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Ecce Sacher

 di Francesco Patrizi

I giovani cineasti italiani degli anni settanta facevano un cinema di contestazione, che univa le sperimentazioni più ardite ad un dichiarato impegno politico. Nanni Moretti esordì nel 1976 con un film né politico né sperimentale, Io sono un autarchico, un film incentrato unicamente sul personaggio di Michele Apicella, un giovane scontroso e provocatore, pronto a scagliarsi contro i luoghi comuni e le banalità.

Il personaggio di Apicella diventa un simbolo generazionale con il secondo film di Moretti, Ecce Bombo, del 1978, dove arriva a malmenare uno sconosciuto reo di aver detto “destra, sinistra: tutti zozzi tutti uguali!”: celebre la risposta di Apicella: “Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?! Ve lo meritate Alberto Sordi!”. Scagliandosi contro il qualunquismo dell’italiano medio raffigurato dall’Albertone nazionale, il personaggio di Moretti cerca di definire la propria identità di sinistra, l’identità di una generazione che prende posizione e che grida le proprie opinioni.

Ritroviamo un diverso Michele Apicella in Sogni d’oro, dove è un regista  che si trasforma in licantropo per manifestare e gridare violentemente la sua diversità; mentre in Bianca, del 1984, è un professore schizofrenico che uccide le coppie che si tradiscono e si lasciano.

Ne La messa è finita, Moretti smette i panni di Apicella e indossa la toga di Don Giulio, un prete che cerca disperatamente di aiutare gli altri a trovare la felicità nel matrimonio. In Palombella rossa, del 1989, Michele Apicella è un deputato del Pci che perde la memoria e che deve giocare una difficile partita di pallanuoto: il film riflette sul difficile travaglio che sta vivendo la sinistra in Italia. Nel 1990, realizza La Cosa, un documentario sul dibattito dei militanti del PCI all’indomani della rifondazione del partito.

Nel 1993 arriva la prima svolta radicale: niente più Michele Apicella, è Moretti stesso il protagonista di Caro diario, un film ad episodi, spoglio da simbolismi, diretto e immediato. Moretti è ancora un personaggio “diverso”, come Apicella, ma meno nevrotico e meno aggressivo; c’è una ricerca più interiore, che si ritrova nel successivo Aprile, dove racconta la nascita del figlio Pietro e la vittoria del centrosinistra alle elezioni.

Nanni Moretti rappresenta una generazione che ha attraversato il sessantotto e gli anni di piombo lontano dalla militanza, tant’è che nel 1977 Lotta Continua recensiva Io sono un autarchico definendolo “un film monarchico” perchè, “restaurando i diritti all’evasione goliardica” si asserviva al sistema offrendo un’immagine qualunquista dei giovani di sinistra “proprio quando la ripresa del movimento studentesco ne travolgeva gli ultimi fantasmi”. Moretti risponderà in Caro Diario venti anni dopo “Voi gridavate cose terribili e adesso siete tutti invecchiati; io gridavo cose giuste e oggi sono uno splendido quarantenne!”

La Stanza del figlio rappresenta di nuovo una svolta. La dimensione sociale è assente, il tema generazionale è latente. Moretti punta ai valori alti, assoluti, al dolore che cambia la vita, e realizza il film della sua maturità.