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LETTERA 74 luglio 2001 di Ettore Masina 1 Furoreggiano nuove forme, più crudeli, di pugilato. Sport che sembravano lontanissimi dallo scontro fisico, come le corse automobilistiche, ormai prevedono una certa minaccia di violenza (magari tra figli della stessa madre), e gli spettatori rimangono, per lo più, delusi se essa non viene agita. Una metropoli oberata di problemi mostruosi di inquinamento e di traffico, con indici erodiani di asme e allergie fra i suoi bambini, vive per settimane una patetica ubriacatura d’orgoglio perché una squadra di miliardari ha vinto “nel suo nome” un campionato di calcio. Abitiamo un’era gladiatoria. L’industria dei mass-media alla ricerca di tirature e di audiences genera in queste arene figli e padroni. Se nessun Nerone organizza giochi circensi, è costretta a provvedere essa stessa; e i marpioni politici le danno prontamente una mano. Per il G8 di Genova i tam-tam del pericolo da due mesi rullano su pacifiche colline diventate sottili linee rosse dalle quali possono emergere all’improvviso i feroci cherokees metropolitani. Il Cavaliere di Arcore guarda a Genova con amorose speranze: ha guadagnato consensi con la forsennata denuncia di una permanente minaccia comunista in Italia, i risultati elettorali gli rendono difficile insistere, le “tute bianche” – o il “blocco nero” o come diavolo si chiamino le frange di violenti che forse inquineranno le manifestazioni contro il G8 - torneranno a presentarlo come colui che protegge lo Stato e la cittadinanza da pericolose eversioni. Ogni vetrina infranta, ogni auto bruciata (se mai, Dio non voglia, ce ne saranno) gli farà guadagnare diecimila voti; ogni poliziotto (Dio non voglia!) contuso o ferito gliene farà guadagnare centomila. 2 Il
rullìo ossessionante dei tamburi di guerra che risuona ormai da due
mesi sulle colline mass-mediatiche non ha soltanto lo scopo di
seminare la paura fra i giovani di buona famiglia, i quali vorrebbero
sì un mondo migliore, ma sperano che ci pensi qualcun altro: ha anche
un secondo preciso scopo. Ricorda una vecchia canzone popolare
francese cantata da Yves Montand: “Le roi à fait battre le tambour”,
il re ha fatto battere il tamburo. Parlava, naturalmente, quella
canzone, dei bandi di reclutamento per qualche guerra insensata. Da
due mesi il governo e la stampa chiamano a raccolta i violenti,
offrendo loro un’occasione unica per una manifestazione di massa.
Costruendo un’attenta strategia della tensione (gli ospedali
precettati per un raggio di 200 chilometri! Decine di migliaia di
poliziotti in assetto di guerra. I blocchi alle frontiere in bella
violazione della Convenzione di Schengen. Gli ascensori sigillati.
L’erogazione del gas interrotta. I cellulari “oscurati” etc.) si
è presentato un invito ufficiale ai ragazzi che credono (del resto
non poi del tutto assurdamente) che l’organizzazione dello Stato sia
soltanto repressiva nei confronti degli emarginati e che la voce dei
giovani, e in particolar modo quella dei giovani che protestano per
qualcosa di “politico”, sia ascoltata dai mass-media soltanto
quando essi si trasformano in fracassatori, piccoli gladiatori. In
questi giorni le pagine dei giornali “bene” sono pieni di
fotografie di “tute bianche” & Co. intente a preparare un loro
arsenale, a mostrare come si possono
dissigillare i tombini “piombati”, preparare scudi di
plastica anti-manganello, proteggersi artigianalmente dai veleni dei
gas lacrimogeni. La possibilità di fare queste fotografie viene
venduta ai giornali, così come certe interviste, per finanziare
preparativi e trasferte. I demonizzati “centri sociali”.
