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Gaudium et Spes

Un motto che è un programma

 

di Fabio Leonardis

  «Gioia, felicità e speranza». E' la carta d'identità del nostro nuovo vescovo. E' scritto così, infatti, sul suo stemma, che comprende tra l'altro, nella parte grafica un fiume ed un arcobaleno. Lui ce ne spiegherà meglio il significato complessivo.

Ma "Gaudium et Spes" non ha bisogno di molte presentazioni; è chiaro infatti il messaggio contenuto nella famosa Costituzione Pastorale Conciliare, ultimo documento datato 7 dicembre 1965. Il giorno dopo, solennità dell'Immacolata, terminava il Concilio.

In quel famoso testo vengono invitati tutti i cristiani ad essere parte integrante della umana famiglia in cammino, dopo aver assunto una sicura e decisa identità cristiana (l'uomo nuovo in Cristo) e nella comunione ecclesiale. Le finalità di questo camminare "insieme" comprendono innanzitutto l'ascolto della contemporaneità malgrado le difficoltà proprie dei nostri tempi in continua nutazione, con sempre nuove povertà ed emergenze. In questo modo, e non nel chiuso delle sacrestie o delle curie, i cristiani sono invitati a testimoniare senza indugio, con decisione e chiarezza, la loro fede in Cristo Salvatore, ponendosi al servizio di tutti; nel rispetto della "persona umana" collocata nella "comunità degli uomini", anche se a volte ostile e spesso non credente. A tutti va proposta "l'etica della responsabilità e della partecipazione" per il superamento della logica individualistica. L'unità delle differenze delle chiese cristiane è anch'essa una di queste primarie finalità dell'essere Chiesa in cammino.

Dunque monsignor Paglia ha ragione quando dice di essere "vescovo del Concilio": Ed è vero non solo perché ha di fatto già attuato da Parroco di Santa Maria in Trastevere la Gaudium et Spes per la pace (l'arcobaleno sullo stemma), per l'unità delle Chiese e Comunità cristiane e per le povertà presenti nel suo territorio mettendosi al loro servizio; ma anche perché viene da un clero, quello delle parrocchie di Roma, considerato uno dei migliori del mondo per il loro modo di rispondere alle esigenze della pastorale odierna. Monsignor Paglia è Vescovo del Concilio anche perché è giovane e non ha fatto l'esperienza di una Chiesa considerata "Societas perfecta" con una visione eccessivamente sacrale del ministero episcopale e della sua infallibile autorità che nulla concedeva alla dimensione carismatica del clero (considerato "basso") e dei fedeli laici (impossibile per loro parlare). La concezione dell'esercizio dell'episcopato, a mio avviso guardando al suo operato fino ad oggi, avendo assunto come programma la Gaudium et Spes, non è altro che attuazione del Vangelo delle Beatitudini, proposto con l'energia dei cinquantenni che fanno compromessi solo se intelligenti ed indispensabili al bene della Chiesa e per diffondere gioia e speranza a tutti, credenti e non credenti. A lui tutta la nostra disponibilità.