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Cristiani
perseguitati nel mondo: se ne parla poco
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- Venerdì scorso ho visto sul primo canale televisivo una
puntata del documentario di Luca De Mata «Cristo nel freddo
dell’Est», di cui è annunciata una seconda parte per venerdì
prossimo. Quel che più mi ha colpito in quella denuncia dei
crimini dei regimi dell’Est contro i cattolici è stata la
totale assenza di acrimonia. Ed è una cosa che mi ha colpito
positivamente. E’ vero che implicitamente si chiedeva agli eredi
del comunismo di riconoscere gli errori di quei sistemi e le
numerose vittime da essi causate (nel silenzio assenso dei
comunisti di tutto il mondo). Ma lo si faceva con uno spirito
mite, fuori dal comune. Che si stia voltando pagina? Nico
Tollari , Milano
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- Caro signor Tollari, credo che lei abbia colto nel segno. Forse
si sta davvero cambiando il modo di discutere questo genere di
cose. Finalmente. Io non ho visto il filmato a cui lei si
riferisce (riparerò venerdì guardando la seconda puntata). Ma ho
appena finito di leggere le bozze di uno straordinario libro
scritto da Antonio Socci che sarà pubblicato da Piemme. Si chiama
«I nuovi perseguitati» e ha come sottotitolo «Indagine sulla
intolleranza anticristiana nel nuovo secolo del martirio». Nella
prefazione, Ernesto Galli della Loggia racconta di essere rimasto
senza fiato nell’apprendere che nel Novecento sono stati oltre
quaranta milioni i cristiani uccisi per la loro fede. Uccisi in
quelle che Socci definisce «persecuzioni mai viste in duemila
anni per ferocia, vastità, durata e quantità di vittime». I
media se ne occupano poco o niente. Ma già Olga Mattera, due anni
fa, sul Limes , aveva scritto che «il Cristianesimo
è la religione oggi più perseguitata nel mondo». Tant’è che
ancora adesso, secondo la «World Christian Encyclopedia», «circa
centosessantamila persone ogni anno trovano la morte a causa della
loro fede in Gesù». Sostiene Paul Marshall («Their Blood cries
out», World Publishing, 1997) che ci sono almeno sessanta Paesi
in cui i cristiani subiscono a tutt’oggi persecuzioni: «In
generale», scrive, «possiamo dire che, attualmente, dai duecento
ai duecentocinquanta milioni di cristiani sono perseguitati a
causa della loro fede in Cristo e altri quattrocento milioni
subiscono restrizioni non lievi delle loro libertà religiose».
«Si parla giustamente delle vittime di regimi di destra», annota
Socci, sottolineando bene quel «giustamente». «Ma», aggiunge,
«dell’immane macello di cristiani perpetrato dal comunismo
nessuna traccia; come pure delle persecuzioni anticristiane
dell’Islam. Mentre non manca mai il ricordo delle colpe di cui
si sono macchiati i cristiani stessi». Dell’Islam si sa, ma il
comunismo? Non è scomparso nel 1989 sotto il crollo del muro di
Berlino? «Si dà il caso», risponde Socci, «che il comunismo
non sia affatto morto, visto che tuttora vivono sotto regimi
marxisti più di un miliardo e mezzo di esseri umani che non sono
- fino a prova contraria - spazzatura della storia. E visto che
milioni di cristiani tuttora subiscono, sotto i simboli della
falce e martello, gli strazi e le persecuzioni che ad altri
milioni di credenti sono state inflitte nel Novecento».
Quel che più colpisce nel libro di Socci è ciò che lei ha
notato nel documentario televisivo: lo stile asciutto, le
argomentazioni in punta di fatto, l’assenza di foga e
d’invettiva. Forse stiamo davvero voltando pagina.
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- Paolo Mieli
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- Tratto da "Il Corriere della sera" 3 aprile 2002
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