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17 gennaio 1991 - 17 gennaio 2002 

LE VITTIME

DELLA GUERRA GLOBALE 

Il 17 gennaio 1991, con i primi attacchi aerei su Baghdad, si apriva una nuova fase delle "relazioni internazionali", nella quale la guerra tornava a essere lo strumento centrale per imporre quello che Bush padre definì "Nuovo Ordine Mondiale", ma che possiamo anche chiamare la "globalizzazione liberista", cioè il dominio politico-economico dell'Occidente e delle grandi multinazionali.

In questi undici anni, dall'Iraq alla Somalia, dai Balcani all'Afghanistan, si sono mol-tiplicati gli interventi militari imperiali, prima presentati come "operazioni di polizia internazionale", poi come "operazioni umanitarie", oggi come "lotta al terrorismo". 

Dopo l'11 settembre, con la menzognera giustificazione della "lotta al terrorismo", questa strategia della presenza militare planetaria ha subito l'ennesima accelerazione, facendo della guerra l'essenza stessa della politica nella fase attuale. Si tratta di una strategia guidata dagli Stati Uniti, ma fatta propria anche dai paesi europei, attraverso la Nato e le velleità di un "esercito europeo". E l'Italia ancora una volta è in prima fila, come ieri in Iraq, in Somalia e nei Balcani, oggi in Afghanistan.

 

Tale strategia, a sua volta terroristica, ha provocato ormai milioni di morti: con l'embargo all'Iraq; con la connivenza nelle guerre "locali" in Africa; col sostegno ai regimi terroristi di Tel Aviv e di Ankara; con i bombardamenti in Iraq, in Jugoslavia e in Afghanistan.

Le vittime sono tutti quei popoli che subiscono le conseguenze di un "ordine mondiale" nel quale non trovano posto i loro diritti: il popolo palestinese, ostaggio dell'occupazione israeliana e delle violenze dell'esercito e dei coloni; il popolo iracheno che subisce da 11 anni un embargo criminale; il popolo kurdo, diviso e represso; gli uomini e le donne dell'Afghanistan, sottoposti prima al feroce regime dei Talebani, poi bombardati e occupati, sempre per volontà degli Stati Uniti e dell'Occidente.

 

Noi ci schieriamo al loro fianco rivendicando:

* la fine dell'embargo contro l'Iraq; 

* il ritiro dell'esercito di occupazione israeliano, lo smantellamento delle colonie e la nascita di uno stato palestinese indipendente;

* la soluzione pacifica del conflitto kurdo, come proposto dal Pkk e la solidarietà ai detenuti turchi in sciopero della fame;  

* il ritiro dal Medioriente e dall'Asia centrale di tutti gli eserciti e di tutte le truppe occidentali, in primo luogo di quelle italiane.

 

 

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    (spazio per presentare iniziative locali)


1. LA GUERRA DEL GOLFO

E L'EMBARGO CONTRO L'IRAQ

 

 


Nella notte fra il 16 e il 17 gennaio 1991 iniziava la guerra del Golfo, presentata come semplice "operazione di polizia internazionale" contro l'occupazione del Kuwait da parte di Saddam, ma risoltasi in un eccidio di massa.

 

 

LA GUERRA - Dal 16 gennaio al 27 febbraio 1991 l'aviazione Usa ha condotto il più sofisti­cato e violento attaco aereo della sto­ria contro un popolo praticamente privo di di­fese. Una deliberata politica di bombardamenti sulla popolazione e su impianti indispensabili alla vita civile ha distrutto l'economia irachena e le infra­strutture urbane. Il 26 febbraio, quando la guerra era già finita e l'Iraq stava ritirandosi dal Kuwait, aerei Usa hanno mitragliato e assassinato migliaia di soldati e ci­vili ira­cheni in fuga verso Baghdad.

 

 "Secondo stime ancora approssimative da 125.000 a 300.000 iracheni sono stati assassi­nati, milioni di per­sone sono state private della loro casa, esposte alla fame, minacciate dalle epidemie, co­strette a una condizione di esi­liati e rifugiati." (Documento costitutivo del Tribunale R. Clark sui crimini Usa nel Golfo persico, marzo 1991).

 

 

L'EMBARGO - Un crimine ancora peggiore della guerra è stato l'embargo totale decretato dall'Onu nell'agosto del 1990, come sanzione contro l'invasione del Kuwait, e che avrebbe dovuto finire col ritiro iracheno nel marzo 1991 ma è in vigore ancora oggi.

