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Abbiamo seguito con una certa sensibile attenzione la 59. ma Mostra di Venezia e, riteniamo che tra i films che avrebbero dovuto, stando alle grida e agli alti lai che si sono levati dalla gerarchia cattolica per lo scandalo che non c’è stato sia tra i critici che, successivamente nell’appassionato popolo dei cinefili, per The Magdalene Sisters( prima proiezione mondiale alle ore 20,45 al Palagalileo, Lido di Venezia,29 agosto 2002), essi si sarebbero dovuti alzare, se non altro per la comune appartenenza umana, bisognosa di solidarietà per il rispetto dei diritti fondamentali della persona, per almeno altri quattro films che- purtroppo- sono passati quasi sotto silenzio anche da parte dei cattolici abbastanza in prima linea per gli ultimi (se non c’è lo scandalo, cosa mi importa del bambino maciullato che grida orribilmente nell’ospedale improvvisato di Kabul, mentre pochi individui cercano di fargli dimenticare il dolore, muovendolo al riso(Clown in Kabul), oppure, la povera giovanissima Ljlia(Lilja 4- ever), una delle tante ragazzine- prostitute per forza dell’Est disastrato, vinte dal miraggio della bella vita dell’occidente che si presta all’uso del suo corpo e che nel suicidio pensa di trovare quella gioia e felicità negatole dalla società, dalla religione e dal consumismo? E cosa potrà mai commuovere lo smercio indegno degli organi( Dirty Pretty Things) in cambio di un permesso di soggiorno in uno dei nostri pasciuti paesi occidentali? Figurarsi, poi, se un film sul matrimonio(Nackt), ovvero sulla necessità di scoprirsi dentro e di amarsi interamente come coppia inscindibilmente legata da una promessa, potrà mai fare breccia nelle menti ottenebrate dall’impero del sesso ad ogni angolo della strada, così a portata di mano da far pensare che sono illusi quanti credono nell’amore solidale di coppia). Stavolta e malamente, come avvenne per il film di Scorsese per L’ultima tentazione di Cristo( una vera bufala)- i cattolici( o meglio coloro che non sanno distinguere una fiction dalla realtà) hanno perso una buona occasione di fare ammenda o di recitare(ma non sappiamo con quanto sincero pentimento, visto che si tratta di donne, Mai più, come spesso ama dire il Papa)un mea culpa per quanto le donne hanno patito ieri ( ma anche oggi) nella chiesa e in ogni istituzione patriarcale e fondamentalista che si aggrappa ciecamente, alla dottrina che, contrariamente a quanto avviene nella società, solo per loro rimane immutabile( negando così quel bellissimo, difficile termine che è la teleologia, cioè la scienza del futuro indirizzato a Dio). Si parla, si discute, si discetta, però le cose cambiano poco( anche se, per fortuna in democrazia, si accredita uguali diritti e doveri a ciascuno indipendentemente dal genere). Cambiamenti significativi, e in qualche caso
inediti e radicali, che hanno marcato, modificandolo, il nostro mondo,
ve ne sono stati(Il corpo rimodellato e risignificato dalle
biotecnologie, la procreazione hi-tech, la cittadinanza multipla del
locale e del globale, gli eventi/avvenimenti e la loro
rappresentazione che, non di rado, profeticamente li ha preceduti, il
multiculturalismo che rischia di capovolgersi nel suo contrario, vale
a dire in comunità e civiltà che
si vivono reciprocamente come nemiche, il patriarcato in armi e la
libertà femminile come ostaggio, pretesto e conferma dei conflitti
fra uomini, non aperti in nome delle donne…). Il film The Magdalene, come altri avvenimenti in cui risaltano le figure femminili( si potrebbe includere anche il bellissimo episodio del regista di No man’s Land che nel film corale sull’11 settembre 2001,pone in primo piano la determinazione delle donne di Srebrenica, oltre che Lilia, Nackt, Rosa Funzeca…) mettono a frutto il lavoro di decostruzione operato dalla cultura femminista sulle strutture del patriarcato, svelandone i trucchi «narrativi» linguistici, rivelandone le falle, nominandone la crisi, parlando all'occidente come all'oriente. Ai fondamentalismi cristiani e a quelli musulmani, che tentano di usare le donne per reinventare ordine e tradizioni spezzate dalla libertà femminile guadagnata con o grazie al femminismo. Il concetto di libertà politica che il femminismo ha operato può offrire a donne e uomini disposte/i ad abbandonare la soggettività neutra del pensiero politico moderno, a deviare dall'ottica dell'identità a quella della differenza, da quella della sovranità a quella della relazione, a superare i confini per gli sconfinamenti. A guardare ai fenomeni del nostro tempo, compresa la globalizzazione non soltanto come mercato-mondo, mondializzazione del capitale, ma anche come una forma inedita della sovranità, come mobilità e mescolamento di soggettività e culture. Indagando, in questo nuovo scenario, l'efficacia dei diritti fondamentali come antidoto alla deriva plebiscitaria e alle guerre combattute contro il diritto, e della giustizia - nazionale e internazionale - asservita a interessi particolari. A dirla in termini più comuni, in genere, la gerarchia cattolica( simile, per certi aspetti, a quella sciita) non vuole essere messa in discussione, perciò un film come quello di P.Mullan infila il coltello in piaghe che si preferirebbe tenere nascoste. Specie, poi, se riguarda le donne. Il Papa ha chiesto “perdono” per tante colpe passate ma mai esplicitamente per i troppi torti subiti dal genere femminile nella chiesa. Un mite prete ci ha detto: - “Preti così porci, dittatori, fanatici( come quelli disegnati da Mullan), sono esistiti solo al tempo dell’Inquisizione”. Già. Intanto, lui che è il Direttore del giornale cui collaboriamo, forse, non pubblicherà la rigorosa intervista a Mullan "perchè.… Sappiamo, sappiamo!
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