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La profezia del WWF di Maria e E. Marotta Bisognerebbe piangere e strapparsi i capelli per come la terra è ridotta. Intanto, tra un caldo soffocante, acquazzoni che sembrano tornado, con sempre più probabili inondazioni, arsura delle terre del sud, credibili impatti di asteroidi sul nostro pianeta, con un potenziale distruttivo maggiore di tutto l’arsenale atomico terrestre, il rapporto del WWF «The Living Planet», elaborato con la collaborazione del World Conservation Monitoring Centre di Cambridge, è passato quasi sotto silenzio(figuriamoci; di questi tempi vanno di moda gli amorosi sentimenti delle varie divette televisive cui sono dedicate pagine e pagine dalle TV pubbliche e private). Ma cosa dice il Rapporto di così preoccupante? Prendendo l'anno 1970 come metro di riferimento per misurare la distruzione avvenuta negli ultimi tempi, le foreste che coprono la Terra si sono ridotte del 12%, la biodiversità marina di un terzo, e gli ecosistemi basati sull'acqua pulita del 55%. Lo sfruttamento sistematico degli oceani per la pesca ha fatto scendere la quantità di merluzzo dell'Atlantico settentrionale da 264.000 tonnellate a 60.000. I rinoceronti erano 65.000 nel 1970 e sono diventati 3.100 oggi, mentre gli elefanti africani sono calati da 1 milione e 200 mila nel 1980 a circa mezzo milione( qualcuno potrà obiettare che il merluzzo non gli piace e che degli elefanti e delle tigri non gli importa un tubo poiché odia la caccia). Nello stesso periodo i consumi umani sono raddoppiati, e continuano a crescere al ritmo dell'1,5% all'anno. Martin Jenkins, coautore del rapporto, ha commentato così la situazione: «Le cose stiano peggiorando ad una velocità mai vista prima. Una singola specie non aveva mai avuto tanto impatto sugli equilibri del pianeta, e quindi stiamo entrando in un territorio sconosciuto». Il WWF non si concentra sull'aumento della popolazione umana, ma piuttosto sulla crescita sproporzionata dei consumi e dell'inquinamento, puntando il dito verso i paesi ricchi. Gli abitanti degli Usa, tanto per fare un esempio, consumano circa il doppio di quelli della Gran Bretagna, e ben 24 volte i beni adoperati nelle zone più povere dell'Africa. Il rapporto cerca di dare una dimensione tangibile ai consumi, calcolando la quantità di suolo necessario a sostenere ciascuna persona. Il risultato è che per sopravvivere ai ritmi attuali, un americano ha bisogno di 12,2 ettari di terreno, un inglese di 6,29, un europeo occidentale di 6,28, un etiope di 2 e un abitante del Burundi di mezzo ettaro. La conclusione drammatica è che se questi sprechi non saranno contenuti, nel giro di 50 anni la Terra non avrà più le risorse per sopportarci. Quindi dovremo fuggire, puntando verso almeno due pianeti per reggere le nostre abitudini di vita. Infatti, la Nasa, nel frattempo, ha lanciato una missione per conoscere meglio le comete, e sogna da sempre la spedizione umana su Marte, dove nei mesi scorsi ha trovato le tracce dell'acqua. Però di andare su Marte gli scienziati ne stanno parlando da almeno dieci anni. Tanto per dire, il Progetto spaziale europeo “Hipparcos” ha avuto inizio nel 1975 e a questo stanno lavorando di comune accordo centinaia di esperti, in tandem con la Nasa, per rendere possibile la trasmigrazione degli umani sugli altri pianeti, visto che la terra “scoppia”. Nell’estate 1997 incontrammo alla Fondazione Cini(Venezia)il Prof. Bernacca, cattedra di fisica spaziale all’Università di Padova, direttore dell’Osservatorio astrofisico di Asiago(Vicenza) e l’ingegner Strim, responsabile del gruppo sistemi spaziali dell’Alenia Spazio e leggete cosa ci dissero allora(Cr.: Dimensioni Nuove, marzo 1998, Elledici 10096 Leumann-Torino).
Domanda: Prof. Bernacca, nel catalogo Tycho, sono stati raccolti dati precisi su almeno 1.100.000 stelle e dei pianeti si conosce, grazie a voi, quasi tutto. Qual è quello più vicino a noi? RISPOSTA: Marte e su di esso si stanno intensificando le missioni di esplorazioni, di atterraggio sul suolo. Su Marte sono state trovate tracce che potrebbero indurre a pensare che a livello microscopico si poteva sviluppare la vita. Credo che fra una cinquantina d’anni vi sarà una missione umana d’esplorazione. Magari anche prima. Diciamo che alla fine del 2100 vi sarà una colonia installata su Marte. DOMANDA: Ing. Strim, lei sembra più ottimista del prof. Bernacca, circa il tempo per raggiungere Marte: come mai? RISPOSTA: parliamo e collaboriamo con gli scienziati della Nasa che sta sviluppando motori a propulsione ionica che permetteranno di raggiungere Marte in sei mesi, quindi, al più tardi, si prevede lo sbarco su di esso nel 2030. Per la sua colonizzazione, occorrerà più tempo, perché si tratterà di partire dalla new frontier spaziale e cominciare a costruire territori. Intanto, sempre in collaborazione con gli altri europei e gli americani, costruiamo navicelle spaziali in cui convivono specialisti di più discipline per studiare le reazioni degli uomini in microgravità o in assenza di questa. Dal 2002- 2004, queste piccole colonie spaziali passeranno man mano da nuclei di 10- 20 persone a un gruppo di 30- 40. La prima espansione nello spazio incomincerà dalla stazione. Si andrà su Marte, ma prima si porrà una stazione sulla luna, per sfruttare i materiali che sono lì e magari produrre il propellente per spostarsi. Spazio non significa solo satelliti, ma anche stazioni abitate, sistemi di trasporti più veloci per uscire dal nostro sistema solare, che è uno dei più piccoli nuclei dei cento miliardi di stelle che esistono nella nostra galassia. DOMANDA: Prof. Bernacca, cosa ne pensa di queste trasmigrazioni in massa degli umani? RISPOSTA: è
bene che l’umanità non stia confinata sulla terra: è meglio che
si espanda su altri pianeti, in modo da diminuire il rischio di
estinzione.
