Adesso Online

Le testimonianze dei suoi parrocchiani, degli amici, dei ragazzi di Sant'Egidio, della gente di Trastevere

 

Don Vincenzo: «Er mejo vescovo der monno»

 

di Arnaldo Casali

Chi è Vincenzo Paglia? Lo abbiamo chiesto ai suoi parrocchiani, alla gente di Trastevere, della comunità di Sant'Egidio, agli amici di sempre, a chi insomma, può darci la visione meno ufficiale e più genuina.

«Chi è Vincenzo Paglia?  Un grande ministro degli esteri  - ci ha detto una sua ex parrocchiana - Non sapevo della nomina, adesso vivo a Firenze e l'ho saputo da poco. Sono veramente meravigliata. Sono contenta però un po' mi dispiace, perché avrei preferito che fosse venuto a farlo da noi a Firenze, il vescovo!».

Benito ha il bar proprio davanti a S.Maria: qui don Vincenzo viene a prendere il caffè tutte le mattine.

 «Vi dico solo una parola: INSOSTITUIBILE. Qui da quando è arrivato lui è cambiato tutto. Questa zona era difficile: c'erano scippi, circolava droga. Grazie a lui questa piazza è diventata un gioiellino, sembra piazza S.Pietro! Don Vincenzo è un amico, soprattutto. Ci conosciamo da sempre, sapesse quanti dibattiti politici ci siamo fatti!».

Gli chiediamo dell'amicizia con il Papa.

«Il Papa è venuto per lui, qui. Mi ha fatto anche stringere la mano, quando è passato qui davanti. Ma chi non ha portato? Sono venuti tutti: Scalfaro, Cossiga, Ciampi, Prodi. Tutti i politici di un certo rispetto l'hanno conosciuto.»

«Come abbiamo preso la notizia? Male, male. Io personalmente, come molti altri, sono dispiaciuto perché va via. Come ho detto prima: è insostituibile.

E' una persona straordinaria: sa parlare con i capi di stato ma anche con i barboni. Ma credo che anche a lui mancherà questa parrocchia».

Qui sembra che tutti lo vedano già cardinale, danno per scontato un suo futuro nelle alte sfere della Chiesa, e qualcuno si spinge addirittura a pronunciare la fatidica parola «Papa».

Roberto e Federico li incontriamo per strada, loro ci tengono a precisare che «Noi non semo romani, semo trasteverini!». Uno di loro conosce bene Terni «ci ho giocato pallone per un sacco di anni».

Di don Vincenzo dicono «Questo è er meglio vescovo der monno, perché è trasteverino e qui ce lascia un pezzo de core!».

Eduardo, il sagrestano, è tra quelli che lo conoscono meglio. «L'ho conosciuto quando lavoravo in tipografia e lui scriveva sul Popolo, adesso sono dieci anni che sono qui. Quando ho saputo che diventava vescovo mi sono commosso fino al punto di mettermi a piangere. Sono molto legato a lui e mi dispiace che vada via, sentirò molto la sua mancanza, ma voi siete fortunati, e vedrete un sacco di impalcature, perché don Vincenzo è uno che si dà da fare!».

«E' una persona molto semplice - continua - non ha mai voluto essere chiamato Monsignore, adesso al Bar gli amici lo chiamano tutti «Eccellenza» e  lui si arrabbia un po'».

Silvia, studentessa, è una dei giovani volontari della Comunità di Sant'Egidio.

«Don Vincenzo è un grande amico, ed è stato anche un grande parroco. E' sempre stato molto a contatto con la gente, andava a trovare le persone che stavano male e la Chiesa è sempre stata aperta ai poveri. E poi il pranzo di Natale… all'inizio c'è stato qualche problema, poi i trasteverini hanno capito e anche aiutato. Come fa a fare tante cose e nello stesso tempo ad essere così presente in parrocchia? Beh, è aiutato, ha dei validi collaboratori, ma soprattutto è animato dal Vangelo».

Abbiamo parlato anche con il centralinista della Comunità di Sant'Egidio in uno dei rarissimi momenti di pausa tra le tantissime telefonate che smista nei vari settori in cui il gruppo è impegnato, dal Telefono di Solidarietà alla Scuola popolare.

«Io lo conosco praticamente da sempre, e cioè da quando è assistente della comunità, intorno ai primi anni '70, prima di diventare parroco qui. E' una persona che colpisce per la semplicità e il fervore, l'attività e l'impegno, tanti impegni, soprattutto sul fronte della Pace». Se poi c'è un punto su cui tutti concordano è sul fatto che «Avete fatto un buon acquisto!».

L'edicolante della piazza - una ragazza sulla ventina - non lo conosce bene «Perché - dice - lui è sempre molto impegnato con la Comunità, e i giornali li viene a prendere il sagrestano. Però ho fatto la prima comunione, con don Vincenzo».

«E' finita la pace per voi - ci ha detto Renato - perché adesso si lavora. Don Vincenzo non è certo uno che sta con le mani in mano. E' una persona che se si mette in testa di fare una cosa, si rimbocca le maniche e ci arriva, in ogni caso. Quindi a Terni avete finito di stare tranquilli. Io sono un restauratore, ho lavorato qui alla chiesa di Santa Maria in Trastevere con don Vincenzo ed è stato un piacere lavorarci; con lui si risolvevano tutti i problemi in tempi brevi, anche con le istituzioni pubbliche perché lui non so come riusciva a mettere un motore, a innescare la trazione anteriore e a tirarsi appresso tutti quanti. L'ultima opera che abbiamo portato a termine è stata la Madonna della Clemenza che era una cosa che sembrava impossibile, anche a detta dei tecnici, e adesso la vedete che sta qui sull'altare, inaugurata proprio pochi giorni fa. Quindi direi proprio che avete fatto un bel guadagno"

 

(da Adesso n.16 - aprile 2000)