Oh,
Palestina: terra di Dio???
(INTERVISTA
A Sami Aldeeb, dottore in
diritto, cristiano di origine palestinese, specialista del
diritto arabo e musulmano in Svizzera, autore di molti
libri e articoli di diritto arabo e musulmano e sul medio
oriente)
|
di
Maria
De Falco Marotta |
E R
Prendere
un autobus, infilarsi
Sami Aldeed è un
tipo simpaticissimo: allegro, spiritoso, amichevole. Parla
correntemente l’arabo, il francese, l’inglese, l’italiano e
chissà quanti altri linguaggi.
Ai vari convegni( mi ha anticipato che ne sta organizzando uno
sulle mutilazioni sessuali) è come la
polvere negli occhi di ebrei e musulmani, perché non risparmia
loro critiche feroci per "dimenticarsi" di essere figli
di Abramo e di comportarsi come fratelli coltelli.
E si capisce.
La Palestina o
Canaan, come a lui
piacerebbe che fosse chiamata questa terra scelta da Dio per
Abramo e la sua discendenza, è stata sin dall’antichità un
crocevia di popoli e culture che nei secoli si sono scontrate o
incontrate. Così è stato tra arabi(i palestinesi) e israeliani (gli ebrei venuti dalla diaspora) dopo la
creazione di uno stato ebraico e di uno arabo, nel 1948 a seguito
della decisione delle Nazioni Unite. E questo conflitto, con fasi
alterne, prosegue all’infinito. Scambi di accuse e scontri
sanguinosi minacciano continuamente il processo di pace in medio
oriente.
Sami, che è nato
da una famiglia contadina della Palestina ed è cristiano, dice
che lì la pace non si raggiungerà mai, se prima non si farà
giustizia.
E’ uno che non ha peli sulla lingua per la sua alta
specializzazione nel campo del diritto islamico e per la
conoscenza della Bibbia, di cui cita Isaia, continuamente, a causa
della scarsa fedeltà dei credenti monoteisti alla giustizia. E di
questi tempi, poi, non si può certo affermare che venga
rispettata. Sostiene con orgoglio che è cristiano palestinese, e
che è stato allievo del patriarca Michel Sabbah, un
intelligentissimo uomo che ho conosciuto anni fa, in occasione
della sua prima visita in Italia, dopo la nomina a patriarca della
chiesa latina a Gerusalemme e che io, molto imprudentemente, a
causa della sua altezza, paragonai a Zaccheo che, per vedere Gesù,
si era arrampicato sul sicomoro. Fu carinissimo con me, nonostante
le occhiatacce dei vari vescovi presenti all’incontro e sono più
che certa che vive sulla sua pelle con dolore le tante lacerazioni
della terra santa. E credo anche che Sami ne sia un suo degno
discepolo nel mondo occidentale.
Sami, infatti, è uno che vale. Uno che si fa ascoltare per la
coerenza della sua vita e dei suoi valori. Poi scrive e parla
talmente tanto, che un torrente in piena al suo paragone, è un
rigagnolo d’acqua stagna. Ti travolge. Ultimamente, proprio per
quel feeling che si stabilisce tra gente che crede in un ideale di
giustizia attuabile in mezzo all’umanità, ci siamo sentiti per
telefono e leggete cosa ha risposto a certe mie domande.
Sami, pensi che la "questione Palestina" sia
veramente connessa a quella del medio oriente, o è una
"trovata" dei vari
Osama bin Laden, che di volta in volta, appaiono sulla
scena del mondo?
Credo che Osama bin Laden che è diventato sinonimo di
fanatici che sposano la causa della giustizia, magari in modo
distorto, siano uno
pseudonimo: il loro vero
nome è miseria e ingiustizia. Chiunque di loro,
non è che un insetto tra i milioni che vivono in un
terreno paludoso che non è stato mai bonificato, per
responsabilità degli USA e dell’occidente. Molte volte,
invece di sanare la miseria e l’ingiustizia che loro
hanno provocato, preferiscono tappare i buchi con vari
interventi(umanitari, militari….). Dopo l’11 settembre 2001,
gli Stati Uniti hanno perso una buona opportunità di dedicarsi ad
un esame di coscienza. Hanno evitato accuratamente di chiedersi
perché sono oggi così detestati nel mondo musulmano e ciò che
potrebbero fare per smontare un tale odio, invece di
privilegiare sempre l’uso
della forza.
L'ingiustizia regna in Medio Oriente, la presenza militare
americana è in numerosi paesi della regione. E’ una forma di
colonialismo, il sostegno che gli Stati Uniti portano lì; è di
lunga data e a diverse dittature. Senza dimenticare il dramma che
vivono i palestinesi.
Ci spieghi meglio questo dramma? Spesso i palestinesi
sembrano dei provocatori ed anche dei terroristi!
Se la regina d’Inghilterra o il vostro Berlusconi
stessero 10 giorni in un campo di concentramento come i
palestinesi, diverrebbero terroristi anche loro. Non si può
vivere in mezzo a tanta miseria!
