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Tutti sono stati clandestini


Quasi tutti gli immigrati, prima delle sanatorie, sono arrivati in Italia fuori dalle regole, perché non ci sono regole. E nei centri di detenzione non ci sono delinquenti, ma persone senza permesso di soggiorno. Ecco perché Rutelli sbaglia quando invoca la «tolleranza zero»


Enrico Pugliese


Le dichiarazioni dell'on. Rutelli sulla «tolleranza zero» nei confronti degli immigrati clandestini e i giudizi connessi espressi nell'intervista a Repubblica di lunedì hanno già avuto un chiaro e condivisibile commento sul nostro giornale da parte di Alessandro Dal Lago e sulla stessa Repubblica da parte di Giovanni Berlinguer. Inoltre sembra del tutto condivisibile, considerando il tono e i contenuti dell'intervista, l'affermazione di Carlo Giovanardi, riportata da Repubblica, relativa a «la coincidenza di vedute tra il capo del centro sinistra ed il polo». Ironia a parte - ma gli esponenti della maggioranza di governo hanno buoni motivi per permettersela - le dichiarazioni di Rutelli addolorano chiunque abbia un minimo di conoscenza diretta della realtà che vivono quotidianamente gli immigrati e degli effetti disastrosi della immagine distorta che viene data di loro, per ignoranza o superficialità. Basti pensare alla identità immigrato clandestino = criminale riproposta dall'on Rutelli, che non ha alcuna base fattuale. L'on. Rutelli agita un fantasma e se la prende con il governo in carica per non aver svolto a sufficienza la funzione di ghost-buster, proponendo evidentemente l'attuale opposizione quale candidata al ruolo di acchiappa fantasmi. E questo mi sembra francamente pericoloso.

Innanzi tutto va dato a Cesare quel che è di Cesare. Con il nuovo governo, la repressione - a torto o a ragione, ma questo non c'entra -ne i confronti dei clandestini è aumentata significativamente. Non la lotta alla clandestinità, ma la lotta ai clandestini va avanti benissimo. Vengono detenuti, cacciati, umiliati, fatti oggetto di prepotenze e soprattutto diffamati dalla destra e ora anche dalla sinistra. Ed è ovvio che questo non risolve in alcun modo - anzi nulla ha a che fare con - il problema della criminalità che è ben altre radici. Per quel che riguarda invece le navi di disperati che arrivano (volontariamente e non perché li porta qualcuno avendoli circuiti) per fuggire dalla fame, dalle guerra o dalla persecuzione, il problema si pone in Italia così come in tutti gli altri paesi ricchi (e con il mare). Fermare gli sbarchi è difficile dovunque e per chiunque. Promettere una maggiore severità e un maggior successo nell'opera di controllo da parte di una forza di opposizione è quanto meno millantato credito. Accusare l'attuale governo di non aver sufficiente capacità e volontà repressiva è ingiusto e fuori luogo. Ne sono maestri! Che poi abbiano rinunciato a sparare sui gommoni, come promettevano una volta, sarà certo incoerente, ma umano e sacrosanto.

E veniamo alla questione dei clandestini. Anche Giovanni Berlinguer sostiene, purtroppo come Rutelli, che «i clandestini vanno espulsi, possibilmente senza creare lager o speronare le navi dei disperati come chiede la legge appoggiata dal ministro della difesa Martino». Va bene non speronare le navi. Va bene evitare di creare i lager (e magari chiudere quelli esistenti). Ma perché questa fissazione con l'espulsione dei clandestini? E devo dire che ho trovato tristemente sorprendenti le affermazioni di Berlinguer secondo il quale «Forse abbiamo messo al primo posto i diritti sociali e al secondo i diritti individuali, i diritti alla vita e alla sicurezza. E ancora una volta la sinistra non è stata abbastanza vicina ai ceti più deboli, alle periferie che vivono sulla loro pelle il problema dei clandestini».

Su questi aspetti vorrei che si discutesse proprio per la fonte autorevole delle affermazioni. C'è da fare una premessa, forse superflua, ma certamente utile. L'articolo di Berlinguer esprime nel complesso piena solidarietà nei confronti degli immigrati e mostra -come chiunque abbia una sensibilità umana per la questione - anche una conoscenza dei problemi quotidiani che vivono gli immigrati. Ma proprio per questo si rende necessario un chiarimento.

Cominciamo dai clandestini. Berlinguer sostiene che essi vivono nelle periferie e che devono essere espulsi. Noi vorremmo sapere innanzitutto chi ha in mente Berlinguer quando parla di clandestini. Sarei pronto a scommettere che quell'immigrato asiatico di cui parla a Repubblica, e la cui vicenda tanto gli sta a cuore, ha vissuto un periodo di clandestinità o irregolarità. Bisognava forse cacciarlo? Poi temo che sia azzardato sostenere che essi vivono nelle periferie. Per quel che se ne sa, essi vivono nelle periferie e o nel centro né più né meno dei regolari. Non credo che a Colle Oppio ci siano i regolari e a Montesacro i clandestini. Semmai è vero l'opposto.

E non è un questione speciosa o una questione di lana caprina. Si tratta in sostanza di intenderci e di sapere di cosa parliamo quando usiamo termini quale regolare, irregolare o clandestino. E' il caso di ricordare che quasi tutti gli immigrati italiani - una cifra almeno superiore all'ottanta per cento - hanno attraversato nella loro vita una fase di clandestinità o irregolarità. Poi ci sono state le sanatorie che, invece di «cacciare i clandestini», hanno fatto - grazie a Dio, come diceva quell'ateo marchigiano - in modo che questi lavoratori (perché nella stragrande maggioranza di lavoratori si tratta) potessero vivere e lavorare senza doversi nascondere. Le sanatorie, come è noto, non erano contemplate dalla legge Turco-Napolitano che si occupa d'altro, ma sono state previste da specifici e appositi decreti che hanno portato alla regolarizzazione di quasi un milione di persone: un po' meno di quanti sono in Italia gli immigrati provenienti dal terzo mondo, se si escludono i bambini. Le ultime due regolarizzazioni decretate dai ministri dell'Interno pro-tempore Napolitano e Russo Jervolino sono state le due più sostanziose avendo portato alla complessiva regolarizzazione di ben oltre mezzo milione di persone.

