Caro Augias, a proposito del crocifisso rimosso
dall'aula di La Spezia,
ricordo che Natalia Ginzburg anni fa dichiarandosi non
d'accordo per la rimozione scriveva: «E'
l'immagine della rivoluzione
cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea
dell'uguaglianza
fra gli uomini fino ad allora assente... Sono
quasi duemila anni che
diciamo 'prima di Cristo' e 'dopo Cristo'. Il
crocifisso può essere un
simbolo anche per i non cattolici in quanto racchiude il
dolore umano». Così scriveva
una delle voci più sensibili e
civili della nostra letteratura dalle opinioni non
sospette essendo tra l'altro
ebrea e deputato dell'allora partito comunista.
Certo oggi politica e religione sono confuse, e
proprio quel simbolo di
sofferenza ci fa auspicare un Tevere più largo.
Granfranco Mezzasoma
Roma
Caro Augias, mi ha letteralmente gelato il
disprezzo nei confronti del
maggior simbolo della cristianità da parte del
presidente della Comunità
islamica italiana. In tv ha definito il Cristo «un
piccolo cadavere» sulla croce
e che esso rappresenta un
giustiziato dai romani.
Giuseppe Guarnera
Caro Augias, da non credente lamento l'invasione
delle interpretazioni
religiose dei fatti del mondo. Se si pensasse meno
alla religione e più
alle cose reali diminuirebbero gli scontri. Il
crocifisso andrebbe tolto
dalle aule non quando arriva un musulmano o un
ebreo, ma perché la scuola pubblica è aconfessionale.
Da insegnante però non mi
azzarderei ad avanzare una simile richiesta
perché il sentimento religioso, da noi, è
intrecciato con lo spirito
nazionale.
Gianfranco Roncarolo
L'episodio di La Spezia, dove un'insegnante
ha chiesto di togliere il
crocifisso dall'aula essendo uno degli scolari
musulmano,
continua a far discutere. S'è letto tra l'altro
che sull'insegnante
penderebbe una sanzione disciplinare. Ricordo che una
sentenza
della Cassazione (IV sezione penale, numero
439/2000) non solo autorizza
il gesto ma lo renderebbe anzi obbligatorio. Se
l'insegnante dovesse ricorrere avrà vittoria
garantita, dalla legge e
dalla Costituzione. Siamo in una fase di
trasformazione anche
etnica del paese con fenomeni senza precedenti,
è necessaria la massima
ragionevolezza da parte di chiunque sia in grado di
usarla.
Per esempio le parole di Adel Smith in tv prima
di essere blasfeme erano
stupide, l'uomo deve avere preparazione mediocre. Ben
altro
il livello della Ginzburg, il suo ragionamento
sarebbe impeccabile se
(Cassazione a parte) quel simbolo sacro non fosse
stato
caricato di valori anche politici e di potere.
Una brutta responsabilità da parte dei
cattolici aver consentito o
provocato l'uso temporale d'un simbolo così forte. Il
giudizio
degli italiani sull'argomento resta nettamente
diviso. Lo dimostra tra
sta conducendo. Alle 20 di ieri, appena sotto le
duemila risposte, i due
schieramenti erano alla pari: 47%. In una certa misura
questo dà ragione al signor Roncarolo quando
scrive che, al di là dalla
fede di ognuno, quel simbolo è mescolato al nostro
stesso
spirito nazionale. Restano tuttavia la sentenza
della Cassazione e il
dettato della Costituzione. Immagino che siano rimasti
lettera
morta solo per ragioni di quieto vivere, di
spicciola opportunità.
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