Prima del tragico 11 settembre, l’edizione Internet del
Gerusalemme Post del 14 agosto 2001 ha dato una notizia che
costituisce un richiamo a guardare in faccia al deterioramento
della situazione in quella zona. Secondo questa notizia, i
palestinesi penserebbero seriamente all'utilizzazione delle armi
biologiche come mezzo per bloccare il potere militare israeliano.
Centinaia di periti sarebbero capaci di maneggiarle e di
utilizzarle come mezzi di dissuasione. Alcune bombe dirette verso
le risorse d’acque, le spiagge i mercati ed i centri
residenziali farebbero difficilmente scoprire
gli autori. Sicché la Palestina diverrebbe una terra
disabitata per secoli! Questa notizia è diventata di un'attualità
cocente dopo la tragedia dell’11 settembre. Alcuni casi di
infezione all'antrace sono bastati per immergere l'America
nell'allucinazione. Quale sarebbe allora il panico se l'attacco
biologico toccasse ad una popolazione? Chiunque siano le persone
che sono dietro le infezioni all'antrace in America, dovrebbero
incitare i dirigenti politici ad un esame di coscienza
approfondita. La riserva del nucleare e lo scudo anti-missile sono
stati gettati presto nella spazzatura. L’11 settembre ha provato
che gli Stati Uniti hanno speso inutilmente dei miliardi di
dollari per proteggersi, al posto di
impiegarli contro l'ingiustizia e la miseria nel mondo.
Alcuni individui hanno potuto mettere in ginocchio il primo Potere
mondiale. Durante i decenni scorsi, gli Stati Uniti hanno condotto
una politica arrogante verso l'insieme dei paesi poveri del mondo,
seminando le sue basi militari per succhiare il sangue dei poveri
dovunque, conservare i pozzi di petrolio. Non si può dare
lezioni di morale agli altri, comportandosi in un modo
immorale. L’11 settembre, vittime innocenti hanno pagato la
fattura di questa politica immorale. Al posto di trarre una
lezione da ciò che è accaduto quel giorno fatale, gli Stati
Uniti continuano ad accumulare le ingiustizie, particolarmente in
rapporto al Vicino-Oriente, invece di trovare una soluzione giusta
al problema, che hanno alimentato.
Per esempio, gli Stati Uniti mantengono il loro sostegno
incondizionato in Israele. Forte di questo sostegno, questo Stato
si permette da cinquanta anni di fare tutto, in violazione
flagrante delle convenzioni di Ginevra e del diritto
internazionale.
Ricordo, a questo riguardo, che Israele ha distrutto dalla sua
creazione 385 località palestinesi, espellendo i loro abitanti
non- ebraici per sostituirli dappertutto con gli ebrei venuti
ultimamente anche dalla Russia, praticando così una vera pulizia
etnica degna di Hitler e dei suoi emuli. Uno di questi villaggi,
Emmaüs che Israele ha raso coi bulldozer nel 1967, è stato
trasformato in un luogo da picnic chiamato Parco Canada! (Vedere
le foto
della vergogna). Senza il rispetto dei diritti legittimi dei
palestinesi riconosciuti dai documenti internazionali, la follia
israeliana, li sta spingendo alla disperazione ed al suicidio e il
rischio forte è di trasformarsi in un incubo per tutti gli
abitanti del Vicino-Oriente, che siano ebrei, musulmani o
cristiani. Indurre le persone al suicidio è una politica
disastrosa per tutti. E’ tempo che i politici americani si
sveglino e mettano fine alla follia israeliana per evitare che
tutto il Medio- Oriente si trasformi in un campo di rovina e di
desolazione. La pace che cerchiamo tutti deve essere una pace
basata sulla giustizia e non sulla logica della forza. Isaia
l'aveva detto già 2700 anni fa: La
pace il frutto della giustizia sarà (Is 32,17). E ciò che
accade oggi, in Palestina, non è per niente frutto della
giustizia. Ogni silenzio davanti all'ingiustizia equivale ad una
complicità.
Cosa pensi che si dovrebbe fare, hai qualche suggerimento?
Tutti i capi dovrebbero ritirarsi per due settimane in un
monastero di trappisti per pregare, meditare e stare in silenzio.
Solo dopo chiedersi insieme: dove abbiamo peccato e pentirsi. Se
non c’è pentimento, non ci sarà giustizia e meno che meno
pace.
Ma dai, sii più concreto! Ti immagini dire ai nostri
laici ed intellettuali, per avere la pace dovete pentirvi dei
vostri peccati, riconoscere le vostre colpe!…
Allora, non c’è soluzione se nel cuore non c’è posto per il
pentimento del male che facciamo. Però per i tuoi laici ed
intellettuali voglio richiamare due pratiche di giustizia che
hanno ottenuto buoni risultati.
Quella del Mali che attua un sistema saggio per risolvere i
problemi: le persone si incontrano in una capanna con un tetto
molto basso e devono restare sedute, per discutere. Se uno di loro
si alza per menare le sue mani contro un altro, batte la testa
contro il tetto.
