L’aria è piena di rivolta
contro le cose così
come stanno(V. Parrington).
1.1.
I
LUOGHI DELLA CONTESTAZIONE:
DA
SEATTLE A GENOVA, UN UNICO GRIDO: FIX IT OR NIX IT!
(AGGIUSTALA O ELIMINALA!)
Quando si pronuncia la parola “globalizzazione”. gli animi iniziano a scaldarsi. E'
sempre più acceso il dibattito fra i sostenitori dell'idea che il benessere
economico mondiale richieda liberi scambi senza troppe regole da una parte e,
dall'altra, i contestatori dei mercati globalizzati. L'apice di questo scontro
lo si è visto per la prima volta a Seattle, la città americana che ha ospitato
il primo vertice, e poi ancora Davos, Praga, Melbourne, Nizza , Napoli, Genova,
e poi, probabilmente a Durban(Sud Africa), a Managua(Nicaragua); a New
York(USA),Roma, ancora a Napoli,a Doha(Qatar), Trieste, Bucarest(Romania)….,
dove i delegati internazionali hanno discusso e discutono la possibilità di
allargare i mercati, implementare sistemi informativi elettronici, i cosiddetti
“beni immateriali”, per lo sviluppo della democrazia e dove, ovviamente, si
sono tenuti i vari controvertice, cioè la mobilitazione di migliaia di giovani
che, grazie al tam- tam di Internet, costituiscono, a conti fatti e malgrado la
retorica negativa, che trova ampiamente spazio sui media gestiti, perlopiù, da
grossi capitalisti, il movimento
antiglobalizzazione.
I giovani, specie quelli occidentali, non afflitti da troppi problemi, sono frastornati da questo chiasso mediatico, non sanno più a chi credere(ma le sette vacche grasse, sono seguite da quelle magre…)
Il divario tecnologico, la più nuova tra le forme di apartheid, ha dato inizio all’era della colonizzazione interiore e della sorveglianza algoritmica, il capitale è diventato il Grande Venditore(Cfr. Vita, 24 marzo 2001).
1.2. Il Grande Venditore.
Stando ai numeri, dal 1997 ad oggi, il digital divide, cioè, la possibilità di avere a disposizione l’uso delle telecomunicazioni, per mezzo dei PC nei vari paesi del mondo(compresi i più poveri), invece di diminuire, si è aggravato. Tanto per fare un esempio, in Africa la percentuale sugli utenti nel mondo, nel ’97 era dello 0,024, nel 1999 è scesa allo 0, 018(Cfr. Pippa Norris, Università di Harvard, USA, http://www.pippanorris.com.
Insomma, in giro si raccontano balle spaziali, tanto perché ci sono i burattinai( i venditori) e i burattini( le marionette, coloro che non hanno potere) e sul pianeta l’istruzione sta procedendo a due velocità, con una di serie A( i paesi ricchi) e l’altra di serie B( i paesi poveri o non sufficientemente informatizzati).
Non si capisce perché l’obiettivo per tutti è l’istruzione telematica, quando a un miliardo degli abitanti del pianeta mancano gli strumenti linguistici e culturali di base(analfabetismo).
Dietro l’apparente equalizzazione sociale, si nascondono i grandi interessi economici dei colossi delle tecnologie dell’informazione, mentre si annida in modo soft, la nuova colonizzazione tecnologica per portare Internet dove ancora non c’è l’acqua, che è ritenuto un bene prezioso dell’umanità e che, stando ai programmi globalizzati, potrebbe essere “razionata” da qualche multinazionale, per ricavarne altri grossi profitti.
La globalizzazione neoliberista, quella contro cui si battono gli antiglobalizzatori, mantiene in servitù economica, culturale ed ideologica, i due terzi dell’umanità.
Non è più tempo di indiani e cowboys, di globalizzatori e
globalizzati , ma di chi Have e Have not.
Così, giorno dopo giorno, dalla società civile mondiale, si
stanno alzando più voci che richiedono che si intervenga in questi fenomeni
prestando più attenzione all’etica, all’equità, all’inclusione, alla sicurezza
umana, alla sostenibilità ambientale e allo sviluppo.
E’ ormai chiaro a molti, se non proprio a tutti, che la
recente situazione economica e sociale complessiva, ha prodotto
un’insostenibilità dei modelli di sviluppo che necessitano, al più presto, di
un onesto riorientamento etico e morale.
Continuare sulla strada del business as usual( degli affari come al solito), sembra del tutto
insensato, visto che gli occhi della gente si stanno aprendo sui guasti
prodotti dall’industrializzazione selvaggia, promossa dalle maggiori economie
mondiali che, per correggersi e diventare di nuovo sostenibile, ha bisogno di
molte risorse dalla nostra morale.
Ma cominciamo con ordine,
da quando la coscienza degli occidentali si è svegliata dal torpore del
benessere indotto.
1.3. A SEATTLE, il 1 dicembre 1999,
cominciò la protesta.
E' il giorno della protesta e a bloccare le strade non sono stati soltanto i trattori, i mille gruppi verdi e ambientalisti, i giovani travestiti da tartarughe marine e quel capopopolo arrabbiato Josè Bovè, il francese che ancora una volta ha sfidato le leggi americane distribuendo il pregiato formaggio Roquefort e ha avuto pure la sfortuna di indietreggiare davanti alle telecamere rompendo una finestra a fianco dell'odiato McDonald's. Ad un centinaio di metri dal centro convegni, si poteva scorgere sullo sfondo, a circa un chilometro di distanza, un'enorme gru, col chiaro intento di rappresentare una forca. L'impiccato era la Wto. Wto sta per Word Trade Organization, Organizzazione mondiale del commercio, incaricata di dirimere le dispute commerciali tra paesi e di promuovere l'interscambio nell'era della globalizzazione economica che fa così tanta paura. La festa del Millennium Round (la cerimonia di apertura non ha potuto avere luogo nei tempi previsti) è stata rovinata.
Non importa che la conferenza dell'Omc abbia
cementato una coalizione eccessivamente variegata, che mescola di tutto, il leader dei consumatori, Ralph Nader, gli
ambientalisti del Sierra Club e i duri agricoltori francesi, protetti ed
esclusi, destra e sinistra. Ciò che conta è che per la prima volta i governi
sono stati davvero presi in contropiede e all'ultimo minuto hanno dovuto
modificare i loro programmi. Alle manifestazioni di Seattle, hanno fatto eco
quelle di Londra con scontri con la polizia, con contusi e feriti, dimostrando
anche in questo caso, come il mondo sta diventando unico. (dai quotidiani
italiani, dicembre 1999)
1.4.
A SEATTLE, il giorno dopo(2.12.1999).
I poliziotti di Seattle, città normalmente tranquilla come un paesino di montagna in Svizzera, hanno imparato presto la lezione del giorno precedente: così sono stati creati corridoi per l'accesso dei delegati al centro congressi, dove si sono svolte le riunioni ministeriali della Wto, sono stati allargati di molto i confini della zona off-limits, sparando gas lacrimogeni e arrestando i 200 dimostranti più aggressivi. Il gioco d'anticipo ha funzionato, così come il coprifuoco e lo stato d'emergenza decretati dal sindaco.
I lavori annuali della Wto sono andati avanti nella quasi normalità. Gli Stati Uniti hanno accettato di ampliare l'agenda su argomenti cui l'Europa teneva in modo particolare, riguardo la questione delle protezioni sociali, definendo regole minime per cancellare dalla faccia della terra lo sfruttamento del lavoro dei bambini e dare ai lavoratori gli strumenti sindacali e sociali per poter contrattare salari e condizioni di lavoro migliori. A tale proposito, Bill Clinton ha firmato la nuova Convenzione internazionale contro le più gravi forme di lavoro minorile, e l'adozione di nuovi standard concordati dall'International Labor Organization (Ilo), che mettono al bando pratiche che vanno dalla schiavitù alla prostituzione. Tale richiesta sostanzialmente condivisa dagli europei, ha però scatenato un difficile confronto tra Paesi industrializzati e in via di sviluppo. Alla ricerca di un'intesa, si è alternato il timore che si possano facilitare in Occidente misure protezionistiche contro l'export del Sud del mondo.
La Commissione Europea ha ceduto sull'agricoltura,
pur salvaguardando il diritto di non portare a zero i sussidi alle
esportazioni, e ha approvato la creazione di un gruppo di lavoro sulla
biotecnologia cui l'America teneva particolarmente. L'Europa chiede che venga
ammesso il principio del "ruolo multifunzionale” dell'agricoltura. Entro
due anni si cercherà di chiarire, con
maggiori dettagli, lo scopo e i limiti da imporre allo sviluppo e
all'impiego di pratiche biotecnologiche. Il linguaggio e gli accordi sembrano
confusi come sempre succede in questo tipo di riunioni. Ma sul piano politico
il significato è apprezzabile: le biotecnologie troveranno un loro collocamento
nel contesto Wto(dai quotidiani italiani, dicembre 1999).
SEATTLE 3.12.1999 - A Seattle sono ripresi i disordini. Grande chiasso, grande rumore e 572 arresti.
I dimostranti sono stati abbastanza lontani dal Palazzo dei Congressi. E da questa data, il mondo avrà un'agenda su cui negoziare la piattaforma commerciale del 2000: si limiteranno le vecchie prassi per proteggere agricoltura e settore manifatturiero e si apriranno, almeno in forma esplorativa, le frontiere delle biotecnologie, e del commercio elettronico(dai quotidiani italiani, dicembre 1999).
1.6.A
SEATTLE, SI RAGGIUNGE UN ACCORDO.
SEATTLE 4.12.1999 – Dopo una notte insonne, stremati, i mediatori commerciali incaricati di lanciare un nuovo round negoziale per liberalizzare il commercio mondiale, hanno deciso di chiudere il dibattito. Come sempre, l’accordo è stato raggiunto dopo numerosi compromessi. Accanto ai capitoli più tradizionali, che con l’agricoltura comprendono l’obiettivo di liberalizzare il sempre più rilevante settore dei servizi (dalle banche alle assicurazioni e alle telecomunicazioni), sono state affrontate anche nuove tematiche del commercio globale.
Inoltre, sono accadute due cose rilevanti. La prima è che si è dimostrato il limite della propaganda sulla “globalizzazione dal volto umano”, e la seconda, sul dubbio che la globalizzazione sia dispensatrice automatica di benessere universale(dai quotidiani italiani, dicembre 1999).
1.7. DAVOS, I DUBBI DEL CAPITALISMO
DAVOS 28.01.2000 - C'è una località della Svizzera: Davos, 13 mila abitanti, cittadina del Cantone dei Grigioni, elitaria stazione turistica di sport invernali, adagiata ai piedi dell'imponente Weissfluh, un tempo famosa per le cliniche di lusso specializzate nella cura della tubercolosi e oggi nota perché qui, si pianifica il governo del pianeta.
Il tradizionale Word Economic Forum ha richiamato a Davos non solo i grandi della terra, ma anche i rappresentanti di organizzazioni ecologiste e anti - Wto dei paesi europei. Gli slogan scritti sugli striscioni dei manifestanti hanno riproposto i temi di Seattle, il rifiuto dei brevetti sulla vita e dei cibi transgenici. Accanto a chi esprimeva una dura contrapposizione alla liberalizzazione, c'era chi chiedeva solo l'applicazione di regole per la tutela dell'ambiente, della salute e dei diritti dei lavoratori più deboli. La manifestazione, alla quale ha partecipato anche Josè Bovè è stata in gran parte pacifica, ma non sono mancati gli scontri.
L'ala dura anti - Wto ha travolto la prima linea della polizia che impediva di avvicinarsi al Forum dove c'erano i capi di Stato. Altri incidenti, con la rottura di alcune vetrine, ci sono stati davanti all'unico McDonald's dalla cittadina, reo di utilizzare uno slogan ecologista per vendere hamburger. A Davos si è discusso di economia. La finanza, gli hedging( la copertura dei rischi), le crisi, sono sullo sfondo. I problemi riguardano la gestione di Internet, in modo che non divida ancora di più il mondo dei ricchi dal mondo dei poveri, tra gli “Have” e gli “Have not” e la strategia politica di coordinare una globalizzazione che non è amata, anzi spesso è rifiutata( dai quotidiani italiani, gennaio 2000).
