"PAYING
THE PRICE:
KILLING
THE CHILDREN OF IRAQ"
Il
film sulle sanzioni all'Iraq che in Italia non
vi hanno fatto vedere!
www.unponteper.it
Girato fra l'ottobre il dicembre
1999, il film documentario di John Pilger è
uno straordinario atto di
accusa, costruito intorno alla tesi che a pagare
il prezzo delle sanzioni che in
dieci anni hanno annientato l'Iraq è
soltanto la popolazione civile,
e in particolare la sua parte più
vulnerabile - i bambini.
L'embargo, invece, non ha
minimamente danneggiato, ma al contrario ha
rafforzato il regime iracheno, e
in particolare Saddam Hussein, in teoria
l'obiettivo dichiarato delle
sanzioni.
E non basta: è stato
l'Occidente ad appoggiare, finanziare ed armare Saddam,
finché questo ha fatto comodo,
fornendogli anche molte delle sue armi di
distruzione di massa: quelle
stesse che oggi forniscono il pretesto per una
continuazione infinita delle
sanzioni.
Non è dunque una questione di
difesa della democrazia o dei diritti umani.
La posta in gioco è il
controllo da parte degli Usa di una regione
strategica e di un'area
petrolifera che si estende dal Golfo Persico
all'ex-Unione Sovietica.
Per questo si continua a
massacrare la popolazione civile: oltre un milione
di morti in dieci anni, almeno
la metà dei quali bambini sotto i cinque anni
di età.
John Pilger ci porta in Iraq,
nella spaventosa realtà dei reparti pediatrici
degli ospedali, dove medici
coraggiosi ma disperati combattono una lotta
quotidiana per cercare di
strappare alla morte i loro piccoli pazienti:
affetti da leucemia e tumori e
condannati a morire dalla mancanza di
medicinali. Ci fa entrare nelle
scuole: edifici decrepiti, improbabili aule
prive di banchi, dove bambini
malnutriti siedono per terra. E ancora ci
mostra le strade di Baghdad,
dove gli iracheni, costretti dal bisogno,
vendono libri, oggetti
personali, i loro averi più intimi. Ci porta nel sud
contaminato dalle armi
all'uranio impoverito; nella località del nord dove
in uno dei raid aerei quasi
quotidiani è stata uccisa una intera famiglia di
sei persone: semplici pastori
che guardavano le loro greggi.
Vediamo la responsabile dell'Unicef
mentre ci parla della tragedia di una
intera generazione.
Ascoltiamo Denis Halliday e Hans
von Sponeck, i due coordinatori umanitari
dell'Onu che si sono dimessi per
non essere più complici del massacro,
denunciare il genocidio in atto
in Iraq e puntare il dito contro la comunità
internazionale, in particolare
Stati Uniti e Gran Bretagna.
" Stiamo facendo una guerra
ai bambini e al popolo dell'Iraq attraverso le
Nazioni Unite. (.) La storia
massacrerà i responsabili", sono le parole di
Denis Halliday.
Anche gli oppositori iracheni in
esilio, sottolineando il sostegno che
l'Occidente ha ripetutamente
dato a Saddam, quando questo serviva i loro
interessi, dicono che non è
ammissibile punire una intera nazione, uccidere
donne, vecchi, bambini, per le
malefatte di un governo che essi non hanno
scelto e che non hanno la
possibilità di cambiare.
Questo mentre il portavoce del
Dipartimento di Stato Usa, James Rubin, e il
presidente in carica del
Comitato sanzioni, l'ambasciatore olandese presso
l'Onu, Peter van Walsum, cercano
di difendere l'indifendibile, incalzati da
un incredulo e sdegnato Pilger
che chiede: "Perché è idealistico suggerire
che a questi bambini dovrebbe
essere consentito vivere?".
Il documentario, andato in onda
per la prima volta sulla televisione
britannica ITV (Independent
Television Network) il 6 marzo 2000, è stato da
allora proiettato in numerose
occasioni: davanti al Parlamento Canadese e al
Parlamento Europeo, in Nuova
Zelanda, all'Arab Film Festival di Berkeley,
all'International Film Festival
di Vancouver. E' stato acquistato dalla SBS
australiana e dalla televisione
belga. Il 7 e l'8 di ottobre verrà trasmesso
dalla BBC World.