L'embargo ha privato la popolazione del cibo e dei medicinali indispensabili; ha reso impossibile depurare le acque inquinate anche per effetto della guerra e garantire il funzionamento degli ospedali, dove si è spesso costretti a operare senza le necessarie attrezzature e senza anestesia, in disastrose condizioni igieniche; ha impedito la ripresa dell'economia, dell'industria e dell'agricoltura.

Di conseguenza si sono diffuse malattie già da tempo debellate, epidemie, sottonutri-zione.

 

E la situazione è migliorata di poco anche dopo che una risoluzione dell'Onu del 1998 (Oil for food)  ha  autorizzato l'Iraq a vendere una limitata parte del suo petrolio per acquistare cibi e medicinali. 

 

 

Un'inchiesta dell'Unicef del 1999 ha evi-denziato che in Iraq la mortalità al di sotto dei cinque anni è più che raddoppiata fra il 1994 e il 1999. Secondo stime della Fao e di altri organismi internazionali i morti causati dalle sanzioni sarebbero fra un milione e un milione e mezzo dall'inizio dell'embargo, per la maggior parte bambini.

 

 

Nel frattempo la campagna per mettere fine alle sanzioni ha raccolto sempre più consensi nel mondo non solo a livello della società civile ma anche dei governi. In seno allo stesso Consiglio di sicurezza dell'Onu, Russia, Francia e Cina si sono più volte pronunciate per un graduale superamento dell'embargo.

Ma esso continua per volontà degli Stati Uniti e della Gran Bretagna che da quattro anni, coi più vari pretesti, hanno anche ripreso a bombardare quasi ogni giorno l'Iraq, causando altre vittime.

Quando la giornalista statunitense Lesley Stahl chiese all'allora Segretario di Stato Madeline Albright se la morte di 500.000 bambini iracheni era un prezzo da pagare per mantenere le sanzioni contro Saddam Hussein, la Albright rispose: "Sì, ne vale la pena" (CBS, 60 Minutes, 12/5/1996).

 

 

In Italia, a seguito della forte campagna "Rompere l'embargo" cui hanno aderito decine di migliaia di cittadini, associazioni ed enti locali, i due rami del parlamento hanno votato nel 2000 una mozione per il superamento dell'embargo.

Ma il governo D'Alema, in linea con quelli precedenti e coi successivi governi Amato e Berlusconi, si è rifiutato di prendere ogni iniziativa. Ciò rende i governi italiani corresponsabili del genocidio.

 


2. LA GUERRA "UMANITARIA" CONTRO LA JUGOSLAVIA

 

Il 24 marzo 1999 la NATO, guidata dagli Stati Uniti, iniziava i bombardamenti su tutta la Jugoslavia.

Anche questa aggressione, presentata come una "guerra umanitaria" per difendere i kosovari albanesi dalla repressione del governo serbo, ha provocato migliaia di vittime civili.

 

Ecco alcuni crimini denunciati nel 1999 alla magistratura italiana dai Comitati contro la guerra:

* strage, omicidio plurimo e lesioni;

* bombardamenti indiscriminati con distruzione delle strutture essenziali per la vita civile ed economica in tutta la Jugoslavia (ponti, ferrovie, impianti elettrici, acquedotti, scuole, ospedali, uffici civili, ripetitori e sedi TV ecc.), in violazione delle leggi penali ordinarie, della Carta dell'ONU e delle Convenzioni di Ginevra e dell'Aja;

* uso di armi proibite dalle convenzioni internazionali come i proiettili all'uranio impoverito e le bombe a frammentazione;

* bombardamenti di installazioni contenenti sostanze pericolose per la salute e per l'ambiente, in violazione delle citate convenzioni e del Prot. agg. I all'art. 56 Conv. Ginevra 1977.

 

Dopo la guerra, nel Kosovo sotto occupazione NATO ha avuto via libera una politica di aggressione alla popolazione serba, che ha causato un alto numero di vittime e l'esodo forzato di 250.000 serbi.

 

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Chi sono i terroristi?

Dopo l'11 settembre, il segretario di Stato Usa Colin Powell ha definito terroristi quanti "pensano che si possa in qualche modo raggiungere obiettivi politici con la distruzione di edifici e l'assassinio di civili.

Ma questo è proprio quanto pensano e fanno i Bush, i Clinton, i Blair e i loro alleati, come i capi di governo succedutisi in Italia dal 1991 a oggi.

In questi anni Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema si sono resi corresponsabili dell'assassinio di oltre un milione di civili attraverso le varie guerre e l'embargo all'Iraq.