1.8. GENOVA, BIOTECNOLOGIE, PERCHE’ SI PROTESTA?
GENOVA 25.05.2000 – In maniera folkloristica, vengono mostrate le carriole di sterco nero e puzzolente, come elogio della terra e di un modo antico di coltivarla che viene esibito come sintesi di un mondo che il futuro rischia di uccidere. Annalisa, fantoccio vivente con la testa da mucca, i piedi da gallo - toro, una spalla da pecora e l'altra da maiale, è la sconcia rappresentazione di ciò che l'ingegneria genetica può riservarci, un mostro animale. I ragazzi che avanzano con le tute bianche, i passamontagna e i fazzoletti sul volto, le spalle imbottite di gommapiuma, una protezione di camere d'aria unite fino a formare una sorta di materasso pneumatico, sono rabbia e ribellione che si avventano su poliziotti e carabinieri. Genova per un giorno, è questa spettacolo di potenza militare e di sovversione ideale. Il potere è in mano agli studiosi, impegnati a progettare organismi geneticamente modificati e delle multinazionali, pronte a trasformare il progresso della scienza nella nuova frontiera del guadagno planetario.
Tebio, dove si è tenuta la prima mostra delle biotecnologie in Italia, diventa subito una cittadella assediata, difesa da uno spiegamento di forze perfino esagerato contro l'assalto di chi chiede il rispetto dalla natura. La giornata è cominciata con l'appuntamento alle 9.00 davanti alla stazione di Brignole. MobiliTebio si muove tra non violenza e squilli di rivolta. In fondo, si piazzano quelli che principiano, sfasciando due vetrine. Alle 11.25 il primo assalto sul piazzale. Ma i poliziotti sono fermissimi nel respingerlo. Dieci minuti dopo, la seconda carica dei giovani contestatori. Alle 11.43 il casco blu di un celerino è trofeo per la folla. Viene annunciato che i lavori del congresso saranno interrotti temporaneamente. Il Presidente del Centro di Bio-tecnologie richiede ai manifestanti una discussione per avviare un confronto. All'interno, i ricercatori sono divisi. Gli americani sono da sempre favorevoli alle sperimentazioni. Gli europei chiedono garanzie. Ma cinesi e israeliani spiegano che dalla biotecnologia può arrivare l'autosufficienza alimentare dei paesi poveri.
Nel pomeriggio va in scena la seconda manifestazione, più dura e temuta perché scendono in strada i centri sociali. I McDonald's, obiettivo dichiarato a causa delle polemiche sulle carni USA, sono inattaccabili, protetti da centinaia di agenti. Verso sera in piazza De Ferraris la tensione di una giornata interminabile svanisce definitivamente, con due arresti e una quarantina di contusi(dai quotidiani italiani, maggio 2000).
1.9. BOLOGNA : SCUDI E LACRIMOGENI, TRA TENSIONE E MEDIAZIONE
BOLOGNA 15.06.2000 - Mentre Bologna dorme, ai centri sociali arrivano centinaia di persone. Il corteo, (circa cinquemila), perviene in via Indipendenza, dov’è schierata la polizia. Il "gruppo di contatto" va a trattare tre volte. Alla fine c'è la carica. La prima disobbedienza civile è andata, il corteo prosegue.
Il Presidente del Consiglio Giuliano Amato tende una mano ai manifestanti che gridano contro l'Ocse assediando Bologna. "Loro, - esordisce Amato- , hanno le nostre stesse preoccupazioni: le nuove tecnologie invece di generare un solco tra chi non le ha e chi ne dispone, debbono essere utilizzate per rimuovere i confini tra ricchezza e povertà. Stiamo vivendo una fase di profondo cambiamento, un cambiamento che offre sì nuove opportunità ma che presenta anche dei rischi. Siamo a Bologna, la culla delle piccole imprese e, appunto, delle opportunità, ma di fronte a noi ci sono tanti rappresentanti di paesi che rischiano di essere emarginati dallo sviluppo". Il rompicapo dei potenti è scoprire soluzioni eque per l’investimento del capitale umano, per abbattere i costi per la creazione di imprese e spingere sulla concorrenza, per superare vecchi monopoli, aumentando la loro trasparenza. In sintesi , si vuole creare un sistema di regole che consentano di promuovere lo sviluppo. E' questa la ricetta per la crescita economica che il presidente Giuliano Amato ha delineato al vertice sulla globalizzazione delle piccole e medie imprese. Le regole devono promuovere e non frenare lo sviluppo. Bisogna abbattere le tasse e i costi che rallentano la nascita di nuove attività. Secondo gli economisti presenti, non è il basso costo del lavoro, la chiave per il rilancio dell'economia, ma la formazione collettiva al lavoro, specializzando il capitale umano. Le aziende necessitano di una maggiore trasparenza e regole più attente all’etica, mentre la protezione di monopoli va a svantaggio dello sviluppo e i brevetti sui nuovi servizi tecnologici non rappresentano una barriera allo sviluppo. Infine, le amministrazioni pubbliche hanno l'obbligo di creare il "contesto amico". E' proprio la volontà espressa di voler lavorare per politiche che non escludono, il passo in avanti che si è avuto al forum di Bologna rispetto a quello di Seattle.
(dai quotidiani italiani, giugno 2000).
1.10. PRAGA: GUERRIGLIA "GLOBALE".
PRAGA 26.09.2000 - Sassi, bottiglie, molotov, fumo e barricate nelle strade. Scene da guerriglia, dove alla fine della giornata si sono contati almeno sessanta feriti nello scontro tra la polizia e i manifestanti antiglobalizzazione, che protestavano contro i delegati del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, riuniti in assemblea.
Il caro petrolio e la debolezza dell'euro sono i temi al centro della riunione dei ministri dei Paesi più industrializzati.
Dalla mattina i manifestanti hanno invaso le strade della capitale ceca. Il corteo (circa 10mila) è partito da Piazza della Pace ed è arrivato sul ponte di Nusle, nei pressi del Centro congressi, dove si son visti volare sassi e molotov, cui la polizia ha risposto con gas lacrimogeni e idranti, caricando con mezzi blindati. Alcune centinaia di dimostranti sono riuscite ad avvicinarsi al centro congressi, obbligando i reparti di poliziotti antisommossa ad intervenire per disperderli. Su uno dei loro striscioni era scritto Il nostro mondo non è in vendita( lo slogan dei duri agricoltori francesi, capeggiati da Josè Bovè). Uno dei manifestanti, completamente vestito di nero, ha bruciato una bandiera americana. I partecipanti al corteo, hanno infranto una vetrina di un Mc Donald's, considerato un simbolo della globalizzazione. La sfilata era guidata dai ragazzi italiani (bloccati sul treno, nei giorni precedenti alla frontiera): molti di loro innalzavano striscioni contro la globalizzazione e in favore della cancellazione del debito dei Paesi più poveri. Anche in questa occasione, il vertice del Fondo monetario ha dovuto chiudere con un giorno d’anticipo, a causa delle proteste dei manifestanti che si sono abbattute sulla città.
(dai quotidiani italiani, settembre 2000).
1.11. MONTREAL: Scontri per il vertice
economico.
MONTREAL 24.10.2000 - Si apre con 39 arresti, la polizia a cavallo nelle strade e un lancio di lacrimogeni, la riunione del G20 a Montreal, che riunisce i ministri finanziari e i governatori delle banche centrali dei venti paesi più industrializzati del mondo. Ormai, è quasi un rituale degli appuntamenti di questo tipo. Arrivano gli uomini di governo e della finanza e, insieme con loro, giungono i manifestanti antiglobalizzazione, il cosiddetto "popolo di Seattle" che dai giorni infuocati del Wto, non manca mai ai vertici internazionali. Così è stato a Praga per il FMI, così è stato persino a Sydney per le Olimpiadi.
Di sera, la polizia ha caricato alcune centinaia di dimostranti. All'inizio i giovani erano solo alcune decine, ma con il passare delle ore, sono diventati centinaia e hanno costretto la polizia ad intervenire quando hanno organizzato una catena umana, per circondare l'hotel dove si è tenuto il vertice, cercando di impedire l'accesso alle delegazioni. Ci sono stati lanci di pietre e d’altri oggetti. A quel punto, la polizia ha usato la forza, ha caricato e ha arrestato 39 persone. A Montreal, oltre ai sette paesi più ricchi del mondo, c'è anche il Fondo Monetario Internazionale: al forum si discute la stabilità dei mercati finanziari, il sostegno all'integrazione economica in modo da migliorare il livello di vita di centinaia di persone. Il processo dovrà essere guidato dai governi, cui spetta il compito di avviare politiche di bilancio atte a cogliere i frutti dell'integrazione e incoraggiare la stabilità finanziaria. Il G-20 si è quindi soffermato su due punti: la necessità di avvalorare l'azione del Wto, nella liberalizzazione del commercio mondiale e la prevenzione delle crisi finanziarie su vasta scala, da attuare mediante un adeguato meccanismo di cambio. La scelta di un regime di cambio dovrà essere attuata sulla base di appropriate e solide istituzioni finanziarie. L'impegno del G-20 sarà dedicato ad intensificare gli sforzi contro la corruzione e l'evasione fiscale. L'integrità dei mercati è condizione prioritaria della stabilità finanziaria.
(dai quotidiani italiani, ottobre 2000).
1.12.GINEVRA: SI COMINCIA A PARLARE SERIAMENTE DI DEBITO E AMBIENTE.
Stesse scene si sono ripetute a Ginevra (contro gli accordi dell'Omc) dove si è parlato di povertà, esclusione sociale e disoccupazione, a Lisbona (di nuovo contro il vertice dell'Omc) e a Washington (contro il vertice della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale) dove, in questo caso, sono stati trattati argomenti quali il debito dei paesi poveri e gli interventi climatici da concretizzare, oltre ai problemi derivanti dalla finanza mondiale. E ancora in occasione del 1° maggio in diverse città del mondo: Roma, Londra, Berlino e New York., si è allargato il cerchio antiglobalizzazione, con il tam- tam di Internet, l’onda democratica che accomuna gli uomini e le donne del mondo intero, senza distinzioni(finalmente!)di razze.
(dai quotidiani italiani, dicembre 2000).
1.13. La contestazione a
Goteborg(15-16 giugno 2001)
A Goteborg(Svezia), in una città praticamente blindata, sono affluiti i manifestanti anti- europeisti e anti- globalizzazione. Le ragioni sono sempre le stesse e ogni volta, con la partecipazione civile di migliaia di gruppi.
In sintesi si manifesta in:
1) DIFESA
DELL’AMBIENTE
Come conciliare lo sviluppo economico con la tutela dell'ambiente e la politica
sociale?
L’ultimo rapporto biennale World Resources 2000- 2001, curato dal World Resources Institute, dall’ UNDP e dalla World Bank analizzando i cinque grandi sistemi planetari( il costiero- marino, quello delle acque dolci, delle terre agricole, delle praterie e delle foreste), hanno rilevato segni inequivocabili di declino e sovrasfruttamento, mentre il resoconto Living planet Report 2000 pubblicato dal WWF e dal Center for Sustainability Studies, informa che la pressione umana ha sorpassato di gran lunga , la capacità di rigenerazione degli ecosistemi
La presidenza svedese durante il summit, ha definito una strategia di
"sviluppo sostenibile" capace di bilanciare i diversi aspetti.
Secondo le priorità indicate nel documento di lavoro preparato per Göteborg, le
quattro sfide ambientali dell'Europa sono: cambiamenti climatici, rischi per la
salute dei cittadini, gestione delle risorse naturali e miglioramento dei
sistemi di trasporto. Per la riduzione delle emissioni di gas dannosi sarà
necessario eliminare entro il 2010 tutti i sostegni alla produzione e al
consumo di carburanti fossili, promuovere l'uso di carburanti o di forme di
energia alternativi, ridisegnare un quadro generale di tassazione energetica.
Altro banco di prova, la biodiversità. Occorre ridurre la pressione sugli
habitat naturali, portando la pesca ad un livello compatibile e attuando una
riforma della politica agricola comune. Infine, l'inquinamento e la congestione
dei trasporti. La via è quella degli investimenti per il trasporto su rotaie e
una nuova ripartizione dei costi ambientali tra i vari settori.
I 15 ministri europei all'Ambiente, hanno raggiunto l'accordo su due dossier
base: il sesto Programma di azione per l'ambiente 2001-2010 e i prodotti chimici.
Conclusioni unanimi anche sul clima, il punto più importante per lo sviluppo
sostenibile. In vista della ripresa dei negoziati internazionali alla
Conferenza di Bonn di metà luglio, l'UE ha ribadito l'impegno alla ratifica del
protocollo di Kyoto nel 2002.
2)I PAESI che entreranno nell’Unione
europea
Il giro delle capitali fatto prima del
summit dal presidente del Consiglio europeo, Göran Persson, ha confermato che i Quindici non sono favorevoli a impegnarsi su scadenze
precise, per permettere ai cittadini dei paesi candidati, specie dell’area
orientale, che avranno fatto i maggiori progressi, di partecipare alle elezioni
europee del giugno 2004. Esistono troppe disparità di ordine politico, sociale,
economico.
