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Cari laici, non mettiamo Dio fra parentesi

Goffredo Fofi parla della fatica di essere un "non non-credente"

di GOFFREDO FOFI


E' di estremo imbarazzo scrivere di queste cose, tanto serie e impegnative
quanto il viver bene la vita, il ben prepararsi alla morte. Se ne parla e se
ne scrive con una facilità che può scandalizzare; e quando i non-credenti
fanno professione di etica laica vedo dietro di loro (per esempio dietro
Scalfari, dietro Flores d'Arcais, ma non solo; anche tra persone meno di
potere, non riesco a non intravvedere il sorriso bonario e astuto, un
sorriso che oserei dire "diabolico", della Forza del Capitale e del Denaro)
un aggiustamento ai tempi, una accettazione - con riserva -, e la
considerazione dell'"altro potere", quello della Chiesa, oggi più forte e
decisivo dei loro partiti e delle loro confindustrie; e quando i credenti
fanno professione di fede vedo dietro tanti e troppi di loro non più la
paura della morte, come accadeva un tempo (la morte è esorcizzata in tutti i
modi, e così il sacro rispunta, in forme new-age, da tutte le bande negli
immensi sforzi e illusione di poterlo addomesticare) ma un tartufismo quanto
mai concreto.
Con gli amici credenti, mi definivo un tempo non-noncredente, ma vedo che
anche questa è diventata una voga (un alibi) e bisognerà saper proporre
qualche altra formula più precisa, che definisca meglio il terreno minato
(cioè pericoloso, azzardose, faticoso, anzi estremo) su cui si muove chi
"mette tra parentesi Dio" e cerca e trova l'incontro con il credente su un
terreno comune di valori e di investigazione atto per atto, onere per onere,
scrupolo per scrupolo del "ben fare" qui e ora, e nella tensione di una
inevitabile trascendenza.
È gravoso, è faticoso, è stancante; e va in direzione contraria alla
facilità, alla comodità, alla gradevolezza, alla superficialità che l'epoca
e i suoi molti lupi, coscienti e incoscienti, ci sembrano trafficare e
imporre. Ci si ritrova in Gesù (Gesù di Nazareth, non per tutti il Cristo) e
in altri storici profeti quasi della sua forza? Ma non crediate che questo
renda le cose più facili! E allora si preferisce, negli ambiti non di
chiacchiera, "mettere Dio tra parentesi" e ragionare sull'epoca, e agirvi
nel poco e nel misero delle proprie possibilità ma congiunti "chi crede" e
"chi non crede", senza guru e senza cardinali e senza gli autoinventatisi
santi-laici.
Si rinvia - e il tempo arriva, arriva... - il momento del confronto sulle
questioni ultime, contentandosi del fare, dello stare nel mondo senza
supinità ai suoi credo di banche e gazzette. Questo confronto è tale se è
con-ricerca, se non ci si mente. Può avvenire solo su una base di reciproca
fiducia, e oggi in un Paese come è l'Italia, trovare chi ci dà fiducia e in
cui confidare è già questa una ricerca più gravosa che mai.

da Avvenire, 13 luglio 2001

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