Grazie a questo - grazie alla «non cacciata» dei clandestini - ora sappiamo più o meno quanti immigrati ci sono nel nostro paese. Sappiamo più o meno come e dove lavorano. Sappiamo più o meno dove e come abitano. Sappiamo più o meno che vivono generalmente come tutti proletari nelle periferie. Sappiamo infine che se danno fastidio - e non mi pare che ne diano granché - dalle periferie bisognerebbe cacciarli tutti se si corre dietro alla logica securitaria espressa dall'on. Rutelli. Cacciare i clandestini non basterebbe affatto.

Non che non ci siano criminali tra gli immigrati, clandestini e non. E, ad onor del vero, bisogna dire che la fase di clandestinità o irregolarità è anche quella a maggior rischio di devianza e comunque di restar invischiati in problemi di giustizia. Ma nulla giustifica l'identità clandestino-criminale. Ciò tra l'altro porterebbe a dire che gli immigrati, essendo stati quasi tutti clandestini, sono quasi tutti criminali. Non so se l'on. Rutelli la pensi così. So per certo che così non la pensa l'on. Berlinguer. E pertanto vorrei suggerire anche a lui di essere più chiaro su questo punto.

Naturalmente Berlinguer ha ragione quando dice che non bisogna creare dei lager. Non so a cosa si riferisca esattamente: suppongo ai Ctp, i centri di detenzione amministrativa previsti dalla legge Turco Napolitano. Alcuni sono dei lager, alcuni sono degli ex lager e sono stati teatro di inutili episodi di morte e di violenza, alcuni si limitano ad essere delle prigioni (la cui legittimità costituzione è fortemente contestata dall'Associazione di studi giuridici sull'immigrazione, nonché da Magistratura democratica. E questo ci porta a riaprire il discorso sulla legge Turco-Napolitano. Essa consta di due parti largamente indipendenti. E - detto tra parentesi - non c'era necessità che stessero insieme. La seconda parte, largamente inapplicata e disattesa, tratta le politiche sociali e intende favorire l'accesso degli immigrati ai diritti sociali di cittadinanza. La prima invece contiene norme repressive e di controllo e riguarda tra l'altro la concessione e il rinnovo dei permessi di soggiorno. E' in questa parte che si colloca l'istituzione dei Ctp, dei lager, che hanno funzionato non solo crudelmente ma anche male. In alcuni casi essi hanno rappresentato un insensato periodo di soggiorno in galera per persone rilasciate poi con un foglio di via. In altri casi essi hanno effettivamente rappresentato l'anticamera della deportazione. E questo ha riguardato gli immigrati irregolari appartenenti a paesi che avevano sottoscritto accordi con l'Italia in materia di espulsione e riaccoglienza. Nei c.p.t. non sono trattenuti criminali, ma in generale ragazzi e ragazze venuti per lavorare e padri di famiglia non in regola con il permesso di soggiorno. Ci sarà stato con loro anche qualche criminale, ma solo per l'inefficienza del sistema giudiziario. Il trattenimento nei Ctp e la deportazione - vale la pena ribadirlo per l'ennesima volta - non hanno nulla a che fare con la criminalità, ma solo ed esclusivamente con la condizione di irregolarità o clandestinità. In questo senso anche la legge Turco-Napolitano - legge molto degna per altri versi - non ha realizzato non la lotta alla clandestinità bensì la lotta ai clandestini. La «tolleranza zero» andrebbe ancor più decisamente in questa direzione. Perciò è giustificata l'ironia di Giovanardi quando suggerisce di parlare di legge Bossi-Fini-Rutelli, giacché la logica che muove la proposta di legge della maggioranza è coerente con quella indicata dall'on Rutelli.

Ma al mondo c'è sempre qualche fatto nuovo positivo. Mentre l'opposizione si propone, tramite il suo leader, a paladina della lotta ai fantasmi, la maggioranza si divide sui problemi reali. Prima il governo ha dovuto rendersi conto, anche dopo un dibattito interno, che non era proponibile l'idea del reato di clandestinità. Prima ancora c'è stata un po' di confusione sull'idea, poi tramontata, di «sparare ai gommoni». Poi abbiamo visto la repentina introduzione di una sanatoria per le badanti, con arricchimento del lessico e dei temi di litigio: ancora non sappiamo quali e quante ( o quanti) ne potranno entrare ( o si potranno regolarizzare) e a quali condizioni. Poi pare che finanche l'odiato sponsor, il meccanismo che permette a norma della Turco Napoletano, l'ingresso per ricerca di lavoro abbia trovato - mi si perdoni il gioco di parole - qualche sponsor nella maggioranza. Certo le irrazionali norme vessatorie destinate a fare aumentare l'irregolarità e la clandestinità restano. Ma qualcosa sui muove. Insomma c'è grande confusione sotto il sole e la situazione è tutt'altro che eccellente. Ma se ci si chiarisce le idee sulla situazione e i bisogni degli immigrati è possibile invertire la tendenza attuale. E' possibile, citando appunto Berlinguer, promuovere i diritti sociali e quelli individuali: dei locali e degli immigrati.

 

Tratto da "Il Manifesto" 10 maggio 2002

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