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Ma l’euro sarà o no, una risorsa per l’Europa?

(INTERVISTA A ROBERT MUNDELL, PREMIO NOBEL 1999 PER L’ECONOMIA). 

di MARIA DE FALCO MAROTTA 

In una Venezia particolarmente romantica, ammantata di neve,(e con tante fratture per gli incauti che credevano di salire e scendere dai ponti come se niente fosse) il 13-14-15 dicembre 2001, alla Fondazione G.Cini, si è svolto il primo meeting mondiale, Third Millennium Colloquia, organizzato dall’Istituto I.S.E.O.(Istituto di Studi sull’Economia e l’Occupazione), presieduto dal Premio Nobel Franco Modigliani e la partecipazione di 10 premi Nobel sempre nell’ostico campo dell’economia e per la prima volta insieme.

Non è che la cosa, per chi come me particolarmente digiuna di tasse, transazioni, prestiti, scambi e valute, fosse particolarmente affascinante( vuoi mettere 10 Premi Nobel per la pace insieme?), ma confesso che una certa emozione a vederli sfilare, uno ad uno dopo la proiezione su di uno schermo gigante a cristalli liquidi, della loro avvenuta premiazione a Stoccolma, con re e regine inghirlandate a festa, tipo albero di Natale, per via dei gioielli, l’hanno provocata anche negli ingessati presenti( grandi capitani di industrie, economisti tra cui il Prof. Paolo Savona)che si sono spellati le mani nell’applaudire quegli straordinari uomini che hanno contribuito non poco all’espansione della globalizzazione, di cui essi valutano esclusivamente gli aspetti positivi.

L’insieme di quei signori, di cui alcuni simpaticissimi, suscitavano pensieri molesti e tanti interrogativi sulla globalizzazione, che loro assolutamente studiano come una tappa ineludibile per l’umanità, una tappa di progresso e di una vita migliore, pur  esaminando le  inevitabili questioni etiche connesse(Paesi vincitori, Paesi perdenti) che, dicono , si potranno appianare con una serie di misure severe legali a livello internazionale. Mah…

Per fortuna, non sono un’economista, perciò mi sono potuta scegliere il “mio” Premio Nobel e porgli alcune domande su un problema che scotta  e che sta togliendo il sonno a tanti italiani(più italiane): l’introduzione dell’euro. E, visto che è un esperto del sistema monetario internazionale, potremo fidarci del suo fondato ottimismo.

Robert Mundell, canadese di nascita, si è specializzato al MIT, dove si è laureato con una tesi sui movimenti internazionali dei capitali e , successivamente, ha insegnato alla Stanford University, al Centro Avanzato di Studi Internazionali della Johns Hopkins di Bologna, per poi passare al Fondo Monetario Internazionale.

Consulente della Banca Mondiale,  della Federal Reserve, del Tesoro degli USA e del Governo del Canada, ha preparato uno dei primi piani per una moneta comune in Europa ed è riconosciuto come il “padre” della teoria delle aree valutarie ottimali.

Attualmente, è titolare della cattedra di Economia alla Columbia University di New York e non disdegna di scrivere anche approfonditi saggi sull’argomento che gli hanno valso nel 1999 il Nobel con la motivazione “per la sua analisi di politica fiscale e monetaria sotto differenti regimi di tassi di cambio e la sua analisi delle aree valutarie ottimali”.

Nonostante( si far per smitizzare) questo, è una persona briosa, allegra, loquace, affabile,  pacioso, alla mano.

Proprio come un amico  con cui discutere piacevolmente.

DOMANDA: Prof. Mundell, in Europa si sta passando ad una moneta unica, l’euro. Questo è un fenomeno eccezionale perché una serie di Stati, con più di 300 milioni di abitanti, rinunciano alla loro sovranità monetaria per adottare una moneta completamente ex- novo. Cosa ne pensa?

RISPOSTA: è un evento estremamente ragguardevole. Mai, prima, infatti, nella storia della moneta vi sono stati paesi che spontaneamente hanno deciso di abbandonare la loro valuta, in favore di un’altra. Ci si può attendere di trarne dei grossi benefici.

DOMANDA: Quali saranno le conseguenze nell’economia mondiale?

RISPOSTA: potremmo porci un altro quesito: in che misura l’euro sarà significativo e veramente di molto valore per il sistema monetario internazionale? La risposta non può essere che affermativa, come lo fu quando i Paesi passarono a tassi di cambio flessibili. Personalmente, ritengo che questo sia un fenomeno ancora più pregevole, perché allora il dollaro rimase comunque la valuta di maggior peso nel sistema monetario internazionale, mentre l’euro già al momento della sua creazione è diventata la seconda valuta da tenere in considerazione al mondo. Se la Gran Bretagna, la Svezia ed altri paesi europei si uniranno nell’usarlo, l’area della nuova moneta sarà più vasta in termini di PIL, rispetto all’area del dollaro, per un 20/30%. La conseguenza sarà che potrà scalzare il dollaro dal suo trono.

DOMANDA: Prof., mi scusi la battuta: la sfida sarà all’O.K. Corral?

RISPOSTA: certamente! La sfida ci sarà per conquistare il primo posto nel mondo che, per ora, è ancora appannaggio del dollaro.

DOMANDA: lei ha parlato di vantaggi per i Paesi europei che adotteranno l’euro: quali?

