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Bologna, lunedì 28 gennaio 2002 Dalla rubrica "DIVINO" de "il Manifesto" di ieri 27 genn.2002, leggo queste considerazioni (VEDI ANCHE ALLEGATO)dell’amico Filippo Gentiloni. Confesso che gli interrogativi, le perplessità e i dubbi che Gentiloni si pone, sono anche i miei. Nulla di nuovo, mi sembra: è noto infatti che le contraddizioni nella chiesa-cattolica-istituzione ci sono sempre state e forse sempre ci saranno. Alcune però (e fra queste anche quelle che cita Gentiloni) paiono difficili da "digerire" forse anche al più ossequiente tra i "cristiani-cattolici": Penso infatti per esempio che (come scrive A: Thellung) "…mettere accanto Pio IX e Giovanni XXIII, coniugare il Sillabo con la Gaudium et Spes, chiedere perdono delle passate intolleranze e rispolverare l’arma della scomunica, promuovere incontri tra le religioni e ribadire solennemente che la nostra (quella cattolica, cioè. ndr) è l’unica verità "vera"…" sono tutti episodi che lasciano perplessi circa quel minimo di coerenza che "l’uomo della strada" si aspetterebbe da una chiesa-istituzione che - ancorché costituita da uomini - si considera ispirata dallo Spirito Santo. Circa questa (apparente?) mancanza di coerenza un amico di Palermo mi scrive " … un breve commento anche sulla giornata di Assisi. Personalmente, come uomo che tenta di avere una volonta' buona ("credente" o "noncredente" non importa), la mia gioia per la realizzazione della giornata di ieri sarebbe stata molto piu' piena se il Papa, ricordando il suo Ispiratore, invece di baciare e abbracciare i mercanti, (il Papa ha abbracciato alcuni uomini politici, anche Berlusconi, ndr). li avesse nettamente cacciati dal tempio. Come un segno di nuova coerenza…". Sono d’acccordo con l’amico di Palermo, anche se mi rendo conto che certi atteggiamemnti, certi baci e abbracci avvengono perché il Papa è "Capo di Stato" di uno Stato che ha un "Concordato" con lo Stato Italiano. E allora penso che sarà un giorno molto bello per la chiesa cristiano-cattolica quello in cui non ci sarà più né Concordato, né Stato Città del Vaticano. Se sbaglio, dove sbaglio secondo voi? Shalom, salaam a tutti, ma proprio a tutti….specialmente a questo povero papa malato e stanco. Domenico Manaresi Mitt. Domenico Manaresi - via Gubellini, 6 - 40141 Bologna - tel&fax 051-6233923 – e-mail: bon4084@iperbole.bologna.it *****************************************************************************************************
Il papa di Assisi di FILIPPO GENTILONI La preghiera interreligiosa di giovedì scorso ad Assisi impone alcuni interrogativi che forse è bene non eludere. Riguardano almeno due capitoli di estrema importanza, il rapporto della preghiera con i mass media e l'ecumenismo. Che dire della preghiera in eurovisione? E' ancora autentica preghiera o si è trasformata in qualche altra cosa, anch'essa importante e positiva? Propaganda, pubblicità, insegnamento, politica? Eppure il vangelo contiene un'affermazione che sembra riservare la preghiera al silenzio e al nascondimento . Parole chiare: "Chiusa la porta, prega il Padre nel nascondimento, e il Padre che vede nel nascondimento, ti esaudirà " (Mt 6-6, ndr). Parole che, forse, cercano di tenere lontana l'ipocrisia più che la pubblicità. D’altronde a queste parole se ne potrebbero contrapporre altre che dicono di "salire sui tetti" per gridare a voce alta e farsi ascoltare meglio. Le religioni, ad Assisi, sono veramente salite sui tetti. Il messaggio di pace si è così rafforzato o indebolito? E' difficile rispondere. Certamente si è politicizzato, affidandosi ai mass media che lo trasmettono inevitabilmente fra una pubblicità e l'altra. Lo diffondono, ma lo banalizzano. Sembra che ne trasformino il contenuto: la preghiera cammina, per così dire, in un percorso orizzontale invece che verticale. Sembra rivolta non tanto al Dio, il Dio di ciascuna religione, quanto agli uomini: li vuole convincere alla pace. Al limite, sembra che alle religioni non sia sufficiente rivolgersi a quel Dio che ascolta nel segreto: non che non si fidino del Dio in cui dicono di credere, ma pensano che sia più efficace raggiungere anche le orecchie degli uomini. La preghiera diventa un gesto anche politico. E, con la preghiera, la religione stessa conferma il suo ruolo politico nella società. Nonostante la secolarizzazione che ha segnato il nostro occidente, la religione insegna, interviene, educa. E una buona parte dell'umanità, delusa dalla laicità, le conferma ben volentieri questo ruolo. Un ruolo che esalta la religione ma rischia di falsarne il significato. Assisi lo ha dimostrato una volta. Ma l'eurovisione mette in evidenzia non soltanto la orizzontalità della preghiera a scapito della sua verticalità: evidenzia anche la difficoltà dell'ecumenismo. Chi ha visto, di persona o in tv, la celebrazione di Assisi avrà notato la centralità del papa. Anche se con sobrietà, la scenografia sottolineava che la celebrazione era, si, interreligiosa, ma con il papa decisamente al centro. Le altre religioni e le altre fedi cristiane tutte intorno, a un livello un po' inferiore, per non dire in serie B. Era Roma che invitava, gestiva, organizzava, decideva, concludeva. Una sorta di direzione d'orchestra. Un primato riaffermato, anche se con toni più modesti di una volta: il papamobile non è un trono circondato dai flabelli sul tipo del faraone egiziano, come per i papi di una volta, ma è pur sempre l'indicazione di un primato. Forse il papa non poteva fare di più per porsi al livello di tutti gli altri. E' noto che all'interno del cattolicesimo voci autorevoli lo criticano, rivendicando al cattolicesimo la presunzione di verità unica e assoluta. Comunque lo stesso scenario di Assisi ha rivelato ancora una volta quanto gli ostacoli ad un autentico ecumenismo siano difficili da superare. Difficile anche il superamento del maschilismo nelle religioni: mi sembra che una sola donna, una indù, sia stata a capo di una delegazione e abbia preso la parola nell’assemblea, in mezzo a decine di capi religiosi maschi. Sulla via dell'ecumenismo e della pace Assisi ha certamente rappresentato un passo avanti, ma la strada da percorrere è ancora lunga e in salita. FILIPPO GENTILONI
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