garantiscono giornate di piena occupazione per i cronisti. Sfide e
patteg-giamenti, dichiarazioni bellicose e contro-dichiarazioni, si
succedono mentre l’abilità del ministro degli esteri Ruggiero (un
po’ scalfita dalla ottusità del direttore generale della Farnesina,
Vattani), tende a sbiadire ogni opposizione. Siamo d’accordo anche
noi, cari ragazzi: governo e parlamento
dicono le stesse cose che voi vorreste gridare sotto il palazzo
degli Otto grandi. Sottinteso: a Genova che ci venite a fare? Lasciate
la città ai violenti e alla polizia. 3 Penso che la contestazione del G8 sia straordinariamente importante. Se non avessi gli anni e gli acciacchi che ho e che mi rendono inadatto alle mani-festazioni di strada in luoghi lontani da casa, andrei a Genova (e soffro moltissimo per questa mia diserzione). Credo che la contestazione al G8 sia straordinariamente importante e lo sia ancor più dopo il G7 di ieri a Roma, in cui gli Stati ricchi hanno ripetuto duramente, come anticipo al “realismo” dei G8, il loro “no” alla Tobin Tax, l’unico possibile rimedio all’anarchia dei flussi monetarie che incrudeliscono sull’economia di paesi poveri). Quando i partiti entrano in crisi e l’opinione pubblica sembra ricondotta dai risultati elettorali ai recinti in cui le sinistre si sfiancano di polemiche e la maggioranza dei cittadini sembra pensare che ha già dato, adesso basta, i movimenti popolari appaiono l’unica forza capace di dimostrare che la storia non è finita, che c’è chi non si rassegna alla “realpolitik” degli eserciti e delle isole di benessere galleggianti su oceani di disperazione. Il numero dei manifestanti a Genova avrà un immenso valore politico in un’Italia dimidiata dalla scelta del “fare invece di pensare”. Spero molto che tornino a Genova i 3 mila cattolici dichiarati che già ieri sono sfilati per le vie della città, dicendo il loro NO al sistema che rende sempre più poveri i poveri e sempre più ricchi i ricchi. Spero molto che questi cattolici (insorgendo contro la volgarità con la quale li si definisce papa-boys, come se fossero ballerini di un musical) vogliano mescolarsi alle tantissime persone che cristiane non sono- o non vogliono dirsi: certamente i cattolici hanno un dovere in più (quello del vangelo) per lottare in difesa della giustizia, ma è di decisiva importanza non creare divisioni fra le persone di buona volontà che si rifiutano di accettare l’arroganza con la quale i governi degli otto paesi più ricchi della Terra pretendono, riducendo l’ONU a una specie di sterile fiore all’occhiello, di governare il pianeta: loro che con le multinazionali, il Fondo monetario inter-nazionale, la Banca Mondiale, le barriere doganali etc., hanno dato vita a una realtà che giustamente il cardinale Tettamanzi ha delineato a questo modo: 400 miliardari si dividono il 50 per 100 delle ricchezze, mentre 6 miliardi di persone devono vivere con il resto. Spero
molto che a Genova vadano tanti giovani. Saranno giornate scomode per
chi viene da lontano e per chi dovrà viverle nell’atmosfera di cui
ho detto; perciò mi pare che abbia il dovere di farlo chi ha maggiori
energie fisiche. Ma soprattutto spero che i giovani ci vadano perché
loro è il futuro; e se non tentano loro di renderlo migliore con le
armi della politica (di tutti i tipi della politica) toccherà ad essi
diventare vittime e spettatori, anziché protagonisti, di un’epoca e
di una Terra che ha ancora meraviglie ed energie da rivelare ma che
nel frattempo vede sbranare i suoi figli. Spero che vadano a Genova
quelli che si dichiarano “di sinistra”, perché ogni
“sinistra” muore di asfissìa se non respira l’ossigeno del
coraggio, della creatività, della testardaggine, della coerenza e non
guarda agli immensi orizzonti di una storia che non può essere
ridotta a cronaca. Spero che ci vadano i padri e le madri che vedono,
con paura e con ira, i loro bambini minacciati nella salute e nella
psiche da una “modernizzazione” che è spietata dilapidazione
delle risorse ambientali; e che
scoprano che non si può rimanere nell’inerzia sapendo che bambini
del tutto identici ai loro muoiono (uno ogni 8 secondi!) a causa di
un’ingiustizia di cui tutti siamo correi se non le opponiamo
politicamente e moralmente la nostra obiezione di coscienza. 4I
libri Molti
mi hanno chiesto di riprendere la segnalazione di libri che ritengo di
utile lettura. Lo faccio volentieri. Innanzi
tutto sono lieto di restaurare il mio rapporto lettore/autore con Luis
Sepùlveda. Avevo trovato (e trovo) pessimo il suo “Le rose di
Atacama”, adesso debbo dire che mi è piaciuto molto “Jacaré”
(Guanda ed., £.16 mila). Si tratta di due racconti lunghi, uno dei
quali si svolge in Italia. Avanzo una facile profezia: che i due
poliziotti che si muovono per la prima volta in queste pagine
compiranno altre imprese. Un
libro di grande interesse teologico-culturale e di chiarezza
cristallina è il saggio di André Chouraqui, “I dieci
comandamenti”, Mondadori, £.32.000. Il sottotitolo reca: “I
doveri dell’uomo nelle tre religioni di Abramo”; e lo scopo
dichiarato dell’opera è: “Per riscoprire il valore quotidiano
delle leggi di Dio”. Un’opera preziosa, che consiglio davvero a
tutti. Sergio
Tanzarella, cristiano
militante, teologo e uomo politico, ha pubblicato presso la EDB
“La purifcazione della memoria. Il compito della storia fra
oblio e revisionismi” Il tema è fra i più importanti della nostra
cultura e ha profondissime implicazioni con la politica. Tanzarella lo
tratta con lucidità e ricchezza di sentimenti e indica la necessità
etica di ribellarsi al revisionismo e all’oblìo. Una prefazione di
monsignor Nogaro, vescovo di Caserta, con il quale Tanzarella
collabora generosamente, arricchisce questo piccolo grande libro. Infine
voglio ricordarvi che sta arrivando nelle librerie il nuovo numero
(75) di “LATINOAMERICA e tutti i Sud del mondo”, la bella
rivista diretta da Gianni Minà, alla quale io stesso collaboro. Un
caro saluto Ettore Masina8
luglio 2001 _________________________________________________________________ |