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LA RABBIA DI
ORIANA
Accusa tutti: i francescani, i filo palestinesi, la
sinistra, la Chiesa. Bocca: «Una sparata per vendere libri»
Andreotti: «Non ha capito la posta in gioco»
Baget Bozzo: «Ha ragione a difendere gli ebrei»
Rumi: «Le vere colpe sono dell'Europa» Cardini: «Ha troppi
pregiudizi sull'islam»
Un «j'accuse», una
requisitoria, un'arringa; l'atto d'accusa di una coscienza
vigile; forse, più semplicemente, una raffica di unghiate sul
volto di chi è accusato di stare dalla parte sbagliata; lo
sfogo di una «lucida pasionaria» (così l'ha definita Tullia
Zevi). Come si dice da qualche tempo quando si parla di lei,
Oriana Fallaci «ha rotto di nuovo il lungo silenzio». Dov'era
Oriana Fallaci prima dell'11 settembre? Per molti era diventata
un po' come Mina quando nel 1978 decise di sparire nel suo buen
retiro svizzero. Della Fallaci esule a New York si ricordavano
soprattutto i reportage dalle zone calde (Vietnam...). Poi lo
sbotto, dopo l'11 settembre. Con rabbia (e orgoglio) interruppe
il lungo silenzio stampa. E adesso ogni volta che ritorna, pare
ovvio che sia col tono della coscienza giudice, di quella che
punta l'indice contro quelli che in malafede e per atavici
pregiudizi difendono la parte colpevole contro le vittime di un
flagello di cui, i fatti recenti, sono soltanto l'ultimo
episodio di una storia che dura da millenni.
Vergogna, vergogna, vergogna: è l'assunto
dell'articolo-pamphlet «Sull'antisemitismo» che Oriana Fallaci
ha dato a «Panorama», e che il «Corriere della Sera» (il
quotidiano che tenne a battesimo la sua «rentrée») ha ripreso
in prima pagina col titolo: «Io, Oriana Fallaci trovo
vergognoso...». Ce n'è per quasi tutti: quelli che lanciarono
nei giorni scorsi frasi ingiuriose contro Israele sfilando per
Roma «vestiti da kamikaze», che «venderebbero a un harem la
propria madre»; per la Chiesa cattolica che permette «a un
vescovo, peraltro alloggiato in Vaticano, uno stinco di santo
che a Gerusalemme venne trovato con un arsenale di armi ed
esplosivi nascosti in speciali scomparti della sua sacra
Mercedes, di appoggiare quel corteo...»; per la Francia dove «si
bruciano le sinagoghe»; per le tivù di Stato che alimentano
l'antisemitismo «piangendo solo sui morti palestinesi»; per l'«Osservatore
Romano» che «accusa di sterminio un popolo sterminato a
milioni dai cristiani»; per la sinistra, che dovrebbe essere
erede dell'antifascismo e invece si schiera con i palestinesi;
per Arafat «questo eterno bugiardo che ha uno sprazzo di
sincerità soltanto quando (en privé) nega a Israele il diritto
di esistere»... E conclude, Oriana Fallaci: «Vedo in tutto ciò
il sorgere d'un nuovo fascismo, d'un nuovo nazismo», dove
l'Europa, al meglio, è un «pozzo di Ponzi Pilato».
Le reazioni. Giorgio Bocca: «Io dico di trovare
vergognoso che ci sia una giornalista che parla in questi
termini... è la sua solita sparata, magari per vendere i
giornali o i libri».
Vittorio Messori: «No comment».
I francescani di Terra Santa: «La Fallaci dice falsità
- secondo padre Vincenzo, custode segretario -, e forse non sa
che noi abbiamo protestato per quella invasione della Basilica,
i palestinesi sono entrati sfondando una porta. La situazione in
Terra Santa è molto più complessa di quello che lei può
immaginare e non è mai bene lasciarsi guidare dal pregiudizio».
Giulio Andreotti: «Il suo massimalismo non è giusto, mi
dispiace tanto per Oriana ma sbaglia. L'errore lo compiono
proprio quelli che pensano e dicono che o si è per Israele o si
è per i palestinesi, l'obiettivo invece è che questi due
popoli convivano. Non si tratta di una lotta nella quale o vince
uno o vince l'altro, devono vincere tutti e due e proprio gli
uomini di cultura devono dare un aiuto in questo senso».
