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"Signor
presidente: le assicuro che non mi adeguerò ai suoi desideri"
Enzo Biagi
Non è un gran giorno per l’Italia: per quello che
succede in casa e per quello che si dice fuori.
A Milano, lo sapete, un piccolo aereo da turismo è andato a sbattere
contro il Pirellone, orgoglio dell’architettura italiana e uno dei
simboli della città. E il pensiero corre subito alle torri di New York.
Disgrazia. Ma c’è, anche, chi all’estero parla di crimine. Da Sofia
il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non trova di meglio che
segnalare tre biechi individui, in ordine alfabetico: Biagi, Luttazzi,
Santoro che, cito tra virgolette: ”Hanno fatto un uso della
televisione pubblica - pagata con i soldi di tutti - criminoso.
Credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere
più che questo avvenga”. Chiuse le virgolette.
Quale sarebbe il reato?
Stupro, assassinio, rapina, furto, incitamento alla delinquenza, falso e
diffamazione?
Denunci.
Poi il Presidente Berlusconi, siccome non prevede nei tre biechi
personaggi pentimento o redenzione - pur non avendo niente di personale
- lascerebbe intendere, se interpretiamo bene, che dovrebbero togliere
il disturbo.
Signor Presidente, dia disposizione di procedere perché la mia età e
il senso di rispetto che ho per me stesso mi vietano di adeguarmi ai
suoi desideri.
Sono ancora convinto che in questa nostra Repubblica ci sia spazio per
la libertà di stampa, e ci sia perfino in questa azienda che essendo
proprio di tutti, come lei ci dice, vorrà sentire tutte le opinioni.
Perché questo, signor Presidente, è il principio della democrazia. Sta
scritto, dia un’occhiata, nella Costituzione.
In America, ne avrà sentito parlare, Richard Nixon dovette lasciare la
Casa Bianca per un’operazione chiamata Watergate condotta da giovani
cronisti alle dipendenze di quel grande e libero editore che era la
signora Katherine Graham, proprietaria della »Washington Post».
La nostra, tra l’altro, viene presentata come televisione di Stato,
anche se qualcuno tende a farla di governo. Ma è il pubblico che
giudica. Nove volte su dieci, controllare, Il Fatto è la trasmissione
più vista della Rai.
Lavoro qui dal 1961, sono affezionato a quest’azienda. Le voglio bene.
È la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto,
cioè i programmi, e chiede che due giornalisti, Biagi e Santoro,
dovrebbero entrare nella categoria dei disoccupati.
L’idea poi di cacciare il comico Luttazzi è più da impresario, qual
del resto lei è, che da statista.
Cari telespettatori, questa potrebbe essere l’ultima puntata del
Ftatto, dopo 814 trasmissioni non è il caso di commemorarci.
Eventualmente, è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità
che restare a prezzo di certi patteggiamenti.
Signor Presidente Berlusconi, non tocca a lei licenziarmi.
Penso che qualcuno mi accuserà di uso personale del mio programma, che
del resto faccio da anni, ma in questo caso per raccontare una storia
che va al di là della mia trascurabile persona e che coinvolge un
problema fondamentale: quello della libertà di espressione.
* Questo è il testo integrale della puntata della trasmissione di Enzo Biagi
”Il Fatto” andata in onda ieri sera, 19 aprile.
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