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Il Sudafrica affonda nell'Aids

Malgrado la storica vittoria contro i brevetti sui farmaci dell'aprile

scorso, i malati continuano ad avere pochissime speranza di sopravvivere. Ce

ne parla Vittorio Agnoletto di ritorno da un viaggio in Sudafrica

di GIANNI ROSSI BARILLI


Quaranta milioni di abitanti e 5 milioni di sieropositivi: il Sudafrica è
uno dei paesi al mondo più colpiti dall'epidemia di Aids e si trova al
centro di una dura battaglia per il diritto alla salute. Pochi giorni fa si
sono svolte in diverse città sudafricane manifestazioni contro la politica
sanitaria del governo, che di fatto non considera la lotta all'Aids una
priorità assoluta. A queste iniziative ha partecipato anche Vittorio
Agnoletto, responsabile scientifico della Lega italiana per la lotta
all'Aids (Lila), al quale abbiamo chiesto di fare il punto sulla situazione.
"Tutti credono che il problema - spiega -sia stato risolto il 18 aprile
scorso, quando le multinazionali farmaceutiche si sono ritirate dalla causa
giudiziaria che avevano intentato per proteggere i loro brevetti in
Sudafrica. Ma non è così. Tuttora il governo sudafricano non ha inserito i
trattamenti antiretrovirali tra i farmaci resi disponibili dal servizio
sanitario nazionale".
Come mai? "Innanzitutto dicono che è una spesa che non possono sostenere,
poi c'è il fatto che il presidente 'Mbeki e altri dirigenti sudafricani non
sono convinti, anche se non lo dicono esplicitamente, che ci sia una diretta
relazione di causalità tra il virus Hiv e lo sviluppo dell'Aids. Inoltre, la
vittoria dell'aprile scorso contro le multinazionali farmaceutiche non ha
eliminato la quesione del rispetto dei brevetti. In Sudafrica esiste
comunque una legge sulla protezione dei brevetti nazionali, imposta dal Wto,
che determina una procedura molto lunga e complessa per l'approvazione di
farmaci prodotti localmente al di fuori del copyright. Tutto questo fa sì
che al momento le terapie antiretrovirali siano disponibili solo sul mercato
privato ai prezzi stabiliti dalle multinazionali, ribassati rispetto al
passato ma ancora troppo costosi. Per fare degli esempi, il prezzo di un
trattamento considerato abbastanza efficace è oggi un po' più
dell'equivalente di 300 mila lire al mese. Costerebbe però quasi quattro
volte di meno se i sudafricani potessero acquistare un trattamento con le
stesse caratteristiche, ma fuori brevetto, prodotto in Brasile". Il
problema, in questo caso, è che il Wto, non ha ancora autorizzato le
importazioni di farmaci generici da un paese all'altro, pur avendo detto sì
al fatto che ogni singolo stato possa produrli e usarli sul proprio
territorio per particolari ragioni di salute pubblica.
Il risultato è che la maggioranza della popolazione sudafricana si trova
nell'impossibilità di usufruire di cure adeguate e che chi si ammala di Aids
non ha nessuna chance di sopravvivere. Anche le organizzazioni non
governative che si battono per il diritto alla salute di tutti sono
costrette, nel loro concreto lavoro di assistenza, a fare scelte molto
difficili. "Una delle battaglie in corso - spiega ancora Agnoletto - è
quella sulla somministrazione della nevirapina, un farmaco in grado di
ridurre del 50% i rischi di trasmissione dell'Aids dalla madre al neonato.
E' sufficiente una compressa per la mamma all'inizio del travaglio e uno
sciroppo da dare al bambino entro tre giorni dalla nascita. Il governo
sudafricano però non rende disponibile la nevirapina, per motivi economici e
per altre ragioni che ho già spiegato. Questa scelta è stata al centro delle
proteste dei giorni scorsi, e la Treatment action campaign,
un'organizzazione tra le più attive nell'assistenza ai malati, ha citato in
giudizio il governo davanti all'alta corte di Pretoria con l'accusa di aver
messo in pericolo la vita di migliaia di bambini rifiutandosi di
commercializzare la nevirapina. In pratica, questo farmaco si trova oggi
solo presso alcuni centri e anche la Lila sta portando avanti un progetto,
intitolato "Contagiamo di vita i neonati", per distribuirlo nella provincia
del Nord, ai confini con lo Zimbabwe. Oggi, al mio ritorno in Italia,
illustrerò i dettagli dell'iniziativa".

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