Gianni Baget Bozzo, da noi interpellato, replica che
l'invettiva della Fallaci prende di mira un problema reale: «Sia
chiaro che i veri aggrediti sono gli israeliani. Israele, nel
dicembre del 2000, ha offerto ai palestinesi tutto ciò che
poteva. La verità è che gli Stati arabi non tollerano che vi
siano infedeli su quello che considerano un loro territorio.
Israele vive la stessa situazione degli Stati crociati che nel
Medioevo dovettero cedere davanti alla masse musulmane. Non
credo che Israele soccomberà, ma è giusto difenderlo da quella
minaccia».
Per Tullia Zevi, come già detto, «Oriana Fallaci si
conferma una lucida pasionaria, che esprime senza reticenze
quello che pensa e lo fa con grande efficacia»; tuttavia
precisa: «Credo indispensabile trovare il modo per ristabilire
un'apertura, un contatto tra le parti».
La scrittrice Dacia Maraini: «Non è con queste
invettive che si va verso la pace. Questo è un modo di
rinfocolare l'odio».
Monsignor Hilarion Capucci (il vescovo preso di mira
dalla Fallaci): «Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere
e peggior sordo di chi non vuol sentire».
Lo storico Giorgio Rumi, da Parigi, ci dice di essere
offeso per il giudizio sprezzante che la Fallaci riserva ai
preti: «Mi ha ferito il punto, se vogliamo marginale nella
questione fra Israele e palestinesi, in cui dice che senza
l'ebreo Gesù Cristo i nostri preti oggi sarebbero disoccupati.
È un tono inaccettabile, perché il prete per noi non è un
essere odioso, infingardo, che non fa nulla di buono. Se si
vuole criticare la gerarchia o il Vaticano, pazienza, siamo
abituati a queste invettive spesso inattendibili, ma quella nota
così priva di compassione e piena di arroganza mi sembra sia lo
specchio di un pregiudizio che poi si allarga anche alla
questione principale. Un conto è prendersela con gli ebrei in
quanto religione o civiltà, un altro invece è la possibilità
di criticare la politica dell'attuale governo israeliano. È
chiaro che non si può pretendere un'adesione a priori a
Israele. Va aggiunto inoltre che l'attuale situazione sanguinosa
è anche frutto della inaffidabilità dell'Europa, che del resto
si era già manifestata per la Jugoslavia. Oggi dobbiamo
vigilare sull'antisemitismo che si manifesta con l'offesa dei
luoghi sacri ebraici, ma dobbiamo anche capire di che tipo sia:
quando viene incendiata una sinagoga a Parigi ci si deve
chiedere se sia per mano di francesi antisemiti o musulmani
fondamentalisti, è chiaro che a seconda della risposta lo
scenario va giudicato con criteri diversi».
Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle comunità
ebraiche: dopo l'intervento della Fallaci «vedo aprirsi qualche
spiraglio rispetto all'atmosfera di ostilità dei giorni scorsi,
tuttavia la vicenda continua a essere affrontata con grande
emotività, che è l'ultima cosa che occorre in questo momento».
Lo storico Franco Cardini, infine, ci dice di non
condividere le intemperanze della giornalista, poiché chi ha
così tanta presa sul pubblico dovrebbe essere più attento al
tono. «D'accordo: no all'apologia del terrorismo. Ma bisogna
anche considerare che dietro c'è molta disperazione. La
condanna ferma della violenza va unita al rispetto per la dignità
di quelle persone che s'immolano pensando di farlo per il
proprio popolo. E dire che chi scende in piazza pro palestinesi
è gente che venderebbe a un harem la propria madre è
un'affermazione che una grande giornalista come lei non dovrebbe
pronunciare. E poi non dobbiamo cedere al ricatto di chi
equipara le critiche all'attuale governo d'Israele o al sionismo
all'antisemitismo: dall'altra parte, per esempio, si potrebbe
ricordare che i cittadini israeliani che non sono di religione
ebraica non godono in Israele di tutti i diritti civili. Ma, più
in generale, credo che oggi criticare la politica di Sharon sia
un modo di tutelare gli ebrei. Prima gli israeliani si liberano
di questo governo e meglio sarà anche per la causa ebraica».
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Tratto da
"Avvenire" 13 aprile 2002
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