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«Anche
in Italia il cittadino deve potersi armare»
Il
ministro Martino: le restrizioni valgono solo per gli onesti. Il
sindacato di polizia: sarebbe pericoloso
Claudio
Lazzaro
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- ROMA - Il ministro della Difesa, Antonio Martino, si schiera per
la liberalizzazione delle armi. Intervento auspicato più volte
dai commercianti a rischio, come i gioiellieri e i tabaccai. «Sfidando
il senso comune dei benpensanti - ha dichiarato ieri a Radio
Radicale - difendo il secondo emendamento della Costituzione
americana, che garantisce ai cittadini la possibilità di portare
armi. La nostra legislazione, che invece è restrittiva, ha
disarmato quanti obbediscono alle leggi, ma non ha disarmato i
delinquenti». Una posizione che il ministro della Difesa ha
precisato rispondendo a un ascoltatore: «Quando sono state
introdotte le restrizioni, io non ho visto alle questure file di
mafiosi che consegnavano la lupara o di terroristi che
consegnavano il kalashnikov».
LE REAZIONI - Sgrana gli occhi il Verde Alfonso Pecoraro Scanio:
«Sono allibito, Martino deve fare una rettifica. Il suo
intervento è tragicamente diseducativo». Un altro Verde, Paolo
Cento, accusa Martino di «cavalcare le insicurezze
dell’opinione pubblica, inseguendo l’estrema destra», mentre
Giuseppe Molinari, capogruppo della Margherita in commissione
Difesa alla Camera, ricorda che «negli Stati Uniti sta crescendo
il movimento d’opinione che chiede maggiori restrizioni». Da
Napoli, una delle città più violente, prende posizione il
presidente della Provincia, Amato Lamberti, sociologo e storico
della camorra: «Tutte le statistiche penali e giudiziarie
dimostrano che negli Stati Uniti, il Paese occidentale dove
circolano legalmente più armi, si commettono più reati».
Lucia Rea, responsabile dell’Osservatorio sull’illegalità e
la camorra, cita un dato illuminante: «Due città, Hamilton e
Chicago, si affacciano sul lago Michigan e hanno le stesse
caratteristiche sociali. Ma la prima è in Canada, dove la legge
sulle armi è restrittiva: così i fatti di sangue sono,
percentualmente, centosettanta volte inferiori a quella della
metropoli americana».
Contrario anche il sociologo Domenico De Masi: «Negli Stati
Uniti, dove si gira armati, certi scatti di follia, che qui
produrrebbero uno scambio di schiaffoni, sfociano in massacro».
Concorda Claudio Giardullo, segretario del sindacato lavoratori di
Polizia (Silp-Cgil): «Una maggiore disponibilità di armi da
parte dei privati rende più violenta non soltanto la loro difesa,
ma l’intero contesto sociale».
IL MERCATO - Solo con la vendita di armi sportive, i produttori
italiani sviluppano un fatturato di oltre 500 milioni di euro (il
90% in esportazioni). Secondo le ultime rilevazioni del
dipartimento di pubblica sicurezza, sono 45.618 gli italiani in
possesso di porto d’armi per difesa personale e, negli ultimi
anni non tendono ad aumentare. Ma ci sono molti modi per entrare
in possesso di un’arma. I cacciatori con porto d’armi per
esercizio venatorio sono 884.953. Le guardie giurate sono 53.951
(più dei cittadini con porto d’armi per difesa personale).
Moltissime le licenze per il tiro a volo: 127.187. Poche quelle
per il trasporto di arma ad uso sportivo: 700.
Il 1° agosto 2001, una quarantina di deputati, prevalentemente
della Lega, di An e Fi, hanno presentato una proposta di legge che
consentirebbe a tutti i parlamentari di portare un’arma a scopo
di difesa personale. Ma nessuno si schiera con Martino. Roberto
Calderoli, della Lega, lo segue fino a chiedere «una concessione
del porto d’armi più facile per un numero più ampio di
categorie, come ad esempio i tabaccai», ma non approva «gli
eccessi del modello americano». Sulla linea Martino si schiera
solo l’Associazione «Sos Italia» di Udine, che da anni si
batte per la diffusione del porto d’armi. «È giusto e
legittimo - dice il fondatore, Diego Volpe Pasini - che un padre
di famiglia difenda con le armi la sua casa, i suoi figli e i suoi
averi». In difesa di Martino interviene anche Pietro
Gussalli-Beretta, amministratore delegato della Beretta Holding:
«Il ministro ha ragione, vengono disarmati quei cittadini che mai
farebbero un uso improprio delle armi. Un’arma è come
un’automobile: se la sai usare non fa danni».
Tratto da "Il Corriere della Sera" 23 aprile 2002
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