo i 10 anni
dalla morte proprio il giorno di Pasqua - perché l'aurora del giorno nuovo reca
in sé la lieta novella dei risorti.
Abbracci finalmente liberati dalla morsa della morte, canto
nuovo nelle gole e negli occhi, speranza e liberazione.
L'augurio di Pasqua, cara sorella e caro fratello, è che si diradi questo
lugubre odore di morte che la guerra ha lasciato anche sulla nostra pelle.
Ci sia tempo per respirare la primavera che prorompe nei
colori dei prati e dei balconi, nei mille arcobaleni che segnano il futuro.
Ci sia spazio per regalare ancora abbracci e riconoscere la
povertà dentro di noi, negli occhi delle vittime della violenza che sono anche
gli autori della stessa.
Come in quello stupendo affresco di Masaccio, chiediamo al
Padre di sostenere ancora l'abbraccio del Figlio, ma anche il nostro. Siano in
alto le nostre mani ma mai nel segno della resa, sempre in quello della supplica
e... dell'abbraccio.
Che sia Pasqua, abbraccio della vita. profeti-BELLO.html
Shalom,
Tonio Dell’Olio, coordinatore nazionale di Pax Christi