Ormai la terra è destinata a morire per la spoliazione delle risorse naturali, la diboscazione, per l’inquinamento e per tutti quei problemi che la gente conosce già. Lo spazio diverrà sempre più ricco d’iniziative, di idee, di complessità. Esso però richiede, esagerando, un “uomo nuovo”, perché in futuro la ricerca spaziale svilupperà una diversa concezione dei rapporti tra gli uomini. Il sapere sarà assolutamente interdisciplinare: già ora lavorano a stretto contatto le scienze spaziali, la medicina spaziale, la biologia, la farmacologia, il diritto internazionale. Nell’università spaziale internazionale si studiano anche lettere e filosofia, perché riguardano aspetti umanistici estremamente importanti per la formazione dell’uomo nuovo. Non sarà un automa, insomma. Quello che è dannoso, è la stagnazione delle idee. DOMANDA: è davvero affascinante l’idea di espandersi su altri pianeti e magari trovare altri mondi abitati! Vi sembra un’ipotesi realistica? RISPOSTA: oggi è una fattibilità. Non esiste più alcun motivo di escludere altri mondi abitati da esseri. Magari non li troveremo calcolando la grandezza della galassia. Le nuove conoscenze daranno strumenti ancora più potenti per scoprire altre cose. La conoscenza è un processo senza fine. PAROLE
PER CAPIRE. HIPPARCOS e TYCHO, sono nomi convenzionali. Ipparco di Nicea compilò per primo nel secondo secolo avanti Cristo, un catalogo di mille stelle. Tycho Brabe, astronomo danese, eseguì con estrema cura le misure di pianeti e di stelle nella seconda metà del 1500, fornendo a Keplero la materia prima per dedurre le tre leggi del moto planetario. PROFEZIA, termine dal greco che significa:” chi parla prima, predice”. Di profeti ve ne sono stati e vi sono in ogni cultura. Famosi sono quelli della Bibbia(Isaia, Geremia, Ezechiele, Michea….)e le numerose profezie apocalittiche. Nel nostro tempo molti “profetizzano”,
grazie alla scienza. E visto che siamo in tema, è sbalorditivo il
soggetto che la Fondazione Pio Manzù(Rimini) ha scelto per la
XXVIII edizione delle Giornate internazionali di studio “Il corno
di Heimdall”, per la
necessità di resistere alla disperazione del pianeta, per creare
relazioni tra gli esseri umani e tessere la rete più importante,
quella della vita(Rimini, ottobre 2002). HEIMDALL,
nome di un'antica divinità nordica,
è grande e sacro. Heimdall
ha un compito particolare, nel ricco e mitologico mondo degli
dei nordici, in cui è inclusa la narrazione degli eventi futuri, la
fine degli dei in una grande battaglia: suonare il suo corno per
avvertire dello scontro finale tra il bene e il male. La grande
battaglia è preceduta da tre anni di calamità e decadimento
morale. Appaiono segni infausti: lupi che mangiano il sole e la
luna, le stelle cadono. IL
GIORNO DEL GIUDIZIO. Nel Vangelo di Matteo il capitolo 24 riporta il
discorso di Gesù sugli ultimi tempi, con dolori e tribolazioni
inaudite per l’umanità: "Vi
sarà una grande tribolazione, quale non fu mai vista dall’inizio
del mondo fino adesso, e mai più lo sarà..."(Matteo,
24:21). Secondo i Maya le Ere cosmiche furono cinque,
corrispondenti ad altrettante civiltà. Le precedenti quattro Ere
(dell’Acqua, Aria, Fuoco e Terra) sarebbero tutte terminate con
degli immani sconvolgimenti ambientali. Alcuni studiosi affermano
che la prima civiltà - quella distrutta dall’Acqua - era
Atlantide. Nel Popol Vuh dei Maya Quiché, si legge: "un
diluvio fu suscitato dal Cuore del Cielo... una pesante resina cadde
dal cielo.. la faccia della terra si oscurò, e una nera pioggia
cadde su di essa, notte e giorno". Secondo il calendario Maya,
l’attuale Età dell’Oro (la quinta, governata dal dio
Quetzalcoatl) terminerà nel 2012. Cosa accadrà? Secondo alcuni
ricercatori , i cataclismi che caratterizzarono la fine delle
Ere Maya furono causati da una inversione del campo magnetico
terrestre, dovuto ad uno spostamento dell’asse del pianeta. La
Terra infatti subirebbe periodicamente una variazione
dell’inclinazione assiale rispetto al piano dell’ellittica del
sistema solare. Ciò provocherebbe scenari apocalittici, descritti
dallo storico Immanuel Velikvosky nel suo libro Earth
in Upheaval: A noi non resta che dire: Amen! ________________________________________________________________ |