In Sudafrica, invece, al posto di creare dei tribunali per
giudicare i criminali di guerra come l'hanno fatto i Bianchi in
Europa coi tribunali della Seconda guerra mondiale e le guerre di
ex- Iugoslavia e del Ruanda, hanno preferito le commissioni di
conciliazione.
Malgrado gli anni di prigione e di persecuzione, Mandela ha saputo
insufflare ai suoi concittadini un senso della giustizia, una pietà
sensibile all’umano, in modo che non vi sia odio, rancore,
vendette, ma voglia di costruire insieme. Certo, tutto questo
implica coraggio e capacità di perdono per gli errori. Le cose
anche lì non procedono come dovrebbero, però mai nessuno potrà
puntare il dito contro Mandela, per non essere stato un uomo di
giustizia e di pace.
La giustizia richiede il cambiamento del cuore. Bisogna stringere
i gomiti per costruire insieme, al posto di distruggere. Ecco
probabilmente la parola- chiave per risolvere i problemi tra gli
abitanti della Palestina. L'unità fa la forza. La divisione
provoca l'odio e le frustrazioni.
Ho l’impressione piuttosto fastidiosa, da quello che
stiamo dicendo, che tu giustifichi il terrorismo…..
Ti racconto una specie di apologo. Un contadino era salito su di
un treno e poiché non sapeva leggere, ad ogni sua fermata
chiedeva il nome della stazione. Prima cominciò ad urlare piano,
poi sempre più forte. Un tizio gli chiese perché si comportava
così ed egli rispose che aveva preso il treno che andava nella
direzione sbagliata.
Così stanno facendo gli occidentali. Vanno nella direzione
sbagliata ma non urlano, non se ne rendono conto.
Infatti, pur sapendo che gli USA non sono membri effettivi delle
Nazioni Unite( non hanno ancora pagato le loro quote totalmente,
quelle che spettano ad ogni Stato membro per il mantenimento delle
N.U.), li fanno votare come se niente fosse. Conducono la guerra
contro il terrorismo(quale???) senza che di questo non sia stata
data dai giuristi interpellati una giusta definizione legale.
Ora, per tornare alla questione palestinese, se l’81% dei
villaggi sono stati distrutti dagli israeliani col supporto
fortissimo degli USA, come chiameresti quest’azione? Per I morti
dell’11 settembre, gli Stati Uniti sono in diritto di richiedere
loro stessi giustizia. Vi sarebbero stati due modi possibili di
rendere giustizia. La prima consiste nel trascinare i colpevoli
davanti ai tribunali come hanno fatto i poteri alleati
all'indomani della Seconda Guerra mondiale. Il problema è che si
tratta là di una giustizia parziale: solo i vinti sono
riconosciuti colpevoli, mentre i vincitori hanno sempre ragione.
ne consegue un malessere, una confusione di valori che può essere
nociva solamente. Il secondo modo di procedere
sta nel
creare, come in Sud- Africa , delle commissioni di
riconciliazione. I crimini dell'apartheid sono stati molto gravi.
Arrivato al potere, Nelson Mandela aveva delle fondate ragioni di
volere giudicare i loro responsabili davanti al mondo intero e,
tuttavia, non l'ha fatto, ha attaccato il male alle radici,
facendosi così apprezzare anche dai nemici. Gli Stati Uniti
avrebbero dovuto fare parimenti, chiamare dei saggi, incoraggiare
la libera parola. al posto di ciò, stanno condannando al silenzio
tutti gli oppositori, che osano criticare la loro politica. Ciò
non va a servire la morale, né la società.
Ma per la
Palestina che è nel cuore di tutti, per via delle tre religioni
monoteiste che lì si sono originate, c’è qualche speranza che
Gerusalemme diventi il Colle di Sion, dove tutti i popoli si
riuniranno per lodare Dio, secondo le profezie bibliche?
Talvolta, mi
metto a sognare come gli ebrei che credono alla venuta prossima
del Messia. Io che sono cristiano, gli
chiedo un miracolo, uno solo, quello di guarire tutti gli
abitanti del paese di Canaan(la Palestina) continuamente
malmenato dal demonio della violenza. Un giorno o l'altro,
gli abitanti di questo pezzo di terreno dovranno ritrovarsi per
parlare, mangiare, bere e ricostruire questo paese devastato.
dovranno intendersi. Ma come giungere a questo giorno utopico
mentre ancora tra loro gli ebrei , i cristiani e i musulmani, si
minacciano di bombe atomiche e chimiche, si rallegrano alla morte
dell'altro e glorificano i loro martiri che sacrificano la loro
vita per uccidere e ferire il più grande numero dell'altro clan?
A costo di
ripetermi, penso che la soluzione sia nel guardarsi nel proprio
cuore, pentirsi dei propri peccati e chiedere perdono a Dio.
Dopo
tutto, i tre si definiscono figli di Abramo. E Abramo ha avuto
cieca fiducia in Dio, padre dell’umanità.
IL
SITO DI SAMI ALDEED E’:
http://www.lpj.org/Nonviolence/Sami/Index.htm
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