Così l’Ungheria , Cipro , la Slovenia, la Repubblica Ceca , l’Estonia, la Lituania, la Slovacchia, la Lettonia , la Polonia, Malta, la Bulgaria , la Romania, vedono ancora lontano il loro posto alla tavola dei ricchi.
Ma si può ignorare ancora la loro gravissima situazione, in nome di un mercato che incita solo al consumo?
(dai quotidiani italiani, giugno 2001).
1.14. Il G8 a Genova (20- 22 luglio 2001).
Le manifestazioni a Genova hanno lasciato
sconvolti tutti, per la violenza inaudita con cui sono avvenute.
Il raduno del
G8, dunque, abbandona un morto, una città devastata,
un'opinione pubblica confusa, che a malapena comprende l'importanza e
l'utilità di quanto i cosiddetti "grandi della Terra" hanno discusso
e
deciso.
Che cosa è
successo?
.I capi, democraticamente eletti, dei Paesi più progrediti del mondo
hanno tenuto il loro incontro periodico per affrontare almeno alcuni
degli innumerevoli e gravi problemi che affannano la vita del pianeta.
All'incontro, per la prima volta, sono stati invitati anche i
rappresentanti dell'ONU e di un certo numero di Paesi poveri. Rispetto
a questi sono stati presi alcuni provvedimenti non risolutivi, ma che
sono certamente un piccolo passo verso la remissione del debito e un
possibile miglioramento delle condizioni di salute. Come ha richiamato anche il
Papa nel messaggio al summit, che i grandi della Terra si incontrino è un
contributo alla pace e alla soluzione dei problemi che più assillano il mondo.
Se non si
incontrassero e si guardassero in cagnesco, sarebbe assai peggio: non
vi sarebbe luogo per il confronto e la costruzione su questioni
rilevanti come la pace, la povertà, la salute e l'ambiente.
Nessuno potrà cancellare le molte responsabilità sia dei contestatori che delle
forze dell’ordine, come non si potranno dimenticare le richieste avanzate dai vari gruppi, che sintetizzo di seguito
e che il G8 non potrà fingere, in futuro, di non esserne al corrente..
1.14.1.World Social Forum
Il World Social Forum è una rete di ONG e associazioni
contrarie a un assetto del mondo iniquo, capeggiate dalla Rete di Lilliput: il
punto di riferimento della società civile che al G8 chiede di anteporre i
diritti di tutti agli interessi di pochi, bloccando il vertice con azioni non
violente.
Aderiscono oltre 250 enti non profit
del mondo :dalla Marcia mondiale delle
donne al Gruppo Abele, da Mani Tese, alla Campagna Chiama l'Africa fino alla
Globalise Resistance di Londra.
Al G8 ha chiesto di costruire un mondo diverso, la cancellazione del debito estero dei Paesi
poveri, l’accesso ai farmaci per tutti. Per ora, il Fondo Monetario
Internazionale e la Banca Mondiale del debito dei paesi più poveri, cancella solo
il 30% e lo sradicamento della povertà è un obiettivo ancora lontanissimo.
Invece, in nome del debito ecologico
che il Nord ricco ha verso il Sud povero, da cui ha preso a larghe mani,
petrolio, metalli preziosi, legnami, patrimoni genetici, inquinando i loro mari
e corsi d’acqua con rifiuti e residui tossici, potrebbe attivare un meccanismo
di compensazione e di restituzione(es. aumenti dei contributi per una
cooperazione ambientalmente e socialmente sostenibile, il finanziamento di
progetti internazionali di recupero ambientale, ecotasse su prodotti forestali
a benificio dei paesi dove vi sono le foreste, politiche di sobrietà ed
efficienza al nord e non orientate sempre al consumo…)
1.14.2. Rete contro il G8
E’ formata da un gruppo di persone,
associazioni, e singoli, unitisi per sensibilizzare l'opinione pubblica sui
problemi legati allo sviluppo ineguale e allo sfruttamento dei brevetti.
Ne fanno parte, oltre a numerose associazioni fra cui Agesci e il Consorzio
CTM, Altromercato ed alcuni
parlamentari della sinistra.
Si reclama dal G8 il diritto alla libera circolazione delle
persone, la regolarizzazione degli immigrati, il rilancio della funzione delle
Nazioni Unite, la non brevettabilità della vita umana nelle sue forme.
A seguito della minaccia che grava sull’umanità di vedersi clonata, necessita
introdurre legislazioni sulla non brevettazione del vivente, come occorre
inserire criteri e norme sulla responsabilità civile e penale per i produttori
di Ogm, da applicarsi in caso di danni accertati all’ambiente o alla salute
umana.
1.14.3. Studenti
contro il G8
E’ un collettivo studentesco genovese che ha lanciato una campagna di
sensibilizzazione e informazione sul Summit per gli studenti. Vi sono
convenuti: studenti italiani e di altre nazioni europee.
Al G8, essendo i promotori della marcia
degli immigrati, hanno rivendicato i
diritti dei sans papiers e la chiusura dei centri di permanenza temporanea.Il
loro gruppo molto emblematicamente, era preceduto da uno striscione con la
scritta: : VOI G8? E IO di- gi – uno.
1.14.4. Centri Sociali.
E’ un arcipelago composito e
difficile da definire. Tra i gruppi vi sono:
Ya Basta, Tute
Bianche, Azione Globale dei Popoli, StopG8, Terra di Nessuno e molti altri. Per
i servizi di sicurezza sono fra i più pericolosi, ma molti tra loro, hanno aderito a iniziative non violente.
Essi hanno chiesto al G8, innanzitutto,
il diritto a manifestare il loro dissenso, essendo la democrazia un valore
acquisito soprattutto in occidente. Un diritto da far valere anche con la
violenza, come, purtroppo, è avvenuto per la presenza di anarchici, specie i
Black- bloc.
1.14.5. Ambientalisti.
I più famosi : Wwf, Greenpeace e Legambiente. Un lungo filo verde
attraversa la società civile internazionale. Con un occhio alle biotecnologie e
l'altro a George Bush.
Vogliono che il G8: solleciti
l’applicazione del Protocollo di Kyoto,
investendo di più sulle fonti di energia pulita, proteggendo le coltivazioni e gli esseri umani dai rischi
connessi al cibo geneticamente modificato.
1.14.6.
Cattolici.
Anche quest’area è numerosa e
comprende, tra gli altri, Pax Christi,
Beati i Costruttori di Pace, Focsiv, Acli, Caritas, movimenti missionari, We
are Church e altri gruppi di ispirazione religiosa che manifestano sempre il
loro dissenso, in maniera non violenta.
Esigono dal G8 una ridistribuzione
delle ricchezze, anteponendo gli
interessi degli uomini a quelli dell'economia(Fonte: settimanale Vita, 1 giugno 2001).
1.15. Tra New York e Porto
Alegre.
Alla riunione annuale del World Economic Forum, tenutasi
eccezionalmente a New York e non a Davos, i grandi della finanza hanno mostrato
un certo ottimismo per l’economia che, sebbene il terribile attentato dell’11
settembre, con la distruzione delle torri gemelle e la morte di tanti innocenti
avesse gettato nel panico le Borse mondiali, pare sia in ripresa, specie nel
campo delle nanotecnologie.
I grandi della terra non mostrano
di essere del tutto indifferenti ai guai del mondo, tant’è che hanno
tenuto in considerazione i risultati del sondaggio globale , facendo
interrogare 25 mila persone in 25 paesi, in molte lingue diverse, con domande
tipo Che effetto ha la globalizzazione
sulla sua famiglia? e Pagherebbe 1% di tasse in più per i poveri
del mondo?
Nel complesso, la globalizzazione è
considerata un fenomeno positivo ma ha
alcuni rischi, specie per l’ambiente e per l’occupazione, però si può rendere
migliore. Il 67% della popolazione mondiale, particolarmente quella dei paesi
poveri o emergenti( India, Cina, Indonesia, Sud Africa…) ritiene che le grandi
trasformazioni economiche in corso, porteranno loro dei vantaggi e che
l’altruismo renderà il mondo più stabile. Infatti, la maggior parte degli
intervistati, specie quelli dei paesi ricchi tra cui gli italiani risultano i più global, si è detto
disponibile alla “globaltassa”, pur di far diventare il pianeta più vivibile
con una più equa distribuzione delle risorse(I dettagli tecnici del sondaggio
sono a disposizione presso la società canadese Environics). L’ex presidente del
Messico, Ernesto Zedillo, ha affermato che occorre più globalizzazione, non
meno, perché questa aiuta soprattutto i paesi poveri, aumentandone gli scambi
commerciali. Necessita però, un serio
dialogo con i no global per far toccare con mano(in Messico, per esempio) la
realtà che cambia, proprio per la
globalizzazione( anche il cinema, sta vivendo momenti felici: alla 58.ma Mostra
di Venezia, il film di Alfonso Quaron, E
anche tua madre, ha riscosso un buon successo, mentre negli anni passati
non si sentiva parlare più di questa nazione).
Quale dei due forum nel futuro si
impegnerà di più, per ridurre la povertà: quello di New York o di Porto Alegre?
I 1115 parlamentari di 40 paesi
presenti al World Social Forum di Porto Alegre hanno
ufficializzato la nascita della Rete Parlamentare Internazionale (Rpi) che coordinerà nel mondo iniziative legate ai temi dei Forum anti- liberisti.
La nuova istituzione, sarà regolata da un gruppo composto da tre europei e da quattro latinoamericani (un cubano, un brasiliano, un messicano e un uruguayano).
Votando e firmando, poi, all'unanimità, una risoluzione di condanna degli sviluppi della guerra in Afghanistan verso Irak, Iran e Corea del Nord, annunciati dal segretario di stato americano, Colin Powell. Si promuoverà la nascita di una Banca sociale mondiale opposta alla Banca mondiale troppo vicina alle logiche del Fondo monetario internazionale (Fmi) per sostenere lo sviluppo di una economia basata su nuovi principi etici che non siano quelli delle istituzioni installate a Washington, che impongono dall'alto le loro regole.
I vertici paralleli di Porto Alegre e New York, hanno evidenziato una
globalizzazione a due facce: temi comuni, visioni del mondo opposte. E dai
"no global" è partito un
grido d'allarme: 1,5 miliardi di persone non ha accesso all'acqua.
Alcune riflessioni si impongono, al termine degli eventi:
1)
Non una, ma mille ragioni hanno coloro – comprese la Banca mondiale e varie agenzie delle Nazioni
Unite- che denunciano i profondi e
crescenti squilibri tra Paesi ricchi e poveri o tra fasce forti e deboli della
popolazione. Il fenomeno è cresciuto negli ultimi 40 anni e la distanza tra le 20 economie più ricche e
le 20 più povere è aumentata da 18 a 37 volte, mentre all’interno di molti
Paesi, dagli Stati Uniti al Messico alla Cina, si sono ampliati i divari tra
cittadini istruiti e benestanti e il sottoproletariato rurale e urbano. Il
libero mercato produce opportunità e ricchezza, ma di per sé non genera uguaglianza,
né riesce ad estendersi automaticamente all’intera popolazione.
2) La povertà mondiale, definita come popolazione che sopravvive con meno di un
dollaro al giorno, è calata in 20 anni da un quarto a un quinto del totale:
oggi stimata in 1,2 miliardi, di cui due terzi nell'Asia meridionale e
nell'Africa sub-sahariana. E’ diminuita in Cina, India, Vietnam che hanno colto
nell'onda recente della globalizzazione l'opportunità di riorientare le proprie
politiche verso obiettivi di emersione dall'economia informale, incremento
della produttività agricola e industriale, miglioramento delle esportazioni
intensive in manodopera, sviluppo dei servizi essenziali, importazione di
capitali produttivi e tecnologie, incentivi all'imprenditorialità. In questi Paesi si è saputo combinare il mercato con
politiche di stimolo alla produttività e di investimenti pubblici in
educazione, sanità, trasporti, tecnologie dell'informazione e della
comunicazione.
3) In 24 Paesi emergenti (in cui abitano 3 miliardi di persone), orientati a
cavalcare l'onda della globalizzazione, negli ultimi vent'anni sono riusciti ad
accelerare la marcia dello sviluppo, fino a realizzare un tasso di aumento del
Prodotto interno lordo (Pil) per abitante del 5,2 per cento all'anno
nell'ultimo decennio, mentre altri 49 Paesi (con un miliardo di abitanti), più
resistenti all'apertura del proprio mercato, hanno registrato una netta
decelerazione e una espansione della povertà.
