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Per un film storico è imperdonabile essere ideologico
La
speranza è che la realizzazione di “Magdalene” non abbia niente a
che vedere con il conflitto – anche solo culturale – nel nord
dell’Irlanda. Perché è innegabile che nel film dello scozzese
Mullan sulla libera Irlanda si evidenzi una certa contrapposizione tra
il paese cattolico, luogo dell’oppressione, e la protestante Gran
Bretagna, via della liberazione. Inutile poi che Mullan continui a
definirsi cattolico, perché, se (ci auguriamo) i conflitti
politico-religiosi non hanno niente a che fare con la realizzazione di
questo film, è evidente che il film sia spinto da una fortissima vena
anticlericale, molto più che da un ansia di raccontare la storia. Ed è un
vero peccato per un film storico, un film che ha avuto il coraggio di
affrontare uno degli episodi più oscuri della storia della Chiesa
dell’ultimo secolo (anche se, in questo caso
- come vedremo - si tratta più della storia d’Irlanda che
della storia della Chiesa). Fa bene,
il regista, a dire che il Papa dovrebbe chiedere perdono anche per
queste cose, e non solo per i peccati di otto secoli fa,
ma resta il fatto che Mullan non è stato onesto né corretto
nel girare questo film. Un soggetto scabroso ed importante – tratto
da una storia vera, oltretutto -
richiede una trattazione seria, sobria, il più possibile oggettiva;
il discepolo di Loach ne ha fatto invece un film propagandistico,
intollerante su un piano sociale, ingenuo su quello cinematografico,
assolutamente incompleto su quello storico. Il
“peccato” più grave di Mullan è quello di incentrare tutto il
film sui “Magdalene” senza spiegarci mai di cosa si trattava
esattamente: monasteri? Collegi? Carceri? A vedere
il film potrebbero essere qualsiasi cosa. Sappiamo solo che ci
rinchiudevano le ragazze ‘traviate’ e che c’erano delle suore
cattivissime. La verità
storica è che i “Magdalene” erano una sorta di riformatori,
statali, anche se gestiti da religiose. Va quindi chiarito che –
senza togliere nulla ai centinaia di crimini di cui si è resa
colpevole l’istituzione cattolica nel corso del Novecento – la
responsabilità delle atrocità che vediamo non può essere attribuita
al Vaticano, ma semmai, in generale alla cultura cattolica irlandese e
al legame Chiesa-Stato. D’altra
parte, esattamente come “L’ora di religione”, “Magdalene”
presenta una visione del cattolicesimo tutta e solo negativa: non c’è
nemmeno un cattolico ‘buono’ in tutto il film, nemmeno una suora
con un briciolo di umanità, anche se
- a parte questo – il film non ha niente a che vedere con
l’opera di Bellocchio, se non altro perché questo una ragione di
esistere ce l’ha, mentre l’altro (vedi il servizio su AdessOnLine)
è davvero un film senza capo né coda. Un film
che poteva essere bello (gli attori e le attrici sono tutti
bravissimi) e importante, se fosse stato girato con un po’ più di
onestà intellettuale. Mullan utilizza invece una storia vera (quanto
vera? Come facciamo a sapere fino a dove è storico quanto è
inventato?) e le testimonianze delle magdalene (una di esse interpreta
una suora) a servizio di una polemica anticlericale messa in atto con
i mezzi più rozzi e più ingenui: il film si apre con continui primi
piani a crocifissi durante una festa di matrimonio, come a voler
additare subito l’oppressore, quello che rovinerà la festa, e poi - durante un film - quel ritornare continuo sul dettaglio
delle mani della suora che contano i soldi, o sul confronto tra la
sbobba ingurgitata dalle ragazze e il pane e marmellata mangiato dalla
superiora, fino alla scena ridicola della “punizione” del
cappellano che costringe a rapporti orali una ragazza semi-ritardata:
la protagonista gli lava i vestiti con l’ortica e lui, durante la
messa, comincia a grattarsi e poi si spoglia completamente nudo,
davanti all’altare, in preda al prurito. Una scena degna di Boldi
& Vanzina.
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