. .
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
|
Una legge senza
speranza
Disumana, oppressiva,
lesiva di diritti inalienabili. Il vescovo di Caserta Raffeale
Nogaro punta l'indice contro la legge Bossi-Fini: «Riduce
l'immigrato a merce, lo fa vivere sotto una spada di Damocle,
minaccia il diritto d'asilo»
Mimmo De Cillis
La definisce «una legge disumana, oppressiva,
che calpesta i diritti più elementari dell'uomo». Se fosse approvata
così com'è, «sarebbe un fatto indegno di un paese civile».
Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta, parla con tono sofferto, sembra
perfino addolorato, ma con parole estremamente chiare contesta lo
spirito e l'architettura globale del decreto legge Bossi-Fini. Il
vescovo, noto per essere un alfiere dei diritti di poveri e
diseredati, ha spesso lanciato appelli e denunce coraggiose, che gli
hanno procurato parole di censura dentro e fuori dal mondo cattolico.
Nel novembre scorso, quando cominciò la guerra in Afghanistan,
dichiarò di non condividere l'intervento armato, non ritenendolo in
linea con lo spirito cristiano, e attirò su di sé una pioggia di
critiche. Oggi si batte anima e corpo per la tutela dei diritti degli
immigrati, partecipando a manifestazioni pubbliche, marce di protesta,
conferenze. Lui, a volte «voce fuori dal coro», oggi esprime una
posizione comune a tutta la chiesa italiana.
Monsignor Nogaro, come valuta il decreto legge Bossi-Fini
sull'immigrazione?
E' difficile esprimersi in questo momento. La legge è in via di
approvazione, magari ci saranno modifiche, non so quale sarà il
prodotto finito. Ma ho sempre combattuto questa legge nel suo impianto
complessivo. Già la legge Turco-Napolitano aveva una impostazione
restrittiva, ma quella attuale è addirittura repressiva. Sono
totalmente deluso: non mi aspettavo che si potesse arrivare a questo
grado di severità. Ho fatto tutti i passi necessari per gridare che
questa è una legge-capestro, oppressiva e brutale, che priva l'uomo
dei suoi diritti basilari. E' inconcepibile che questo accada in
Italia: non posso credere che un governo, in un paese civile e umano,
possa giungere a un tale grado di disprezzo dell'umanità, trattando
un uomo con tanta brutalità e cieca violenza, privandolo della sua
dignità. L'uomo è la sede di tutti i diritti: invece l'immigrato è
considerato un uomo di serie B e ridotto alla stregua di merce.
Quali punti contesta con maggiore forza?
Tutta la legge è disumana e calpesta i diritti essenziali degli
immigrati. Da un lato rende i lavoratori regolari instabili, riducendo
la loro possibilità di integrazione. Agli «irregolari» riserva poi
l'espulsione senza appello o possibilità di ricorso. Nessuno può
esser trattato in modo così tremendo: in un paese democratico ogni
uomo deve avere la possibilità di spiegare le sue ragioni. Al
clandestino si dà una reclusione immediata, senza il riconoscimento
di diritti o di tutela legale. La «clandestinità» diviene reato in
sé, e compiono un reato anche quei soggetti che appoggiano i
clandestini, come tantissime associazioni di volontariato, cattoliche
e non, che assistono gli immigrati.
Come commenta la parte del testo che regola i ricongiungimenti
famigliari e l'asilo politico?
Su questi temi il dettato di legge è sconcertante: permettere che
una famiglia si ricongiunga diventa davvero impossibile, perché
l'immigrato dovrebbe disporre di una riserva di capitale molto
elevata. Ma vivere unito alla propria famiglia è un diritto
indispensabile dell'uomo! L'Italia, inoltre, diventerebbe un paese che
nega il diritto di asilo politico, proprio di ogni stato democratico,
permesso in tutta Europa. In tal modo si distrugge ogni speranza per
immigrati che fuggono da regimi dittatoriali, dove si reprimono i
diritti umani.
Cosa pensa della modifica che ha introdotto l'obbligo da parte
dell'immigrato di lasciare le impronte digitali?
E' una modifica veramente indegna. Nessun uomo può essere «catalogato»,
nessuno può vivere sotto una spada di Damocle, senza poter esercitare
il pensiero e l'azione in modo libero. E' davvero inconcepibile che si
possa colpire in modo così crudele l'identità stessa di un essere
umano.
Pensa che le sue forti perplessità siano condivise da tutta la
Chiesa italiana?
Credo che la Chiesa italiana, in larghi segmenti, condivida questa
posizione di critica sostanziale alla legge. Da più parti si sono
avute proteste forti e chiare. Oggi abbiamo anche il pieno conforto
della chiesa istituzionale: la conferenza episcopale italiana ha
inviato una richiesta al governo chiedendo una modifica solida e
radicale. Il governo ha risposto che farà il possibile per ascoltare
le obiezioni poste da parti della chiesa come Caritas e Migrantes,
che lavorano con gli immigrati. Ma, come uomo di vangelo, dico che le
modifiche non servono: questa legge dev'essere semplicemente
cestinata.
Cosa chiede al parlamento italiano che nei prossimi giorni discuterà
di questa legge e la voterà?
Al parlamento chiedo che questo testo non venga approvato, e che sia
rielaborato nella sua globalità, secondo un filosofia del tutto
diversa. Chiedo anche al centro-sinistra di formulare pronunciamenti
perentori, che ribadiscano la necessità di tutelare i diritti degli
immigrati, in quanto prima di tutto «persone»", titolari di
diritti inalienabili. In questo momento tutti i cittadini con un
barlume di coscienza civile, cattolici e non, devono sollevarsi. Se
questa legge venisse approvata, significa che il nostro paese non ha
capito nulla del valore della vita e dell'umanità. Un fatto davvero
allucinante. Prego e spero che questo non accada.
Tratto da "Il Manifesto" 2 giugno
2002
_________________________________________________________________
|