4) Un maggiore progresso economico non implica necessariamente un aumento delle
disuguaglianze all'interno dei Paesi. Semmai,
come hanno affermato i Nobel per l’Economia durante il Third Millennium Colloquia( Venezia,
Fondazione G. Cini, 13- 15 dicembre 2001) esaminando i dati storici su un numero di Paesi, indica la relazione inversa:
combinata con politiche sociali e infrastrutturali appropriate, uno sviluppo
più rapido guida a una tendenziale riduzione delle distanze nel reddito medio
per abitante fra la quota dei più poveri e quella dei più ricchi.
5) L'uscita dall'arretratezza e dalla povertà endemica presuppone la
costruzione e l'applicazione concreta delle elementari regole giuridiche sui
diritti di proprietà dei beni, necessarie a permettere lo scambio di mercato,
la misura e l'accumulazione della ricchezza individuale e collettiva. In
innumerevoli situazioni riscontrate dagli studiosi nei Paesi meno sviluppati,
burocrazia e giustizia elefantiache e corrotte, favorite da un quadro giuridico
fragilissimo, concorrono a mantenere un'economia precapitalistica sommersa,
soltanto perché il costo privato del passaggio dall'illegalità alla legalità è
superiore al costo e al rischio del permanere nella illegalità. Si radica così
il convincimento, da parte della popolazione povera ed emarginata dal circuito
dello sviluppo, che il capitalismo è un club privato, un sistema
discriminatorio del quale beneficiano soltanto l'occidente, nonché le élite dei
ricchi nei Paesi poveri( Cfr.: Hernando
de Soto, Il mistero del capitale. Perché il capitalismo ha
trionfato in Occidente e ha fallito nel resto del mondo, Garzanti, Milano, 2001. Il sito del centro studi creato da Hernando de Soto
è:
Institute
for Liberty and Democracy)
1.16. I nuovi ribelli.
Il progresso tecnologico fa bene all'umanità: riduce le malattie, allevia la fatica, dilata il tempo libero, allunga la vita. Nessuno infatti, lo mette in discussione. I movimenti globali che si sono visti in occasione di diverse manifestazioni contro la "globalizzazione" non condannano la tecnologia, non sognano un improbabile ritorno allo stato di natura. Sono l'espressione di un disagio, e di un interrogativo reale sul nostro futuro. La rapidità con cui la tecnologia modifica la vita quotidiana, entrando nelle case e negli uffici come un ospite inatteso, non sempre consente di mantenere il passo: ci si trova a volte spiazzati, spaesati, stranieri a noi stessi. La globalizzazione, è dunque quel fenomeno che migliora le nostre condizioni materiali, ma lo fa troppo rapidamente, ci rende più uguali più liberi ma anche tende a cancellare ogni identità, ogni differenza. Le varie manifestazioni hanno indicato una medesima diffidenza verso un mondo che sta diventando troppo congruente, e rivendicano uno stesso bisogno di identità, di memoria, di lentezza. Ma, soprattutto, ci si è resi conto che sotto la “globalizzazione” che, c’è sempre stata, si nasconde il liberismo, l’ideologia di considerare il mondo come management(amministrazione) di un mercato da gestire con criteri razionali sulla base di uno scambio di merci all’interno di un sistema capitalista, che elude completamente le questioni relative al funzionamento dell’economia politica nel complesso realmente esistente, considerato nelle sue dimensioni e contraddizioni. Secondo tale pensiero, tanto il singolo, quanto un paese, uno stato se sanno inserirsi in tale processo globalizzante, sottoponendosi all’egemonismo americano, potranno ricavarne dei benefici. Di conseguenza, coloro che non ce la fanno, sono pigri, poco intelligenti, vittime di fondamentalismi religiosi e così via.
Tali principi sono stati espressi in occasione delle varie manifestazioni da ambientalisti, solidaristi, terzomondisti, missionari, cattolici impegnati, marxisti, ecologisti, anarchici, radicali, contadini. Tutti fanno parte di movimenti spontanei, si organizzano in rete, collegandosi da ogni angolo del mondo grazie ad un PC e a un modem. I gruppi principali cui aderiscono, appartengono ad un universo di richieste, ricchissimo e molto frammentato. Tra quelli più attivi a livello nazionale e internazionale vi sono:
1.16.1.Greenpeace.
Greenpeace: è nata 25 anni fa, creata da tre uomini che, rifacendosi alla tradizione protestante di portare la testimonianza, cercarono insieme ad altri di condurre una piccola barca in un poligono per gli esperimenti nucleari e in questo modo crearono quello che sarebbe diventato uno dei più seguiti movimenti ambientalisti del mondo. Greenpeace estese il suo campo d'azione, quando lanciò la sua prima campagna contro i test nucleari francesi nell'atollo di Mururoa, nel Pacifico meridionale. Negli anni seguenti, Greenpeace regolò molte altre azioni contro le flotte baleniere di diversi paesi (Giappone, Norvegia, Islanda, Spagna, Australia, Unione Sovietica e Perù). Nei dieci anni successivi, essa continuò a crescere. L'organizzazione aprì uffici in Europa e in Nord America e allargò il suo campo di azione fino ad includere problemi come l'inquinamento da sostanze tossiche. Nel frattempo, aveva raddoppiato i suoi sforzi sulle sue campagne principali, quella contro i test nucleari e la salvaguardia delle balene. A 25 anni dalla sua nascita, Greenpeace ha oggi il suo quartier generale ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, e più di 60 uffici in 33 paesi, anche in America Latina, Asia, Nord- Africa, ed Europa Orientale. Nel 1987 Greenpeace è stata la prima ed è ancora l'unica Organizzazione non Governativa a stabilire una base in Antartide. L'arrivo di Greenpeace nell'allora Unione Sovietica, nel 1989, fu accompagnato dal lancio di un album di musica pop, "Breakthrough", che vendette mezzo milione di copie in poche ore. Nello stesso anno, allargò un ufficio in Giappone e, nel 1996, prevedendo la possibilità di espandersi in Cina, ne ha aperto uno ad Hong Kong. Negli ultimi anni, Greenpeace ha avuto un ruolo determinante nell'adozione di un bando sull'esportazione di rifiuti tossici verso i paesi in via di sviluppo; di una Convenzione delle Nazioni Unite per una migliore gestione delle risorse ittiche mondiali; di un Santuario per le balene nell'Oceano Meridionale; di un bando sullo sfruttamento minerario dell'Antartide; di un decreto sullo scarico in mare di rifiuti radioattivi e di installazioni petrolifere; nella fine della pesca industriale con reti a strascico; e nell'adozione di un progetto ecologicamente compatibile per le Olimpiadi del 2000 a Sydney, in Australia. Gli attivisti di Greenpeace hanno affrontato le flotte baleniere nell'Oceano meridionale e nel Mare del Nord; documentato lo scarico nel Mar del Giappone di rifiuti radioattivi da parte dei russi; sono stati speronati dalle navi della guardia costiera americana e arrestati dai militari francesi, russi e norvegesi; hanno occupato una piattaforma petrolifera della Shell nel Mare del Nord, impedendo che questa fosse affondata; e compiuto una serie di proteste drammatiche contro i test nucleari francesi a Mururoa, dove fu girato anche un film, portato poi alla Mostra di Venezia, ma avversato fortemente dalla politica d’oltralpe.. Negli ultimi anni, Greenpeace ha identificato quattro campagne prioritarie su cui lavorare: 1) La minaccia delle sostanze tossiche - Il mondo è stato riempito di sostanze tossiche inquinanti. Le correnti oceaniche e i venti trasportano questi veleni fino nelle profondità oceaniche e in Antartide. E' stato accertato che molti di questi composti causano diversi problemi all'apparato riproduttivo e a quello immunitario in molte specie animali, uomo incluso. Anche alcune forme di tumore e di mortalità infantile sono state collegate all'inquinamento da sostanze tossiche. Greenpeace ritiene che i tentativi fatti finora per controllare l'inquinamento non siano altro che dei palliativi. Essa crede che sia ora di intraprendere delle iniziative serie per la prevenzione dell'inquinamento. Queste misure includono: il bando e la progressiva eliminazione di tecnologie e composti tossici; la progettazione, lo sviluppo e l'utilizzo di metodi di produzione sicuri e di materiali alternativi; e l'adozione di un approccio più cauto verso lo sviluppo e la produzione di sostanze potenzialmente pericolose. In particolare, Greenpeace sta lavorando per arrivare all'eliminazione completa dell'uso del cloro in tutti i processi industriali, dato che già esistono delle alternative a questi procedimenti. Le sostanze chimiche a base di cloro sono fra le più tossiche che si conoscano e recentemente sono state collegate a malformazioni del sistema endocrino nell'uomo. Greenpeace continua a battersi per la rimozione di altre sostanze tossiche e per la fine del commercio dei rifiuti nocivi. 2) La minaccia nucleare - L'esistenza, la sperimentazione e la proliferazione delle armi nucleari rimane una delle più gravi minacce per la sopravvivenza dell'uomo. Essa si è sempre battuta per ottenere delle misure per il disarmo e per un bando totale ai test atomici, per la soppressione definitiva delle armi nucleari e lo stop al riarmo. Per 25 anni, Greenpeace ha protestato direttamente contro i test nucleari delle cinque potenze nucleari ufficiali: Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti(ma pare che il potenziale atomico sia in possesso pure di altri paesi), e ha avuto un ruolo determinante nella cessazione o sospensione dei test da parte di alcuni di essi. Inoltre, continua a battersi per l’abolizione delle armi nucleari nel mondo intero. Il riprocessamento delle scorie dei reattori nucleari, è un elemento critico della produzione del plutonio usato per le armi atomiche; il trasporto e lo scarico dei rifiuti radioattivi presentano dei rischi potenzialmente catastrofici per la vita umana e per l'ambiente. Allo stesso tempo, l'incidenza dei casi di cancro intorno alle centrali nucleari rimane preoccupantemente alta, così come il rischio di ulteriori catastrofi, come l'esplosione del reattore nucleare di Chernobyl. Greenpeace si batte per l'annullamento completo dell'energia nucleare e per una gestione responsabile delle scorie. 3) La biodiversità minacciata - Non è mai successo prima nella storia del pianeta che così tante risorse siano state consumate, modificate e sprecate a beneficio di una sola specie. Oggi l'uomo si appropria del 40% delle risorse terrestri totali; i milioni di altre specie si devono accontentare di dividersi ciò che rimane. Dopo decenni di pesca indiscriminata, abbiamo praticamente raggiunto il limite di ciò che è possibile estrarre dai nostri fiumi, laghi e mari. Alcuni scienziati ritengono che, con l'aumento sempre più veloce della popolazione e quindi delle nostre attività e dei nostri consumi è probabile che metà delle specie terrestri scompariranno nei prossimi 50 anni. Le campagne di Greenpeace, per proteggere la biodiversità si concentrano sulla crisi della pesca; sulla distruzione delle ultime foreste primarie del pianeta; sull'industria baleniera, e sulla minaccia rappresentata dall'ingegneria genetica. Greenpeace continua anche ad accanirsi per la protezione dell'Antartide, l'ultima e la più grande, zona selvaggia del pianeta. 4) Le minacce atmosferiche - La vita sulla terra sarebbe impossibile senza lo strato di ozono, una barriera estremamente sottile che protegge la superficie del pianeta dalle radiazioni ultraviolette, provenienti dal sole, i raggi UVB. Ma questa barriera sta per essere distrutta da composti chimici come i CFC e gli HCFC, milioni di tonnellate dei quali continuano ad essere pompati nell'atmosfera. Allo stesso tempo, sta aumentando anche il livello dei cosiddetti "gas serra" che penetrano nell'atmosfera, portando ad un aumento della temperatura terrestre e a cambiamenti climatici già visibili. Greenpeace, sta lavorando per una progressiva eliminazione dei gas serra, raggiungibile soprattutto attraverso cambiamenti nei settori dell'energia e dei trasporti, migliorando l'efficienza energetica e optando per fonti energetiche rinnovabili, come l'energia solare ed eolica. Essa si è battuta per la fine della produzione di tutte le sostanze chimiche mangiaozono, e per trovare delle sostanze refrigeranti alternative, che non danneggiassero lo strato di ozono. Nei primi anni '90, Greenpeace ha iniziato a sviluppare un frigorifero che non danneggiasse l'ozono. Questo prototipo, viene ora prodotto industrialmente in moltissimi paesi. Greenpeace non forma alleanze con nessun partito e non assume posizioni politiche, se non per la protezione dell'ambiente. Essa si finanzia solamente con i contributi di circa tre milioni di sostenitori in 160 paesi. E' indipendente da governi, gruppi ed individui e mantiene i suoi principi di non chiedere finanziamenti a governi o società. Aderisce ai principi della non- violenza, rifiutandosi di attaccare le persone o la proprietà privata.
