Adesso Online

 

Un anno fa

 

di Arnaldo Casali

Avevo iniziato il servizio civile da poco più di una settimana.  Quel giorno in comunità avevo il turno pomeridiano: 15.30 - 21.30.

Arrivai più o meno con i miei soliti 15-20 minuti di ritardo, verso le quattro di pomeriggio.

Qualcuno dormiva, qualcuno fumava in cucina, qualcuno guardava la televisione. E io, insieme all'operatore e a qualche ragazzo, mi sedetti sul divano, a guardare qualche telefilm su Italia 1.

Luigino, che raramente gradisce la compagnia degli altri, soprattutto quando si tratta di guardare la TV, se ne stava, come sempre nella sua camera, con la porta accostata, seduto ai piedi del letto, con le braccia  aggrappate alla spalliera a guardare il suo piccolo tv color.

Inevitabilmente l'attenzione di tutti, ad un certo punto, fu attratta dalle voci che sentivamo provenire dal televisore di Luigino.

Entrai nella sua camera e vidi le torri gemelle a fuoco. "America under attack" diceva la scritta in sovrimpressione della CNN.

L'ultima volta che avevo visto le Torri Gemelle era stato qualche mese prima, sul leggendario trailer di Spider-Man. Leggendario prima perché - ad un anno dall'uscita nei cinema - era circolato su internet per la gioia di tutti i fan dell'Uomo Ragno come me, ancor più leggendario dopo, perché fu "cancellato" subito dopo la tragedia di New York.

Nel filmato si vedevano un gruppo di rapinatori assalire una banca e poi fuggire su un elicottero. Questo elicottero poi, rimaneva intrappolato in una gigantesca ragnatela tesa proprio tra le due Torri Gemelle.

Il trailer si poteva vedere sul sito del film e io nel corso di quell'estate l'avevo praticamente imparato a memoria. Le Torri Gemelle erano uno dei simboli di New York sin dal 1970 - anno della loro costruzione - mentre Spidey, che aveva qualche anno di più (il fumetto è nato nel 1962) è il più newyorkese dei supereroi tanto che - qualche mese dopo  -una delle sue storie a fumetti è stata dedicata proprio alle Twin Tower, e mostra L'Uomo Ragno, insieme a molti altri supereroi Marvel, a Ground Zero, impotente di fronte all'immane tragedia, che non può far altro che aiutare i pompieri, quelli che già in una storia di trent'anni prima, Spiedey aveva definito "I veri eroi".

Uscimmo per una passeggiata. Mirko si portò dietro la radiolina, e da lì sentimmo del crollo delle tue torri.

In seguito per tutto il giorno, tutti i giorni la televisione ci ripropose in tutte le salse la "diretta" della tragedia. Mai probabilmente era accaduto prima, nella storia dei media, che una catastrofe così spettacolare si consumasse davanti agli occhi di tutto il mondo.

Un videoamatore filmò per caso il primo aereo, mentre il secondo attentato ce lo abbiamo documentato in tutte le inquadrature possibili e immaginabili. Si è detto che non sia un caso, che è stato fatto passare un po' di tempo,  tra l'uno e l'altro attacco, proprio per dare modo a tutte le televisioni del mondo di riprenderlo.

Per tutto il romanzo che ci è stato scritto dopo, con le tante storie delle tante persone morte quel giorno, gli uomini sull'aereo, i parenti, i giovani, i vecchi.

Da questo punto di vista l'unico "precedente" che viene in mente è la tragedia del Titanic.

Anche lì c'era un gigante abbattuto, anche lì migliaia di persone morte in modo tragico e spettacolare, anche se quella - di tragedia - la raccontarono solo i giornali, e la fantasia dei registi cinematografici ancora ci si va cinementando. Sull'11 settembre, invece, si potrà inventare poco.

Non aveva un precedente una tragedia simile. Così come non c'erano precedenti così tragici per gli Stati Uniti. L'America, che aveva bombardato  decine di popolazioni, l'America che aveva portato la guerra in tanti paesi del mondo, l'America, la guerra, non l'aveva mai conosciuta da vicino.

Era rimasta un po' come noi italiani nel 1918. La tragedia della guerra significava la morte di centiaia di giovani partiti per il fronte.

Ma l'idea di essere bombardati era completamente nuova. La paura era esplosa, e con essa il patriottismo, e con esso la rabbia, il bisogno di rispondere con un'altro attacco.

Non è stata razionale la guerra in Afghanistan. Ancora meno lo è (e questa volta lo riconoscono quasi tutti) quello all'Iraq. Ma non lo era quello di Afghanistan. Bombardare un paese solo perché ritieni che FORSE in quel paese si nasconde l'uomo che FORSE ha organizzato l'attentato.

Gli Stati Uniti sono un paese che ragiona in modo molto elementare, ma l'idea che la guerra al terrorismo si potesse identificare nella guerra ad un paese, forse è stata davvero un' esagerazione.

Soprattutto perché - mentre si organizzava la vendetta dell'Occidente - negli aeroporti americani continuavano a passare indisturbati coltelli e altre armi utili per un dirottamento.

Oggi è passato un anno da quell'immane tragedia.  Immane perché non ha colpito un paese qualunque ma quello che rappresenta il modello occidentale per tutto il mondo.

"Siamo tutti americani" è stato detto dopo. Perché l'America, dagli anni '50 ad oggi, è la mamma di tutti noi, e aver colpito New York, è come aver colpito il cuore della nostra mamma.

Di fronte alla richiesta di un commento, Gino Strada, il medico fondatore di "Emergency" che secondo Berlusconi ha "le idee confuse" ha dichiarato: "Non amo la retorica. L'11 settembre alcuni paesi lo vivono tutti i giorni".