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Regali da rendere al mittente

di FILIPPO GENTILONI

 

Bologna, domenica 2 dicembre 2001

Mi sorge un dubbio: lo stato Italiano è uno stato laico? Così dovrebbe essere: nel 1989 la Corte Costituzionale (delibera 203) ha solennemente dichiarato che la Costituzione Italiana è fondata sul "supremo principio della laicità dello Stato".

Purtroppo invece – come emerge da questa lucida analisi di Filippo Gentiloni che leggo su "il Manifesto di oggi 2 dicembre 2001 e che riporto qui di seguito – davvero non pare che lo stato Italiano sia uno stato laico. Infatti, specie dopo l’avvento del centro-destra berlusconiano, il governo Italiano mostra non poca acquiescenza verso una gerarchia della chiesa cattolica la quale - come mai aveva fatto, neppure ai tempi della DC - si comporta con grande arroganza nel chiedere privilegi, pretendendo spesso che norme civili siano dedotte da un’etica religiosa. Personalmente credo che la convivenza civile non può né deve essere regolata da norme e comportamenti derivanti da un etica religiosa, di qualunque fede o chiesa si tratti.

Pur nella convinzione che con "Stato laico" non si intenda soltanto e semplicemente "Stato non confessionale", non credo che con "laicità dello Stato" si debba intendere una pura e semplice autonomia dello Stato e della società civile dalla ingerenza ecclesiastica: penso sarebbe riduttivo interpretare il concetto di "laicità" (e non "laicismo"!) unicamente in senso a-religioso.

Credo che il senso della laicità vada esteso a tutte le esperienze della vita umana: laicità intesa come concetto che rifiuta ogni integralismo, laicità come metodo che rifiuta di utilizzare posizioni ideali per "picconare" gli altri e per acquisire potere, ma metodo con cui si propongono valori senza imporli, si testimoniano valori senza pretendere privilegi e si è rispettosi delle verità e delle idee. Fermo restando che "laicità dello Stato" significa anche "Stato non confessionale", significa anche autonomia dello Stato e della società civile dalla ingerenza ecclesiastica .

Questo articolo dell’amico Filippo Gentiloni penso possa aiutare tutti noi a riflettere su questo tema.

Shalom a tutti! Domenico Manaresi

Mitt. Domenico Manaresi - via Gubellini, 6 - 40141 Bologna - tel&fax 051-6233923 – e-mail: bon4084@iperbole.bologna.it

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Regali da rendere al mittente

FILIPPO GENTILONI

Il governo Berlusconi si appresta a portare un bel pacco di regali, il prossimo Natale, a Gesù Bambino. Alcuni già realizzati, altri promessi. Alcuni diretti, chiaramente etichettati, altri indiretti, ma cospicui. Alcuni partono proprio da Palazzo Chigi, altri dai palazzi contigui, dipendenti e alleati. Il Vaticano, ringrazia e benedice. Ma proprio in nome di Gesù Bambino? Converrebbe discuterne. Ecco un elenco dei regali, certamente incompleto. Due i principali ambiti, vicini l'uno all'altro, la scuola e la famiglia. Per il primo, ha provveduto Letizia Moratti. Il ruolo ai professori di religione cattolica: un regalo a lungo atteso, molto desiderato oltre Tevere, molto importante soprattutto per accontentare buona parte del clero, bisognoso di stipendio e sicura sistemazione. L'altro regalo riguarda la scuola privata, guardata - e sovvenzionata -con sempre maggiore simpatia e ricoperta di sempre maggiori privilegi. La scuola statale sarebbe ancora in odore di ateismo e di laicismo.

Accanto e insieme alla scuola, la famiglia. Il governo combatte decisamente le coppie di fatto (è bene dimenticare quante siedano nei banchi stessi del governo), i diritti dei gay e così via. Alcune regioni - il Lazio in testa - si apprestano addirittura a dichiarare gli embrioni umani persone giuridiche. Aiuti alle nascite, sempre se regolari. Gli aborti sempre più difficili, e pazienza se quelli clandestini ricominceranno a salire.

Questi, e altri, i regali "diretti" Sullo sfondo, quelli indiretti. Si moltiplicano gli omaggi alla iniziativa privata, meglio se cattolica, ma non soltanto. Si pensi a San Patrignano a cui è affidata la vera leadership nella lotta alla droga, mentre le iniziative statali possono aspettare invano sovvenzioni e stimoli. Più società e meno stato: così declama da anni Comunione e liberazione, ricordando che "società" nel nostro paese equivale a mondo cattolico. Al di fuori di questo mondo, di società non ce n'è molta.

Regali importanti, dunque. Ma fanno riflettere, per almeno due ragioni. La prima è storica. Non si può dimenticare la forte opposizione cattolica al mondo e alla cultura liberale. Il mercato liberale non è certo benedetto ma guardato con sospetto. Storia di ieri, quando la condanna era sempre bifronte: il cattolicesimo condannava insieme la soluzione comunista e quella liberale, cercando di posizionarsi al centro (la famosa dottrina sociale della chiesa). Tutto dimenticato? La fine del comunismo ha comportato il trionfo del liberismo e anche la sua benedizione?

La seconda ragione di perplessità è interna allo stesso cattolicesimo, dove non mancano le posizioni contrarie alle attuali benedizioni. Sono molte e forti: basti pensare a tutto l'impegno cattolico nel volontariato a favore dei più bisognosi. Una priorità che per molti cattolici viene ben prima di quelle per la scuola o per gli embrioni. Benedire i regali di Berlusconi significa aprire una spaccatura all'interno del cattolicesimo. Aprire: meglio, allargare una spaccatura già esistente e già profonda. Basterebbe pensare ai cattolici presenti nel movimento no global: gruppi, associazioni, comunità. Certamente non favorevoli a quella libertà di mercato che Berlusconi offre al Vaticano e che piace tanto alla Confindustria.

Non credo che Gesù Bambino possa essere soddisfatto di regali che conducono inesorabilmente a dividere un mondo cattolico che è già fortemente diviso per altri motivi, ad esempio per la partecipazione alla guerra in Afghanistan. Si va verso un cattolicesimo spaccato in due, come, d'altronde, è spaccato in due tutto il paese.

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Mittente:
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