1.16.2.Friends
of the Hearth International: Associazione
ambientalista presente in 61 paesi del mondo. In 22 anni di attività,
l'associazione ha avuto un ruolo considerevole nelle varie fasi di evoluzione
del sistema di governo dell'ambiente, distinguendosi per il rigore scientifico
delle proprie analisi e per il carattere innovativo delle proprie iniziative.
Tale associazione promuove le seguenti iniziative: costruzione di uno sviluppo
ambientalmente sostenibile, che assicuri risorse per tutti nella giusta misura,
e garantisca equilibri politici accettabili.
1.16.3.Gli
Amici della Terra, è una delle
organizzazioni ambientaliste più estese nel mondo: l'assenza di vincoli etnici,
religiosi o politici, consente agli associati di sentirsi "cittadini del
pianeta". I soci denunciano la marginalità dei temi ambientali nel
dibattito politico, e si preoccupano della definizione di tali politiche.
Soprattutto, della loro attuazione. Il Coordinamento Europeo degli Amici della
Terra rappresenta la rete ambientalista più organizzata e attiva dell'Unione
Europea. Ha sede in Bruxelles, è interlocutore riconosciuto delle istituzioni
europee, ha condotto "Verso un'Europa Sostenibile", il programma
europeo che ha individuato e applicato la metodologia dello "spazio
ambientale” . Gli Amici della Terra, si propongono di promuovere la
responsabilità di cittadini e imprese nei confronti dell’ambiente. Credono nel
confronto, nel dialogo, nella ricerca del consenso, nella valutazione comune,
nell’azione congiunta dei diversi attori sociali. La loro organizzazione è
locale, in piena autonomia. In ogni comune o territorio omogeneo, chiunque può
partecipare attivamente all’Associazione, organizzando un Club locale che
stabilisce il proprio programma di iniziative, diviene interlocutore delle
istituzioni, promuove il tesseramento dei membri. Altre attività, che sono
promosse da tale gruppo, è determinare un programma di cooperazione con i
popoli che abitano nella foresta e continuare ad impegnarsi concretamente per
l’uso efficiente dell'energia. . Gli Amici della Terra infine, sono
interlocutori riconosciuti della Banca Mondiale e del Fondo Monetario
Internazionale.
1.16.4.SIERRA CLUB: Il Sierra Club è nato nel 1901, con il fondatore John Muir, il quale era convinto che il miglior modo per convincere la gente a salvare le aree selvagge, era quello di portarle a viverci, per capire quali bellezze hanno bisogno di essere difese. Il Sierra Club organizza ogni anno 330 escursioni nazionali e internazionali come servizio no- profit( gite in montagna, in foreste, su fiumi ecc). Tale organizzazione accetta la partecipazione di persone provenienti da qualsiasi classe sociale, razza, cultura, età, religione o orientamenti sessuali.
1.16.5.WWF: Il WWF (Fondo Mondiale per la Natura), fondato in Svizzera nel 1961, è la più estesa associazione ambientalista del mondo, con oltre 6 milioni di sostenitori. Scopo fondamentale del WWF, è quello di porre un argine al degrado del pianeta, contribuendo a costruire un futuro in cui l’uomo viva in armonia con la natura. Gli obiettivi del WWF sono: la conservazione della natura e dei processi ecologici attraverso il mantenimento della diversità biologica a livello di geni, specie ed ecosistemi; la promozione di un uso sostenibile delle risorse naturali, per il beneficio della vita sulla terra; la lotta all’inquinamento, allo spreco, all’uso irrazionale delle risorse naturali e dell’energia. Il WWF è presente in Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Danimarca, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Hong Kong, India, Italia, Malesia, Nuova Zelanda, Norvegia, Olanda, Pakistan, Regno Unito, Sudafrica, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti, con organizzazioni affiliate in Argentina, Ecuador, Nigeria, Turchia, e Venezuela e con uffici di programma in altri 22 paesi. Il WWF finanzia, ogni anno, circa 1000 progetti di conservazione in 100 paesi per oltre 200 miliardi di lire.
1.16.6.Global Excange E' un'organizzazione non governativa della California, molto impegnata nella salvaguardia dei diritti umani, civili e dedica le sue attività a promuovere i diritti dell'ambiente, la giustizia sociale nel mondo. Garantisce, principalmente, il suo lavoro nei rapporti fra nord e sud del mondo, per un commercio più equo e solidale. Sin dalla sua fondazione, nel 1988, si è battuta per tali principi cercando sempre di più il consenso nel pubblico.
1.16.7.Oneworld (Unimondo, che raccoglie una moltitudine di vari gruppi autonomi): il suo obiettivo principale è diffondere un'informazione qualificata e pluralista, sullo sviluppo umano sostenibile, l'ambiente, la pace, i diritti umani. Esso offre alle organizzazioni non governative e alle associazioni del terzo settore e del volontariato che operano nel mondo, una finestra dalla quale affacciarsi sul globo, per comunicare con fasce di pubblico nuove, non appartenenti alla ristretta cerchia degli addetti ai lavori o dei simpatizzanti.
1.16.8.Rainforest Action Network: Associazione che lavora per proteggere le foreste pluviali della terra e difende i diritti dei suoi abitanti attraverso l'educazione, l'organizzazione della gente comune e l'azione diretta non violenta e altri gruppi di organizzazioni non governative appartenenti a diverse zone del mondo. Fondata da Randy Hayes nel 1935, RAN è un'organizzazione non- profit. Essa compie la sua missione attraverso campagne dinamiche, per portare le politiche collettive e governative, in allineamento all'appoggio popolare, per la conservazione delle foreste pluviali. L'organizzazione lavora in collaborazione con gruppi ambientalisti e per la difesa dei diritti dell'uomo nel mondo, incluse comunità indigene delle foreste e altre organizzazioni non governative appartenenti ad altri paesi, con la presenza sul territorio di foreste pluviali. Le foreste pluviali sono il più vecchio ecosistema vivente presente sulla terra. Alcune esistono da oltre 70 milioni di anni. Ogni giorno, dalla Colombia all'Amazzonia migliaia di acri di queste cattedrali naturali sono tagliate e trasformate in carta, porte, perline e altri prodotti del nostro consumo. La campagna di RAN lavora per difendere le rimanenti foreste del mondo, dirottando il legno ricavato da queste su altri mercati, promuovendo l'uso di materiali alternativi. Altre campagne condotte dal RAN sono la difesa delle foreste dal disboscamento, per la ricerca di nuovi giacimenti di combustibili fossili.
1.16.9.La Federazione Internazionale degli Amici della Terra (Friends of the Earth International), è presente in 66 paesi, con un milione di membri e almeno 5000 gruppi locali. Ha pubblicato "Sparks of Hope, Fires of Resistance, the Sustainable Path forward", in cui racconta le campagne internazionali, dalle prime, contro il nucleare e per bandire la caccia alle balene a quelle di oggi, per salvare il clima, per combattere gli effetti perversi della globalizzazione economica proponendo nuove regole e per preservare la natura e difendere l'ambiente dall'inquinamento e dai rifiuti. Vengono anche ricordate campagne e progetti locali, come in Costa Rica, dove cooperative di donne "coltivano" farfalle vive per l'esportazione, realizzando insieme un guadagno e la protezione della biodiversità, o come in Benin, dove è stato creato, su impulso degli Amici della Terra, un'area naturale per la coltivazione e lo studio delle piante medicinali tradizionali. Viene così anche descritta l'iniziativa "100 mila alberi per la Locride", condotta dagli Amici della Terra di Reggio Calabria con l'adesione e il sostegno del Vescovo di Locri.
L'organizzazione è impegnata a tenere a Göteborg, in Svezia, insieme al proprio congresso regionale, la conferenza internazionale: "L'Europa verso il Vertice dello sviluppo sostenibile di Johannesburg, 10 anni dopo Rio", che vedrà i rappresentanti degli Amici della Terra e di numerose associazioni discutere di questo tema con euro- parlamentari di vari paesi, con i ministri dell'Ambiente di Belgio e Svezia e con la stessa Commissaria EU all'Ambiente Margot Wallstrom. L'iniziativa si propone di influire sui risultati del Vertice Europeo dei Capi di Stato e di Governo, che Göteborg ha ospitato il 15 e 16 giugno2001.
Alle varie manifestazioni, sono sempre state presenti molte altre associazioni non governative, appartenenti alle differenziate parti del mondo. Il loro pensiero è sintetizzato dai loro principali esponenti, che si sono esposti maggiormente durante le dimostrazioni concrete, costituendo, in un certo senso, i loro “portabandiera”.
1.17. I PORTABANDIERA
1.17.1.Josè Bovè, è il rappresentante del sindacato dei contadini francesi, è il nemico peggiore delle multinazionali che vogliono omologare le culture. Abitante dell'altopiano del Larzac vive in un casolare ha un gregge di 300 pecore, produce latte e il formaggio tipico roquefort. Nel 1970, quando il governo francese decide di destinare a scopi militari un brullo altopiano del Tarn chiamato Larzac, Bovè è tra gli ex sessantottini che accorrono e decidono di installarsi nella zona proibita. Studente a Bordeaux e poi a Parigi, Bovè è stato un giovanissimo contestatore, cattolico pacifista. Le sue passioni politiche non si sono spente, ma si sono spostate sul versante ecologico, antinucleare, verde. Spesso lo s’incontra sulla barca di Greenpeace contro i test atomici a Mururoa. Fonda la Confedérération Paysanne (sindacato di sinistra dei contadini), è in prima linea nella rivolta di Seattle. Anche grazie all'esperienza del '68, ottiene una vasta eco sui media francesi.
1.17.2.Vandana Shiva, protesta contro i possibili e incontrollati effetti delle biotecnologie sull'uomo. Intellettuale ambientalista di origine indiana, leader dell'International Forum on Globalization, professoressa di economia dello sviluppo in California, apostola della biodiversità e della difesa delle risorse vegetali e animali del pianeta, lotta contro chi depreda quotidianamente il pianeta per fini commerciali. E’ sostenitrice dei diritti delle donne e dello sviluppo sostenibile. Attualmente dirige la fondazione di ricerca su scienza, tecnologia ed ecologia di Nuova Delhi. Laureatasi in fisica, ha abbandonato la sua carriera per dedicarsi all'attivismo e ai problemi sociali. In un'intervista Vandana ha dichiarato che risolvere un problema sociale è come risolvere un'equazione sulla fisica elementare delle particelle, però con maggiore soddisfazione, e che tornerà a dedicarsi alla fisica a 60 anni, quando non potrà più correre come ora. Fra le battaglie sostenute dalla Shiva ci sono quelle contro la deforestazione, la costruzione di dighe di vaste dimensioni, l'industrializzazione dell’acquicoltura. Le sue previsioni riguardo il futuro della globalizzazione è che il nord del mondo riuscirà a prevaricare le regioni del sud.
1.17.3.Jim Higtower è il cow-boy più populista e progressista degli Stati Uniti, texano, editorialista commentatore radiofonico, personaggio pubblico eccentrico, , è più da venti anni che combatte contro i palazzi della politica a Washington e quella della finanza a Wall Street, dalla parte dei consumatori, della tutela dell'infanzia, delle piccole e medie imprese a conduzione familiare. E' il sostenitore del "piccolo è bello" e combatte i grandi capitali delle multinazionali
1.17.4.Rifkin Jeremy, un brillante quanto pittoresco “attore” che incanta il pubblico(l’ho conosciuto ed intervistato anni fa e su Dimensioni Nuove il titolo fu profetico: Un futuro spaventosamente presente), ha promesso di essere il peggiore nemico delle biotecnologie. Contesta il nuovo modello del commercio globale e l'azione delle multinazionali, che fanno il bello e cattivo tempo sul pianeta senza mai rendere conto a nessuno. Economista e filosofo, Jeremy Rifkin è presidente della Foundation on Economic Trends a Washington (USA), e della Greenhouse Crisis Foundation. Ha studiato 'economics and internal affairs, e le sue ricerche si concentrano sull'influenza che ha l'evoluzione tecnologica e scientifica sull'economia, sul lavoro, sull'ambiente e sulla società. Per l'impatto che il suo lavoro ha sulla società civile e sul mondo politico è stato definito un 'attivista professionista'. La sua esperienza di militante, risale agli anni '60 e '70 durante i quali ha fatto parte del movimento pacifista negli USA e ha fondato nel 1969 la Citizens Commission, che voleva portare alla luce i crimini di guerra degli Stati Uniti d'America, durante il conflitto in Vietnam. E' dalla fine degli anni '70 però che il suo impegno di studioso e di attivista politico si rivolge all'industria della biotecnologia. Rifkin mette in guardia da uno sviluppo delle biotecnologie al di fuori di un controllo statale. Nel 1998 è apparso in Italia il suo libro: Il secolo Biotech. Il commercio genetico e l'inizio di una nuova era. Il libro, pubblicato da Baldini&Castoldi, affronta il tema delle tecnologie e del commercio genetico in relazione ai problemi che porterà la rivoluzione biotecnologica. La sua ultima battaglia è contro il consumo della carne di manzo che, attraverso la Beyond Beef Coalition di cui è direttore, vuole ridurre alla metà nei primi anni del Terzo Millennio:. Nel 1995 , sempre con la stessa casa editrice, ha pubblicato il libro: La fine del lavoro. In questo parla del declino della forza lavoro globale e l'avvento del post- mercato e dell'influenza che ha la tecnologia sull'occupazione. Per la prima volta nella storia dell'uomo, il trionfo delle macchine nei processi di produzione rende sempre meno necessario il lavoro umano, che viene così eliminato. E' inoltre autore di altri 14 libri tradotti in numerose lingue.
