<<<-salva o stampa il file, leggerai con più comodo

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

Immigrazione, il rigore chiesto dai cittadini produce più ingressi illegali


di Tito Boeri e Barry McCormick



IN Europa il conflitto sulla politica d´immigrazione è più aspro e meno informato che negli Stati Uniti. Le posizioni radicali - come quelle che propongono società multietniche e la totale liberalizzazione dei flussi migratori, oppure quelle di coloro che si oppongono strenuamente a qualsiasi tipo d´immigrazione per xenofobia e razzismo - in genere sono più rappresentate in Europa che negli Stati Uniti. Tali atteggiamenti si sviluppano quasi esclusivamente su basi ideologiche. I movimenti che sostengono o contrastano l´immigrazione in Europa raramente si preoccupano di trovare evidenza empirica e statistiche a conferma delle loro tesi. Negli Stati Uniti, invece, il dibattito è più informato. E´ sufficiente navigare su Internet per trovare molti siti web di organizzazioni statunitensi che prendono una posizione sull´immigrazione, e offrono molti dati a supporto dei loro argomenti. In tal senso, lo stile della discussione ha promosso una maggiore conoscenza del tema tra politici e attivisti, come pure tra l´opinione pubblica in generale. La maggioranza degli europei, secondo l´inchiesta Eurobarometro, è contro l´aumento dello stock di immigrati, ossia, è a favore di uno scenario a zero immigrazione. Le indagini condotte negli Stati Uniti mostrano invece che i cittadini americani preferirebbero mantenere i flussi migratori al livello corrente, piuttosto che azzerarli, e accettano che la popolazione straniera residente negli Usa aumenti, a patto però che i flussi annuali non vengano incrementati. In sostanza, le percezioni degli europei sono del tipo «la barca è piena!», mentre negli Stati Uniti esiste una preferenza per il gradualismo, come dire: «Andiamoci piano nell´accettare più stranieri in quanto la nostra capacità di assorbimento potrebbe non essere illimitata». Tali opinioni spiegano il perché la politica d´immigrazione della Ue sia così rigida, e perché i governi prendano spesso delle posizioni negative e ipocrite a tal riguardo. Solo per fare un esempio, per molto tempo in Germania si è tollerata legalmente soltanto la «migrazione temporanea», mentre migliaia d´immigrati entravano illegalmente nel paese. In generale le disposizioni europee sull´immigrazione sono piuttosto restrittive, ma vengono male applicate. Anche negli Stati Uniti vi sono difficoltà nell´implementazione delle politiche migratorie, ma ciò non toglie che le restrizioni siano applicate meglio che nel Vecchio Continente, anche perché sono meno irrealisticamente protettive. E´ difficile trovare dati affidabili sull´immigrazione illegale, anche perché la maggior parte delle informazioni disponibili proviene da fonti amministrative, che chiaramente non possono registrare i flussi migratori illegali. L´immigrazione illegale tende a essere sottostimata, soprattutto in Europa, mentre negli Stati Uniti si possono ottenere dati più affidabili dai controlli di frontiera. Le stime disponibili, comunque, ci dicono che i flussi d´immigrazione clandestina, in rapporto alla popolazione, sono circa del 25 per cento maggiori in Europa rispetto agli Stati Uniti. Al tempo stesso, i flussi legali sono del 25 per cento superiori negli Stati Uniti che in Europa. Guardando a tali cifre, viene da chiedersi se l´immigrazione illegale sia più elevata in Europa solo perché le restrizioni all´immigrazione sono più stringenti che negli Stati Uniti. In altre parole, vi sarebbe sostituibilità fra immigrazione legale e illegale: quest´ultima crescerebbe proprio quando i flussi ammessi sono troppo bassi per soddisfare le domande dei datori di lavoro. Negli Stati Uniti, del resto, gli incrementi più forti dei flussi illegali si sono avuti in presenza di politiche fortemente restrittive, soprattutto nei confronti dell´immigrazione temporanea.
La sostituibilità tra immigrazione legale e illegale deriva anche dal fatto che quest´ultima è incoraggiata dall´impiego irregolare di lavoratori stranieri: questi ultimi affrontano gli elevati costi dell´emigrazione, e i rischi che l´ingresso illegale in un paese comporta, poiché hanno realistiche aspettative di trovare un lavoro nel paese di destinazione. Allo stesso tempo l´occupazione illegale di lavoratori stranieri cresce in presenza di restrizioni al numero di permessi di lavoro concessi. Infatti, le politiche più efficaci nel reprimere l´immigrazione clandestina sembrano essere i controlli sul posto di lavoro, volti ad appurare se vi siano lavoratori stranieri clandestini. Questi controlli sul luogo di lavoro, tuttavia, sono applicati raramente, per la forte opposizione dei datori di lavoro. Le restrizioni all´immigrazione, inoltre, ostacolano l´assimilazione e l´integrazione degli immigrati che comunque arrivano in Europa. Per tutti questi motivi, l´impressione che si ha comparando Europa e Stati Uniti è che nel Vecchio Continente sia all´opera un circolo vizioso. Le percezioni negative degli Europei verso gli immigrati inducono i governi ad adottare politiche troppo restrittive, generando così immigrazione illegale su vasta scala. Questo fa sì che le percezioni negative si auto-alimentino: i governi, chiudendo le porte in faccia all´immigrazione legale, finiscono per aprirle, inconsapevolmente, all´immigrazione illegale, che, a sua volta, rafforza le convinzioni degli europei sull´impossibilità di integrare gli immigrati nel nostro tessuto sociale.

Anticipazione da «Immigrazione e stato sociale», a cura di Tito Boeri e Barry McCormick, in uscita da Università Bocconi editore.

 

Tratto da "La Stampa", 22 giugno 2002

_________________________________________________________________