 

3. LA "GUERRA AL TERRORISMO"

IN AFGHANISTAN

 

(Estratto da  "Cinque domande ai Signori della guerra" di Paolo Barnard, in www.nonluoghi.it/, 3/1/ 2002)

 


Non mi perdo in preamboli: la nostra Guerra al Terrorismo sembra aver prodotto finora un cri-mine contro l'umanità pari a quello perpetrato l'11 settembre a New York e a Washington…

 

Primo punto: quanti civili afghani sono stati uccisi da questa guerra? Infatti ancora non esi-stono cifre ufficiali sulle vittime innocenti ma un tentativo di raccogliere dati attendibili sui morti civili dei bombardamenti è stato fatto, e il risultato è di 3.767 vittime finora (M. He-rold, A Dossier on Civilian Victims of United States' Arial Bombing of Afghanistan ).

È una cifra per difetto poiché Herold, do-cente di economia dell'University of New Hampshire (Usa), non ha te-nuto conto:

- 1) dei decessi in seguito alle ferite riportate;

- 2) delle morti dal 10 dicembre a oggi;

- 3) delle morti per fame e gelo causata dal-l'interruzione delle forniture umanitarie impo-sta dai bombardamenti;

- 4) dei morti fra i contadini in fuga che sono incappati nelle vecchie mine della guerra sovie-tica o nelle bombette Cluster appena sparse da-gli americani attorno ad alcuni villaggi. (…)

 

Secondo punto: quanti morti fra i civili af-ghani ci saranno? Sto parlando dei futuri morti in seguito all'interruzione di forniture umani-tarie causata dai bombardamenti, e alla quale la cosiddetta "liberazione" di Kabul ha posto assai pochi rimedi. (…)

Christian Aid, una delle più stimate Ong del mondo, ha dichiarato che "Dall'11 Settembre il nostro lavoro è stato di fatto bloccato" e "Dal 12 di novembre, data della liberazione di quasi tutto l'Afghanistan, la quantità di aiuti che ci è concesso portare è crollata di più della metà, nonostante l'assenza dei Talebani." (Indepen-dent on Sunday, 9/12/2001).

La giornalista del Sunday Telegraph Christina Lamb ha testimoniato di aver visto in pieno Afghanistan "liberato" gente morire di fame e bambini in fasce succhiare dagli stracci delle madri già morte di assideramento.

Il responsabile degli aiuti dell'ONU, Kenzo Oshima, ha dichiarato: "Ci saranno molti de-cessi di civili nelle prossime settimane se la si-tuazione di anarchia e violenza nell'Afghani-stan liberato non cesserà" (…)

 

E ora passo alla facile previsione di quanti afghani e (soprattutto) afghane verran-no uccisi dalla violenza endemica dei "nostri amici" dell'Alleanza del Nord, che, ricordia-molo, fuggirono da Kabul nel 1996 inseguiti dai Talebani, lasciandosi alle spalle 50.000 morti in soli 4 anni di governo (Amnesty Inter-national, Londra 13/11/2001). (…) 

Rasil Basu, che fu Consulente del Governo afghano per conto del Programma di Sviluppo dell'ONU, ci ha rinfrescato la memoria su chi veramente siano i "nostri amici" dell'Alleanza del Nord, i "liberatori" oggi al governo a Kabul grazie soprattutto alle nostre bombe. Scrive Basu: "Usavano violentare e torturare le donne come arma di controllo sulla popola-zione civile, e l'impunità per le loro truppe era totale. Il terrore degli stupri spinse molte donne al suicidio, e alcuni padri uccisero le figlie per evitare quell'onta" (…)

Il Segretario Generale di Amnesty Irene Khan ha dichiarato: "La popolazione afghana è oggi alla mercé di gruppi armati responsabili di orrendi crimini contro i diritti dell'uomo" (Londra 13/11/2001).

 

Infine il pericolo ordigni abbandonati. Le bombe Cluster, lanciate dagli USA sul-l'Afghanistan, esplodono spargendo a pioggia centi-naia di bombette micidiali. Mark Hiznay, ricercatore di Human Rights Watch, ha lanciato un allarme "per circa 5.000 bombette ine-splose (ma potrebbero essere 70.000) sparse sul terreno afghano, che rimarranno una mi-naccia per anni. Esse sono il risultato dell'uso americano di 350 bombe Cluster, ciascuna contenente 202 bombette che possono esplo-dere al solo tatto" (Hrw press release del 17/11/2001). Il fatto sconcertante è anche che queste micidiali bombette "sono quasi identiche per forma e colore alle razioni alimentari che gli USA hanno fatto piovere dal cielo" (The Independent, 17/11/2001).

 

Di nuovo: quanti morti fra i civili afghani ci saranno?


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volantone a cura del mensile "Guerre&Pace", via Pichi 1 Mi (02/89422081). St. in pr.

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