1.17.5.Ralph Nader, avvocato americano e leader del movimento di difesa dei consumatori, si è laureato a Harward in legge e si è occupato subito della sicurezza degli autoveicoli. In seguito, si è interessato alla difesa dei consumatori fondando il Public Citizen.
1.17.6. Noam Chomsky: Per esteso Avram Noam Chomsky, è uno storico statunitense e professore di linguistica al
Massachusetts Institute of Technology (MIT). Attivista politico, è diventato
famoso, opponendosi al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del
Vietnam, pubblicando libri e articoli contro la politica delle grandi
multinazionali e i mass- media. Cosciente che dopo la seconda guerra
mondiale, l'integrazione dell'economia
internazionale (o "globalizzazione") è andata aumentando e che è
legata alle cosiddette "politiche neoliberiste": aggiustamento strutturale,
"riforme" in linea con il "gradimento di Washington" in
gran parte del terzo mondo, e dopo il 1990, anche altrove, come in India e
nelle "economie in via di transizione", ha richiamato l’attenzione
internazionale su questa “globalizzazione”, che, secondo lui, è una versione
delle stesse politiche in seno alle società industriali più avanzate,
segnatamente negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Egli afferma che l’era della
globalizzazione ha comportato, a livello mondiale, un significativo
deterioramento dei parametri macroeconomici standard (tasso di crescita,
produttività, investimenti di capitali ecc.) e ha accentuato le disuguaglianze.
Nel paese più ricco del mondo(USA), per la maggior parte della forza lavoro i
salari sono rimasti fermi, quando non sono diminuiti; gli orari di lavoro sono
drasticamente aumentati, mentre le prestazioni dei sistemi di previdenza e
sicurezza sociale hanno subito tagli. L'andamento degli indicatori sociali
dalla metà degli anni '70 è in costante declino, e secondo un recente e
dettagliato studio accademico ha ormai raggiunto i livelli di 40 anni fa.
In genere, si parla della globalizzazione contemporanea come di un'espansione
del "libero scambio", ma l'espressione per Chomsky è fuorviante. In
buona parte, la gestione degli "scambi" è accentrata, e corrisponde
di fatto a trasferimenti intra- aziendali, a pratiche di outsourcing(fonti
esterne) e ad altre operazioni analoghe. A ciò si aggiunge una forte tendenza,
diffusa nel mondo economico, a costituire oligopoli e alleanze strategiche tra
imprese, in parallelo con un massiccio ricorso al settore statale per la
socializzazione dei rischi e dei costi: una prassi che durante questo periodo,
ha costituito un fattore chiave dell'economia Usa. Gli accordi internazionali
di "libero scambio" si basano su complicati intrecci di misure
liberalizzatrici e protezionistiche, che consentono alle mega- imprese di
ottenere giganteschi profitti in molti settori di importanza cruciale (ad
esempio quello dei prodotti farmaceutici) vendendo a prezzi di monopolio
farmaci sviluppati grazie al contributo sostanziale del settore pubblico.
In questa fase, l'enorme esplosione dei trasferimenti speculativi di capitali a
breve termine, ha posto drastici vincoli alle scelte di pianificazione dei
governi, restringendo così la sovranità popolare laddove esiste un sistema
politico democratico.
Rispetto agli anni precedenti, la natura degli "scambi" è
profondamente mutata: oggi sono soprattutto i prodotti dell'industria
manifatturiera ad affluire nei paesi ricchi, in gran parte nell'ambito di
trasferimenti intra- aziendali. Queste pratiche - e spesso anche la semplice
minaccia della loro attuazione - costituiscono un'ulteriore, potentissima arma
contro i lavoratori e il funzionamento stesso di un sistema democratico. Quello
che sta emergendo è un sistema di corporate mercantilism in cui le decisioni
sulla vita sociale, economica e politica si concentrano sempre più nelle mani
di gruppi di potere privati, esenti da qualsiasi responsabilità sociale:
"strumenti del governo e suoi tiranni", secondo la memorabile
espressione di James Madison, che già due secoli fa , aveva messo in guardia
contro questa minaccia alla democrazia.
Non c'è da sorprendersi se gli effetti di questa fase, hanno suscitato una
contestazione di fondo, un'opposizione dell'opinione pubblica che in ogni parte
del mondo ha assunto forme diverse e che lo studioso condivide appieno.
1.17.7.Susan George, americana che risiede a Parigi e presiede l’Osservatorio sulla globalizzazione. E’ anche direttrice del Transnational Institute di Amsterdam e ha partecipato al summit del Wto a Seattle, condividendo le ragioni delle proteste da parte di ambientalisti e pacifisti. E’ attivissima: partecipa con passione e competenza, agli incontri internazionali per aiutare a ragionare sulla possibilità della globalizzazione etica, da realizzare senza violenza. E’ stata presente a Genova, nel luglio 2001.
1.17.8.RAIMON PANIKKAR, Raimon Panikkar, uno dei maggiori studiosi
di filosofia e teologia, è notissimo nel mondo, anche se non abbastanza
conosciuto in Italia. Uomo di frontiera, più che ottantenne, nato a Barcellona
da madre spagnola, cattolica, e da padre indiano, induista, dopo aver studiato
chimica, filosofia, teologia, diventato sacerdote cattolico, ha approfondito i
rapporti fra le varie religioni, soprattutto fra induismo e cristianesimo. Per
decenni ha abitato i confini fra l'oriente e l'occidente, pubblicando una
trentina di opere, orientate ad oltrepassare i limiti di una sola fede e di una
sola cultura.. Alcuni titoli, fra i più significativi: Il Cristo sconosciuto dell'induismo ('76), La Torre di Babele e La nuova
innocenza ('90).
Panikkar vive ora ritirato nelle montagne della Catalogna, dove ha fondato il
centro studi "Vivarium" che riunisce personalità di varie parti del
mondo, per far sì che i problemi più urgenti della nostra epoca non siano
affrontati con gli strumenti di una sola cultura.
E’ contro la globalizzazione selvaggia ed ha scritto “Ecosofia”, un testo cui
si richiamano molte associazioni ambientaliste, per il concetto di fondo:
l’uomo deve interagire in armonia con la natura, non deturparla, sfruttarla per
fini meramente economici.
1.17.9.Naomi
Klein,
giovane giornalista canadese (ha poco più di 30 anni), con genitori
sessantottini americani, di origine ebraica, ha scritto la “Bibbia”
dell’antiglobalizzazione: Nologo, tradotto
già in 14 lingue, con l’intento di smascherare l’asservimento dei giovani alle
grandi marche che basano la loro potenza sulla filosofia di vita che
trasmettono attraverso il logo.
Infine, vi è ormai una schiera agguerritissima di coloro che combattono per
il rispetto dei diritti umani, contro il potere corporativo dei mass media,
contro lo sfruttamento della manodopera e per regole trasparenti sul commercio.
Tra questi vi sono: Ron Judd, sindacalista statunitense e
segretario del King Country Labour Council e Barbara Shailor, direttrice del dipartimento internazionale del
potente Afl Cio e le molteplici scuole d’Etica
ed Economia che stanno nascendo nel mondo, a cominciare dall’Italia.
1.17.10. I
numerosi Links
Ve ne sono a migliaia.
Essi informano minuziosamente sulle battaglie
e le richieste che nasconosono ovunque, sul globo conteso, man mano che si
estende la rete dei diritti umani. Sarebbe impossibile elencarli tutti Ne
propongo alcuni, poi ciascuno si regolerà secondo i suoi personali interessi e
valori.
1.18. I Links del globo conteso
1.18.1.Il Forum del Terzo Mondo (FTM)
il cui ufficio africano è a Dakar (Senegal), è un'associazione internazionale
senza scopo di lucro che raggruppa un migliaio di intellettuali dall'Africa,
Asia ed America Latina. Diretta da Samir Amin, ha per vocazione l'animazione di
dibattiti tematici, la produzione di analisi critiche volte a promuovere
modelli di sviluppo alternativi a quelli imposti dagli interessi dei partner
più forti del sistema mondiale Il Forum del Terzo Mondo parte dalla
constatazione che la discussione delle differenti opzioni possibili oltre gli
schemi macro- economici deve integrare nell'analisi le dimensioni economiche,
politiche, sociali e culturali del problema, ricollocandone la cornice locale
in una prospettiva di interazione su scala mondiale. In altre parole, il Foro
contribuisce alla rimessa in questione del monopolio del Nord sul ripensamento
teorico della mondializzazione ed i suoi impatti contrastati sulle sue
componenti geografiche. http://www.refer.sn/sngal_ct/cop/ftm/ftm.htm
1.18.2.Vita.it offre un portale
informativo multitematico, sempre aggiornato, che privilegia le fonti in vario
modo legate all'associazionismo non profit. Particolarmente interessanti la
sezione Cultura e
linguaggi, e l'Osservatorio
internazionale. Disponibile on line il codice di inserimento per la scroll
bar(barra di scorrimento) con le ultime notizie, aggiornata e direttamente
cliccabile: http://web.vita.it
1.18.3. Information et Commentaires è una rivista trimestrale online, che tratta principalmente i problemi delle relazioni tra il "Centro" e la "Periferia" del mondo. In particolare, la rivista elabora da decenni una riflessione critica originale sull'idea di "sviluppo" propria del pensiero economico dominante, cronicamente volto a privilegiare i ricchi ed impoverire i poveri. Di qui la crescente attenzione per un allargamento delle sorgenti di notizia e dei luoghi di dibattito, al servizio di coloro che cercano di combattere i vicoli ciechi attuali del cosiddetto " sviluppo " e vogliono promuovere un approccio equo e solidale delle relazioni internazionali. http://www.ismea.org/ISMEA/infocom.html
1.18.4. PeaceLink rappresenta un punto di riferimento telematico essenziale sulla pace e i diritti umani. "PeaceLink" - tradotto in italiano - significa "collegamento di pace". "Con PeaceLink viaggiano le informazioni, non le persone. Ogni presa telefonica di casa può essere la porta d'accesso al pianeta telematico", afferma Massimiliano Taggi, uno dei promotori della Rete Nonviolenta d’Informazione, e aggiunge "Con PeaceLink possiamo comunicare informazioni in tutta Italia in meno di 24 ore. Siamo, di fatto, un'agenzia d’informazione in tempo reale in Italia sui problemi della pace". Il sito presenta una struttura ipertestuale di agevole lettura e consultazione; accanto a varie sezioni informative, ordinate per tipologia (aggiornamenti, approfondimenti tematici, dossier ecc.) è possibile iscriversi ad una mailing list di discussione online ordinata su varie liste tematiche selezionabili. Le condizioni d’iscrizione e partecipazione alle conferenze sono molto rigide, al fine di garantire la qualità finale dei report consultabili dai navigatori. Peacelink segue inoltre una filosofia particolare nei confronti dell'uso di internet, rifiutando la rincorsa vertiginosa ai nuovi standard tecnologici imposta continuamente dal mercato, quale fattore fortemente discriminatorio nei confronti di un'utenza planetaria allargata: così, la Rete Peacelink conserva modalità d'accesso semplificate extra World Wide Web, (per un quadro completo: www.peacelink.it/internet.html) Accanto a Rete PeaceLink si e' costituita un'Associazione di Volontariato, ai sensi della legge 266/91, con lo scopo di promuovere azioni di solidarietà' nel sociale, realizzando un "gateway" culturale fra il villaggio della telematica e l'arcipelago delle associazioni di volontariato;.l'Associazione PeaceLink coordina una serie di Club di PeaceLink che si stanno formando in varie citta' italiane. http://www.peacelink.it/ Peacelink offre la sua directory gratuitamente a numerose riviste online e siti vari tematicamente correlati (per uno sguardo d'insieme: http://www.peacelink.it/mappa_sito.html).