RISPOSTA: quando i tassi di cambio sono  stati bloccati bilateralmente a metà del ’98 e poi sono stati fissati all’Ecu all’inizio del’99, i movimenti speculativi dei capitali sono scomparsi nell’area dell’euro. Si pensava a selvagge speculazioni, passando da una valuta all’altra, ma non è avvenuto. L’altro vantaggio dall’introduzione dell’euro riguarda i tassi d’interesse. Dieci anni fa i paesi dell’Europa meridionale(Spagna, Grecia, Portogallo, Italia…)avevano tassi d’interesse tra il 10 e il 15%, mentre attualmente sono scesi al 5%.Quindi, un profitto immenso per quanto attiene alla riduzione del costo dei capitali, un miglioramento dell’efficienza da questa fonte.

DOMANDA: lei ha detto che è un aiuto soprattutto per certi paesi come l’Italia: in che senso?

RISPOSTA: L’Italia, la Grecia ed anche il Belgio avevano un rapporto PIL debitamente molto elevato. Diminuendo gli interessi da pagare sui debiti, immediatamente vi è stato un miglioramento nella situazione finanziaria del governo. Se abbiamo una riduzione del tasso d’interesse dal 12 al 7%, alla fin fine porta ad un’agevolazione nel deficit fiscale del 7% del PIL e ciò non rende possibile commettere errori nella politica economica. Se poi guardiamo a ritroso la storia della politica fiscale nel vostro paese tra gli anni ’70 e ’80, vi è stata sempre un’oscillazione, una instabilità. Ora che la politica monetaria è già stata determinata dalla fissazione dei tassi di cambio, il pareggio del bilancio diviene l’obiettivo perseguito. Tutti i paesi dell’Eurolandia avranno una valuta di classe mondiale, il cui valore sarà riconosciuto dappertutto. Non credo, per esempio,  che si possa portare la dracma negli USA o in Giappone e venderla facilmente, come invece avverrà per l’euro.

DOMANDA: il mercato crescerà?

RISPOSTA: ogni ditta oggi ha un accesso ad un mercato continentale, non più nazionale, perciò sarà più vasto, con un’ enorme agevolazione per i paesi piccoli.

DOMANDA: può spiegare meglio a chi come me, non capisce un acca dei misteri dell’economia e della finanza?

RISPOSTA: divenendo il mercato da nazionale a continentale,  le ditte potranno accedere a più capitali con un tasso di cambio fisso. Vi sarà, quindi, una disciplina che regolerà il programma di contrattazione salariale su di una valuta uguale per tutti. Il sindacato di questo o quel paese, ne dovrà tenere assolutamente conto. Nessuno dei governi potrà svalutare l’euro e l’inflazione secolare non causerà più guai.

DOMANDA: ciò porterà anche ad una maggiore trasparenza dei prezzi?

RISPOSTA: questa non esiste ancora in Europa, ci sarà quando i fattori di produzione verranno pagati in euro e la situazione sarà simile a quella che c’è in USA, dove i prezzi di tutti gli Stati, possono essere confrontati agevolmente, perché sono espressi in dollari e quindi se ne ha un’efficienza maggiore a livello percettivo.

Probabilmente, l’estensione commerciale tra più Paesi tenderà a triplicare, quando funzionerà la valuta unica: vi sono molti studi che confermano questa previsione. Globalmente, nel corso del tempo, acquisiremo gli elementi concreti per affermare o negare la giustezza di tali analisi.

DOMANDA: lei consiglia di aver fiducia nell’Euro?

RISPOSTA: già oggi l’area valutaria dell’euro è seconda, dopo quella del dollaro. Tra dieci anni le banche centrali vorranno tenere dollari ed euro nelle loro riserve. Penso che, guardando lontano, esse sceglieranno l’euro, per le ragioni che ho precedentemente esposto. Non dimentichiamo che l’economia degli USA ha un deficit di 400 miliardi di dollari nelle partite correnti della bilancia dei pagamenti ed è diventato il maggiore debitore in economia al mondo. E’ ovvio che ciò non può destare alcun allarme, essendo questa nazione molto forte nell’ambito economico, però potrebbe causare serie preoccupazioni se ci fosse a livello globale, uno spostamento verso l’euro.

DOMANDA : il passaggio all’Euro sta divenendo fonte di ansia per la maggior parte degli europei: come mai se da tutti gli economisti arrivano segnali positivi, incoraggiamenti per il futuro di questo nuovo sistema monetario?

RISPOSTA: la transizione all’Euro per le persone è una sfida mentale ed anche paura, dovendo cambiare le loro abitudini monetarie, avendo memorizzato i prezzi in lira e costei è cresciuta con loro, entrando nel proprio sangue.

Non è anormale che possano sentirsi angosciati e spaventati perché perdono  il corrente retaggio culturale della loro nazione.

Quando nascono nuove valute, c’è sempre un processo di adeguamento che ogni Paese cercherà di superare nella mutazione, che varierà da 4 a 6 mesi.

L’introduzione dell’Euro è un esperimento di grandissima importanza, una effettiva benedizione per l’Europa.

In pratica, non ci sono svantaggi, l’unico è dato dall’eredità emotiva e dal fattore psicologico di dover abbandonare le vecchie valute, mentre il beneficio di avere una situazione economica- finanziaria è senz’altro migliore.

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