1.18.5.Africa News, rivista mensile online, edita anche in versione italiana, sui problemi del cosiddetto "Terzo Mondo" visti dalla prospettiva degli interessati, si pone contro ogni logica di omologazione culturale al pensiero "dominante" dei paesi ricchi. Ecco un passaggio significativo dall'editoriale di novembre: "Purtroppo non si può gioire per i dati usciti da questa analisi economica: il cambiamento nella distribuzione dei redditi fra il 1991 e il 1996 dimostra quello che sapevamo già tutti e cioè che i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri! L'unica differenza fra l'epoca dell'apartheid e oggi è che adesso i ricchi includono molti più neri ed i poveri molti più bianchi…" http://www.peacelink.it/afrinews.html
1.18.6.African Right è un sito informativo in lingua inglese sulle attuali problematiche socioeconomiche che affliggono il continente africano. L'impostazione editoriale è trasparente fin dal sottotitolo: "Working for Justice - Africa's problems seen from an African perspective". http://www.peacelink.it/afrights/homepage.html .
1.18.7.Amani (pace, in lingua kiswahili) è un movimento laico di volontari, presieduto dal padre comboniano Renato Kizito Sesana. Amani s’impegna particolarmente a favore delle popolazioni africane. http://www.peacelink.it/amani.html
1.18.8. Il Bulletin d'information Africaine è un periodico quindicinale in lingua francese o inglese, cui è possibile abbonarsi attraverso il sito web. Vuole essere "un mezzo di diffusione dell'informazione africana diretto in modo particolare agli operatori di media ma anche a quanti s’interessano, in generale, all'attualità africana" http://www.peacelink.it/anb-bia/pubit1.html
1.18.9. Buone nuove vuole essere un'agenzia di stampa un po' particolare: s’interessa, infatti, coerentemente con l'impostazione "umanista" specificata nel logo, solo delle cose che vanno bene, degli avanzamenti dell'Essere Umano e non delle sue stupide e meschine retrocessioni…" (http://www.peacelink.it/users/buone/bnhome.htm ).
1.18.10. Nonluoghi
Si tratta di una testata informativa orientata su temi in vario modo legati ad un ripensamento critico della globalizzazione, con un'attenzione particolare rivolta agli aspetti emergenti del nuovo "delocalizzato" scenario socioeconomico mondiale. Ricco di contenuti e approfondimenti tematici, il sito offre una grafica sobria, con una griglia di impaginazione simile alla copertina di un quotidiano, di consultazione chiara e veloce( http://www.nonluoghi.it/)
1.18.11. PIANETAPRESS è un notiziario indipendente e gratuito, particolarmente attento ai temi ambientalisti e pacifisti, diffuso in lingua italiana via e - mail dal lunedì al venerdì dal 1° Ottobre 1996( http://www.pianeta.it/pianetapress/).
1.18.12.Ansa.it ha creato all'interno del sito uno spazio interamente dedicato all'area balcanica: notizie in tempo reale, approfondimenti.
1.18.13. Reteblu ( www.reteblu.org)
Creata da una giornalista in gambissima, Mirella Camera, che attualmente gestisce un sito esclusivamente al femminile, L’altrametà.it, è passata sotto la direzione dello Staff di Adesso, un settimanale del ternano. In reteblu si possono trovare gli ultimi aggiornamenti in ogni campo del sapere, senza cernita ideologica e, nel contempo, essere informati pure sugli avvenimenti della chiesa cattolica, oltre che sulla spiritualità e la possibilità del dialogo tra le religioni.
1.19. Le ragioni delle proteste
In ogni città dove è organizzato un vertice, gli oppositori continuano ad
affluire. Si parla tanto d’oppositori, ma oppositori rispetto a cosa? Una
risposta univoca è difficile da dare, anche perché come già esaminato, i leader
apportano idee differenti indirizzandosi ad obiettivi diversi. E' possibile
trovare un elemento comune che possa connettere i molti aspetti delle proteste?
Forse, tale fattore può essere identificato nella globalizzazione, accusata di
creare nuove diseguaglianze tra ricchi e poveri. Ma dietro allo slogan astratto
della globalizzazione ci si è in
realtà resi conto che è emerso un
nemico nuovo che, per la verità, è quello più vecchio: le multinazionali.
1.19.1. Le multinazionali.
Queste gigantesche imprese che stendono i loro tentacoli in ogni zona del pianeta, specie dove si può trovare la manodopera a basso costo, hanno creato le brand(= marchio), le marche globali onnipresenti (Nike, Adidas, Disney, Coca-Cola, McDonald's), che accomunano i giovani delle varie razze, con il risultato visibile delle loro azioni, così che in ogni luogo, vi è un esercito di giovani clonati che marciano vestiti delle stesse marche e che consumano nelle stesse catene del centro commerciale globale. Nonostante l'apparente adesione a un immaginario multietnico, la globalizzazione commerciale non è interessata alla diversità; tutt'altro. I suoi nemici naturali sono le abitudini nazionali, le marche locali, i gusti regionali tipici. Un loro numero ristretto, controlla sempre più persone.
Le multinazionali che controllano
le catene commerciali, si comportano come se gli stipendi che pagano ai propri
lavoratori fossero dei soldi extra, invece che reddito con cui vivere, pagare
le bollette e l'affitto. I proprietari delle catene trattano i propri
dipendenti come eterni minorenni, in attesa di un successo personale, che, forse, non arriverà mai. Questo stato interiorizzato
di precarietà perenne è stato conveniente per i datori di lavoro che si sono
sentiti liberi di lasciar stagnare i salari e non dare promozioni, visto che
non c'era nessuno che faceva pressione per migliorarne le condizioni in posti
che tutti considerano temporanei. Ma alcuni si sono accorti che è meglio un
aumento e il sindacato oggi, che il lavoro ideale domani. A partire dalla metà
degli anni '90 in Nordamerica, Francia e Germania sono iniziate campagne di
sindacalizzazione delle grandi catene commerciali, per potere ottenere una
retribuzione che consenta di vivere.
Le catene, che si sono diffuse come un cancro nelle strade delle città del
mondo, dagli anni '80 in poi, hanno concorso a peggiorare le condizioni di
lavoro nel settore dei servizi, finanziando le loro sempre più ambiziose
campagne pubblicitarie e i loro piani imperialisti di espansione con i soldi
risparmiati pagando poco e facendo lavorare tanto i loro dipendenti. Le catene
pagano salari minimi, meno della media nel commercio. Lo staff di McDonald's
guadagna spesso meno di chi lavora in normali bar e ristoranti ed è per questo
che i lavori part-time in uniforme con orari impossibili e paghe miserevoli,
vengono chiamati in tutto il mondo McJobs, McPosti
( significativo il testo di Naomi Klein, Nologo, stimato un vademecum istruttivo per come riconoscere gli “imbrogli” delle grosse marche)..
Gli ambientalisti, poi, sostengono che sono le multinazionali, ad inquinare di più. Infatti, i problemi ambientali presentano dimensioni generali: l'inquinamento atmosferico, o delle acque non si fermano alle frontiere del Paese che le provoca, ma coinvolge l'intero globo. I fenomeni estremi osservabili attualmente in diverse parti del pianeta, non hanno precedenti. Sette dei dieci anni più caldi mai registrati, si situano nel decennio appena trascorso.
1.19.2. Il protocollo di Kyoto
Le ragioni delle contestazioni degli ambientalisti sono indirizzate prima di tutto alla richiesta di rispetto dei parametri prefissati a Kyoto riguardo alle emissioni di anidride carbonica e di gas, responsabili dei cambiamenti climatici e dell'effetto serra. Inoltre, si richiede la salvaguardia delle risorse idriche e viene rifiutata l'idea di una loro possibile privatizzazione. Ai governi durante le rivolte è stato chiesto di vietare alle banche, di lanciare Fondi internazionali di investimento sull'acqua e di quotarla in Borsa. La privatizzazione, sottrarrebbe ai poveri il libero accesso alle risorse idriche, considerate beni di prima necessità. Importanza notevole hanno assunto le petizioni di rispetto e l'uso di tecnologie pulite per l'ambiente. I nuovi ribelli contestano il ruolo di forte traino che la Banca Mondiale assegna al settore privato, lasciandolo libero di agire, senza sottostare a precise norme vincolanti. Se, quindi, è stato dimostrato che esiste un certo consenso da parte dell'intero globo su ciò che vale la pena di preservare, come il clima, le foreste tropicali, con le proteste ci si è resi conto che manca tuttora un'efficace azione internazionale concertata per realizzare le misure relative di protezione. Le iniziative, a livello internazionale, sono ancora scoordinate, però tramite le maggiori possibilità di comunicazione, man mano si stanno unificando.
Chi, per esempio, avrebbe mai saputo della Giornata della Coscienza, indetta in America, se non vi fosse stato il filo rosso di Internet e media vari?
1.19.3.Internet porta in piazza i
crimini delle multinazionali.
In America, sono stati portati allo scoperto i crimini delle nove
peggiori multinazionali del settore abbigliamento, nell'ambito della Giornata della Coscienza, dedicata alla
promozione dei diritti umani e della dignità dei lavoratori. Charles Kerghanan,
direttore del National Labor Committee (NLC), si è fermato davanti al nuovo
negozio della Guess? a New York City
per rivelare i nomi delle peggiori compagnie nel campo dell'abbigliamento. Esse sono:
NIKE - WALL-MART - GUESS? - WALT DISNEY CO. - KMART - JCPENNY ESPRIT -
VICTORIA'S SECRET - MAY'S DEPARTMENT STORES
Durante la Giornata della Coscienza, gli acquirenti chiedono di parlare con i direttori dei negozi dove fanno acquisti, per sapere se vengono rispettati i diritti dei lavoratori. Gli acquirenti possono usare la carta "I CARE" del National Labor Committee (NLC) da consegnare agli impiegati e ai dirigenti di tali negozi. In questa, si chiede alle compagnie di rivelare agli acquirenti dove sono i luoghi di produzione e quali sono le condizioni di lavoro e di salario nelle loro fabbriche. La carta chiede anche alle compagnie di aderire alla Commissione dell'Industria dell'Abbigliamento della Casa Bianca, che lavora per eliminare i casi di sfruttamento nel mondo. Il National Labor Committee, sottolinea che la Giornata della Coscienza non permette un boicottaggio di tutte le compagnie, ma è piuttosto un modo che ha il cittadino di esprimere la sua opinione, riguardo ai diritti dei lavoratori e una protesta contro gli abusi delle corporations più sfruttatrici.
1.19.4. Le nove “avide”.
NIKE
Alla Wellco Factory a Dungguan in Cina, che produce scarpe Nike, i lavoratori lavorano su turni di undici o dodici ore al giorno, sette giorni la settimana, con possibilità di non lavorare alcune domeniche. Se i lavoratori si rifiutano di lavorare fino a tardi, sono licenziati. La paga oraria è di 16 centesimi all'ora, 6,92 dollari alla settimana, 358,84 dollari all'anno. La maggior parte dei lavoratori non ha mai sentito parlare del Codice di Condotta della Nike. Non c'è nessuna associazione sindacale e gli operai hanno paura di licenziamenti, in caso di lamentele.
VICTORIA'S SECRET
Alla Undergarment Fashion Factory, nella Repubblica
Domenicana, che produce abbigliamento per Victoria's Secret, gli stipendi sono
insufficienti per vivere, e chi tenta di organizzare dei sindacati può essere
licenziato oppure messo sulla lista nera. Nel 1990, la Compagnia licenziò tutti
i 3.000 lavoratori piuttosto che accettare un loro sindacato. Quando fu
abbozzato un altro tentativo nel 1992, 25 sindacalisti furono licenziati. Nel
gennaio 1997, fu istituito un sindacato legale. La direzione immediatamente e,
illegalmente, licenziò il segretario generale, la Signora Nieve Medina, e si
rifiutò di reintegrarla. Il direttore generale della compagnia, Mr. Ruiz,
minaccia di chiudere l'attività e di ricollocarla in Honduras. Così per vivere,
si subiscono ricatti indegni.
DISNEY
Per anni la Walt Disney Company, ha prodotto abiti ad Haiti, pagando i lavoratori 6 centesimi per ogni maglietta completa della "Carica dei 101", venduta poi a 19,99 dollari. Quando si trovò di fronte alle proteste degli attivisti dei diritti umani sulle condizioni nelle sue fabbriche, l'appaltatore della Disney, H.H. Cutler, scappò da Haiti affermando che non c'era più lavoro. Comunque, si scoprì, in seguito, che la stessa attività era stata aperta da H.H. Cutler per la Disney per la produzione di abbigliamento coi marchi "Re Leone", "La Carica dei 101" ed "Hercules", in una "maquiladora" lungo la frontiera tra Stati Uniti e Messico. Nessun lavoratore aveva mai sentito parlare del Codice di Condotta della Disney. Ancora ad Haiti, quando i lavoratori di un altro fornitore Disney, L.V. Myles, tentarono di organizzarsi, 150 di essi furono licenziati.
MAY'S DEPARTMENT STORES
May Co. Department Store (che comprende i marchi Lord & Taylor, Hecht's, Filene's, Robinsons-May, Kaufmann's Famous-Barr, Foley's, Strawbridge's e Meier & Frank) è una delle catene di negozi più grandi degli Stati Uniti, con 6 miliardi di dollari di vendite annuali ed è una delle più irresponsabili nello sfruttamento. Una recente indagine in Indonesia scoprì un fornitore della May che faceva lavorare tredicenni e quattordicenni in turni di 12 ore e, alcune volte, anche 24 ore consecutive.
WALL-MART
- KMART - JC PENNEY
Wall-Mart, Kmart e Jc Penney, usano appaltatori nella Zona Libera del Nigaragua, dove la paga oraria è di solamente 20 centesimi, per produrre jeans Arizona, magliette Faded Glory e altri vestiti per il mercato U.S.A. Sono, come si dice nel centro del mirino del Sindacato e più prima che poi, avranno quello che si meritano per lo sfruttamento vergognoso dei poveri.
GUESS?
Ufficiali di polizia della California hanno fatto irruzione in laboratori industriali clandestini a domicilio, usati dagli appaltatori Guess?. E proprio Guess? ha abbandonato migliaia di lavoratori a Los Angeles per produrre vestiti in Messico, dove i salari sono infinitamente più bassi.
ESPRIT
In Cina, Esprit
paga salari da 13 centesimi l'ora, e i lavoratori sono costretti a faticare 7
giorni alla settimana, fino a un massimo di 93 ore. Alla fabbrica You Li a
Guanthou, gli operai hanno detto agli attivisti dei diritti umani:
"Raramente abbiamo un giorno libero, e quando l'abbiamo, è un vantaggio a
metà, perché d'altra parte abbiamo bisogno di soldi". Se essi tentassero
di organizzarsi e difendere i propri diritti, verrebbero immediatamente
licenziati(FONTE: CAMPAIGN FOR LABOR
RIGHTS - FEBBRAIO 1998).
1.20. Le
biotecnologie
La questione delle biotecnologie è un altro tema caldo che infiamma non poco i protestatari. Secondo i fautori delle biotecnologie, la scienza sta abbattendo un'altra barriera: quella della mancanza di cibo per tutti. Questa svolta scientifica non convince i ribelli. Secondo loro, le multinazionali vogliono impadronirsi del segreto della vita attraverso la mappa genica( e la setta dei realiani, quelli che credono di discendere dagli Ufo, sta sponsorizzando i farneticanti sogni genetici di un ginecologo italiano, Severino Antinori che vuole clonare 200 bambini per dare la “gioia” a uomini sterili di diventare padri), in modo da sfruttare le nuove tecnologie biologiche, per arricchirsi. Ho ritenuto interessante riportare sinteticamente, anche le opinioni di Norman Borlaug, uno scienziato delle biotecnologie che ritiene prive di ogni fondamento, le accuse che le si rivolgono e che, secondo lui, sono valutate in modo troppo restrittivo. Borlaug risponde agli attacchi degli ecologisti, Greenpace in testa, per la sua presa di posizione a favore dei semi transgenici, ribadendo che qualsiasi innovazione produce fortissime resistenze, che non sempre risultano essere razionali. I cibi biologicamente modificati, devono essere considerati come un nuovo strumento, in modo da poter superare il problema della fame nel mondo che ancora oggi non trova soluzione. Attualmente, le tecniche di miglioramento tradizionali adottate per aumentare il rendimento o per generare varietà più resistenti alle malattie, sono diventate troppo lente, e accumulano ritardi di anni per avere dei risultati positivi. Oggi, per ottimizzare il rendimento di tutti i raccolti di base, è possibile immettere un solo gene definito con precisione, per aumentare la produzione di generi alimentari, senza invadere altri terreni da destinare a coltivazione. In questo modo si risolverebbe, prima di tutto, il problema di sconvolgimenti ambientali, lasciando intatte le altre aree, con la loro vegetazione naturale, evitando rischi di erosione, e possibili inondazioni catastrofiche.
A sostegno delle biotecnologie, nel campo alimentare, vi è pure Hassan Adamu, ministro nigeriano dell’agricoltura e sviluppo sociale, che è riuscito ad elencare i possibili vantaggi dei raccolti biotech. Hassan sostiene che le sementi trattate tollerando erbicidi, insetti e malattie, sono una grande promessa per aree del mondo in cui povertà e condizioni del terreno creano difficoltà agricole. Nei paesi poveri i fertilizzanti, gli erbicidi, i macchinari e i combustibili, che le nazioni ricche danno per scontati, sono un lusso. Nelle aree tropicali, invece, con suoli e climi inospitali, l'agricoltura tradizionale è molto difficile. Ciò richiede soluzioni agricole adeguate e molte sono state possibili, grazie ai miglioramenti recate dalla biotecnologia. Hassan si batte sulla questione etica, informando che è moralmente sbagliato negare a popoli disperati e affamati, i mezzi per gestire il futuro, con la presunzione di sapere cos'è meglio per loro. Le biotecnologie offrono un modo per fermare la loro sofferenza. In Africa, il cibo geneticamente modificato, può quasi radicalmente estirpare la povertà. Ciò che viene richiesto è che la nuova rivoluzione verde possa essere governata anche dai Paesi poveri. Adamu, si dichiara cosciente dei rischi legati a biotecnologie e organismi geneticamente modificati, ma non accetta che gli venga negato l'uso della tecnologia con la malintesa nozione che non si conoscono i pericoli futuri.
1.20. 1. I rischi inutili, i danni
sicuri.
Fra coloro che continuano ad opporsi al completo sviluppo di organismi geneticamente modificati, c'è anche chi richiede la piena applicazione del principio precauzionale.
Il dibattito sulle biotecnologie, non si esaurisce soltanto sugli organismi geneticamente modificati ma si amplia a quei settori, in cui vengono impiegate, come nella decontaminazione ambientale, nella fabbricazione di materie plastiche o anche nell'estrazione mineraria e nel campo della medicina. Fatto significativo è la denuncia del ministro degli esteri sudafricano sull'esistenza di un nuovo apartheid fra chi è ricco è chi è povero, ovvero tra chi può curarsi e star bene in salute e chi, non avendo mezzi economici sufficienti, è destinato a morire. In occidente, il costo di una terapia contro l'AIDS si aggira sui 15 mila dollari l'anno, impensabile da sostenere per un qualunque paese in via di sviluppo. Le grandi aziende che detengono i brevetti dei farmaci in questione hanno offerto di abbassare fino all'85% i prezzi per i paesi poveri a patto che il tutto sia negoziato e gestito a livello internazionale. Questo, per evitare che il mercato nero compri farmaci a basso costo e li rivenda a prezzi maggiorati( cosa che succede spesso, purtroppo, come informano i media). Anche se tutto ciò si realizzasse, il costo delle terapie anti AIDS sarebbe comunque troppo alto per i bilanci degli Stati africani. Gli attivisti occidentali chiedono che ai paesi poveri sia permesso di produrre i farmaci necessari a combattere l'AIDS senza riconoscere i diritti di brevetto alle aziende, che replicano citando l'articolo 41 del Wto, che consente a un paese in grave emergenza sanitaria di produrre le molecole necessarie, determinando solo un minimo per le case farmaceutiche detentrici del brevetto. Modificare però la legge sui brevetti internazionali, come richiesto dai contestatori, diventa un problema complicato dai grandi mutamenti che impone la globalizzazione. Inoltre, bisogna ricordare che il brevetto è l'unica garanzia che le case farmaceutiche continuino a fare il loro lavoro a 360 gradi, protette da eventuali mercati neri, dalla vendita a basso costo di molecole preziose, da processi produttivi troppo semplificati per la complessità delle molecole ecc.. Però Nelson Mandala, che è una delle figure più luminose contemporanee, è riuscito a sfondare il muro delle multinazionali farmaceutiche, ottenendo così una straordinaria vittoria, in favore dei malati poveri.
Ma se il Nord e il Sud si scontrano sul possesso delle ricadute della rivoluzione biotecnologica, su un punto sono in ogni modo d'accordo: il patrimonio genetico mondiale è da considerare merce e , quindi, brevettabile.
Diametralmente opposta, la posizione di un numero crescente d’organizzazioni non governative (ONG, una miriade), e di alcuni stati , i quali sostengono che il patrimonio genetico deve rimanere (o tornare ad essere) patrimonio comune dell'umanità.
Le multinazionali sono accusate dai terzomondisti (le varie associazioni
internazionali in difesa dei paesi in via di sviluppo) di sfruttare la forza
lavoro dei Paesi poveri, depredandone le risorse naturali e impedendo ai paesi
più ricchi, di cancellare il debito
estero, di cui esse detengono una buona parte. I dirigenti degli organismi
internazionali a tali accuse rispondono che il problema dei rapporti con i
paesi poveri è una questione più complessa da trattare , con profonde
implicazioni da valutare non superficialmente e sull’onda di emozioni e
sentimenti. Il sottosviluppo è una palude in cui una nazione resta invischiata
per una molteplicità di ragioni. Alcune di queste, sono i flagelli naturali
come le inondazioni. E’ difficile, in questo caso, non manifestare
concretamente la solidarietà internazionale. Spesso, in ogni modo, le politiche
di solidarietà attuate servono più ai paesi ricchi per lavarsi la coscienza,
che ad alleviare le sofferenze dei popoli colpiti. Gran parte dei trasferimenti,
infatti, finiscono per sostenere nelle nazioni emergenti classi dirigenti la
cui corruzione e sete di potere sono flagelli ben più pericolosi di quelli
naturali e tra le cause prime del permanere delle condizioni d’arretratezza.
Ecco perché una semplice politica di ridistribuzione, del reddito prodotto nel
mondo dai Paesi ricchi a quelli poveri, com’è chiesta dai contestatori, rischia
di perpetuare la miseria e la povertà della stragrande maggioranza della
popolazione mondiale. Parlare, infatti, di ridistribuzione del reddito a
livello internazionale azzarda ad ingenerare un equivoco accostamento con la
ridistribuzione in ambito nazionale. Tali questioni sono identiche, solo
nominalmente: nel caso nazionale, i governi sono sempre chiamati a rispondere agli
elettori delle loro politiche ridistributive (costo per il contribuente,
efficacia per i beneficiari); nel caso internazionale, il controllo dei
cittadini sull’operato dei governi è debole sia nei Paesi donatori che,
soprattutto, in quelli che ricevono l’aiuto. Solo in un aspetto, tali politiche
si assomigliano: cercano il modo migliore per spezzare la trappola della
povertà. Un’adeguata soluzione, per disinnescarla, è di promuovere il capitale umano, unico vero fattore- chiave
dello sviluppo. Capitale umano inteso nel senso più ampio: non solo conoscenza
ma anche insieme di valori socialmente condivisi che premiano l’iniziativa
individuale. Perciò la ridistribuzione che occorre, per tali paesi non è tanto
finanziaria, quanto reale: un travaso di sapere e di cultura e di quote di mercato. Chi combatte la
globalizzazione, limitandosi a considerare solamente gli aspetti etici, deve
sapere che di fatto si batte per perpetuare il sottosviluppo e contribuisce a
condannare i poveri del mondo a rimanere tali. I paesi ricchi dovrebbero
adottare verso i paesi poveri, politiche di promozione dello sviluppo locale,
più che il mero trasferimento di risorse materiali (cibo, medicinali) o
finanziarie. A tale proposito, è appropriato l'antico adagio cinese: Regalagli un pesce e lo sfami per un giorno.
Insegnagli a pescare e lo sfami per sempre.